Le tensioni e le rivolte nelle carceri sono talmente frequenti che sembrano diventate "normali" per l'opinione pubblica. Eppure, ogni giorno, gli agenti della Polizia Penitenziaria corrono dei rischi ben noti. Sono per lo più quotidiani gli episodi che vedono i detenuti tentare di creare il caos all'interno delle proprie sezioni e non sempre gli agenti di servizio riescono a contenerli senza infortuni. Ancora una volta sono le carceri di Biella e di Torino a ottenere i riflettori a causa di episodi che, stavolta, fortunatamente non hanno avuto gravi conseguenze. Ma non sarebbe corretto definirle rivolte "pacifiche".
Questo è il concetto espresso dal segretario generale Osapp della Polizia Penitenziaria, Leo Beneduci, che in riferimento ai tumulti che si sono verificati nella tarda mattinata del 2 settembre nel carcere di Biella ha riferito che "un detenuto italiano ha puntato al collo dell’agente di servizio un oggetto contundente non meglio identificato, minacciandolo e costringendolo ad aprire le celle degli altri compagni di detenzione". A quel punto, gli altri detenuti venivano sollecitati "a partecipare ai disordini all’interno della sezione detentiva". Fortunatamente, i riflessi pronti dell'agente hanno impedito che la situazione degenerasse, perché è riuscito "a svincolarsi dalle prese del detenuto e chiamava rinforzi che giungevano nell’immediatezza ristabilendo l’ordine e la sicurezza interna".
Era circolata la voce di un agente sequestrato ma così come si legge nelle dichiarazioni dell'Osapp, e in quelle del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, la vicenda si è chiusa rapidamente. "L'agente è riuscito subito a liberarsi, a chiudersi alle spalle il cancello della sezione e a chiamare gli altri colleghi. La criticità in sezione è durata solo pochi minuti e poi tutti i detenuti sono stati chiusi nelle camere di pernottamento", spiega il Dap. Ciò non sminuisce certo quanto accaduto, che resta molto grave e deprecabile. A Torino, invece, tutti i detenuti del padiglione B, ristretti nella prima, seconda, terza e quarta sezione, nella tarda mattinata si sono rifiutati di rientrare presso le loro celle, adunandosi nella rotonda quando è passato il carrello del pranzo.
"I detenuti per la maggior parte italiani e albanesi hanno chiesto di parlare con il direttore, con il comandante e con il garante dei detenuti per far loro presente che, a loro dire, desiderano rappresentare motivazioni e problemi legati agli scontri dei giorni scorsi con i detenuti magrebini", riferisce ancora Osapp. Solo dopo una lunga opera di persuasione da parte del Vice Comandante presente in istituto e del personale di servizio i detenuti alle ore 15:00 circa, hanno desistito dal proseguire la protesta "pacifica".
Quindi, Beneduci conclude: "Chiediamo al ministro Nordio di intervenire e chiediamo al presidente del consiglio Giorgia Meloni e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di dichiarare lo stato di emergenza delle carceri della Repubblica prima che accada l’irreparabile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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