Lo schiaffo alla Murgia, colpo di scena su Zelensky e Trump: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: l'invio dei tank a Kiev, il trans stupratore nel carcere femminile e Sanremo

Lo schiaffo alla Murgia, colpo di scena su Zelensky e Trump: quindi, oggi…
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- In questo incredibile mondo che è l’Italia, oggi ci troviamo con Alessandro Di Battista (“ridicola buffonata”), Matteo Salvini (“Spero si parli di musica”) e Massimo Giannini (“È il contesto giusto?”) tutti più o meno d'accordo sul non vedere di buon grado Volodymyr Zelensky a Sanremo. A loro vanno aggiunti tanti altri, noti e meno noti. Praticamente il presidente ucraino ha fatto un miracolo: unire pezzi inavvicinabili di Paese. Questo sì che è un colpo di scena

- Ha ragione da vendere il ministro Valditara che vuole differenziare gli stipendi dei professori in base a dove vivono. Ma non solo: io aggiungerei anche un bonus per le capacità, per la serietà, per l’impegno. Questo è il merito: chi meglio fa, più guadagna

- Luisa Ranieri, oltre ad essere una bellissima donna, oggi dà un calcio alle femministe che “Meloni è una donna ma ha un modo di fare maschilista quindi non bisogna gioire del suo ruolo da premier”. In tre parole afferma: contenta della Meloni presidente del consiglio? “Sì e penso dovremmo esserlo tutte, al di là della posizione politica”. Un bello schiaffone, seppur indiretto e probabilmente manco voluto, a quella scrittrice che risponde al nome di Michela Murgia e che, tra le altre cose, una volta disse: “Meloni premier non è una conquista per le donne”. Ciaone.

- Su Massimo Giannini contrario alla presenza di Volodimyr Zelensky a Sanremo, c’è da aggiungere una cosa. Noi di questa rubrica siamo d’accordo, ben venuto nel club. Però dico a Giannini che solo fino a pochi mesi fa che con questa posizione si sarebbe auto-definito “putiniano”

- ah, vi ricordo che tra qualche giorno in parallelo a questa rubrica parte pure "Quindi, Sanremo...": una lettura scorrettistima delle serate del festival. Non perdetevele

- C’è questa storia bellissima in Scozia, dove ci si può auto-definire di un sesso o dell’altro con una semplice autocertificazione. La chiamano legge transgender. In questo modernissimo Paese, dicevamo, uno stupratore si è auto-dichiarato donna e ha chiesto di essere recluso nel carcere femminile. Proposta accettata. Il signorino-signorina se ne sta nella galera per donne, anche se è in carcere per averne stuprate due. Non ci volevano le polemiche scatenatesi per fare marcia indietro: sarebbe bastato applicare il cervello. Chi nasce uomo, è uomo. Fine.

- Donald Trump è contrario all’invio di tank americani all’Ucraina. Dice: “"Prima arrivano i carri armati, poi le testate nucleari. Quindi "bisogna mettere fine a questa guerra folle, ora. È così facile!”. Magari un po’ esagerato, ma The Donald non dice cose a caso. Vuol dire che c’è una fetta di elettorato americano che la guerra a Kiev non la guarda con gli stessi occhi di Biden. E questo può diventare un problema Ah, possiamo dirlo, oppure fa brutto, che se l'Ucraina ha retto l'urto militare lo si deve al piano di riarmo pensato e realizzato da Donald Trump?

- Ha ragione Mattia Feltri, il figlio del direttore, direttore a sua volta. Sul caso Beyoncé è tutta questione di mercato: se la domanda non vuole canzoni pro gay, l'offerta non dà canzoni pro gay. Semplice.

Il punto è che pure qui vige la stessa regola: il "mercato" chiede fluidità di genere e battaglie LGBT, gli artisti danno quello. Ma non perché ci credano davvero, il più delle volte, solo per ragioni di mercato. Altrimenti se fosse una battaglia ideale, non si piegherebbero ai 21 milioni di dollari di Dubai

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