Negli ultimi giorni è stata fonte di grandi discussioni una particolarissima iniziativa del comune di Portofino, la perla della Liguria. Con l'approvazione in consiglio del nuovo piano comunale degli " Esercizi di somministrazione degli alimenti e delle bevande" è stato introdotto l'obbligo per i ristoratori dello splendido borgo rivierasco di tenere a menù prodotti originali del territorio ligure.
Dovrà essere necessariamente garantita l'offerta di almeno tre etichette di vini DOC e di tre prodotti DOP o IGP. I trasgressori verranno puniti con una multa da 25 a 500 euro, non si scherza. Una azione dal significato simbolico molto forte che va ben oltre le semplici attività di promozione delle eccellenze territoriali che spesso e volentieri sono patrocinate da città e paesi in tutta Italia. Per il primo cittadino Matteo Viacava l'obbiettivo è quello di rafforzare la presenza di prodotti liguri nei ristoranti di Portofino, dando così loro tutela, visibilità e un innalzamento del loro livello.
In effetti una località come Portofino, meta amatissima di turisti stranieri di alto livello che rappresentano oltre l'85% dell'intero afflusso, è una meravigliosa vetrina internazionale. Una azione di sovranità alimentare davvero molto decisa che ha colpito tutti per la sua andatura in positiva, accolta però di buon grado dai ristoratori portofinesi, per la stragrande maggioranza già a "norma". Certo, magari potrà sembraci un po' pittoresco entrare in un locale giapponese del borgo e trovare sushi con pesto e olio di olive taggiasche ma proprio per questo l'effetto di promozione delle eccellenze del territorio è assicurato.
La fortuna di Porofino, il motivo per cui arrivano turisti da ogni parte del mondo è la straordinaria bellezza del suo mare e del suo promontorio. Proporre le sue eccellenze era un gesto dovuto già solo per rispetto a questa terra unica, la mossa coraggiosa del sindaco dell'amministrazione ha fornito una ulteriore tutela giuridica alla valorizzazione del territorio che di fatto si è trasformata in un eccezionale strumento pubblicitario. Se il comune si fosse limitato alle solite ( se pur encomiabili) classiche attività di promozione e patrocinio non si sarebbe creato il clamore che ha portato moltissimi giornali a scriverne, magari qualcuno in maniera critica o polemica ma portando in ogni caso il risultato di attirare i riflettori ancora una volta sulle tipicità agroalimentari della Liguria.
Le associazioni di categoria dei comuni limitrofi hanno accolto tutto ciò con plauso, tanto da auspicare e caldeggiare l'adozione di una simile normativa anche nelle rispettive amministrazioni.
Esiste quindi la possibilità di un " effetto a catena" che potrebbe anche ben oltre i confini della Regione Liguria, fornendo così un ulteriore strumento di tutela e promozione alle eccellenze italiane e alle filiere di qualità che vi stanno dietro.Anch'io mi unisco, augurandomi che il "caso Portofino" possa diventare un "modello Portofino" da applicare in altri incantevoli località del nostro Bel Paese.
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