Un normale controllo in strada, poi un ulteriore accertamento. A quel punto, gli agenti hanno fatto scattare le manette ai polsi di un giovane egiziano fermato domenica scorsa - 4 dicembre - in via Padova a Milano. Il 29enne di origini nordafricane sarebbe infatti uno degli otto presunti scafisti al centro di uno sbarco avvenuto a Lampedusa lo scorso 17 agosto. In quell'occasione 82 migranti, per la maggior parte bengalesi, erano stati soccorsi a largo dell'isola in disumane condizioni di pericolo e accompagnati all'hub più vicino.
Era già stato fermato per immigrazione clandestina
Le indagini della Squadra mobile locale, coordinate dal procuratore Salvatore Vella e dal sostituto Giulia Sbocchia, avevano consentito di ricostruire che sul barcone di 12 metri proveniente dalle coste libiche erano presenti otto scafisti: 3 egiziani e 5 sudanesi di età compresa tra i 20 e i 37 anni. Ebbene, secondo le ipotesi degli investigatori il giovane fermato nel capoluogo lombardo sarebbe proprio uno di loro. Dopo aver eseguito un primo controllo di routine, infatti, gli agenti dell'ufficio Volanti avevano effettuato ulteriori approfondimenti accedendo alla banca dati. Così il 29enne era risultato essere destinatario di un provvedimento fermo con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, emesso lo scorso 1 ottobre dalla Procura di Agrigento.
Nel decreto di fermo si legge, per l'appunto, che il viaggio dei profughi era stato organizzato da otto persone, identificate grazie alle testimonianze degli 82 migranti presenti a bordo del barcone. Tra questi ultimi, nessuno aveva salvagenti o altri sistemi di sicurezza per affrontare quel viaggio, intrapreso inoltre in condizioni di estrema violenza, con continue minacce di morte. Una volta soccorsi in Italia, anche gli scafisti si erano finti passeggeri paganti ed erano riusciti a passare inizialmente sotto traccia distribuendosi tra i vari centri di accoglienza. Gli altri due egiziani coinvolti erano stati poi arrestati in Campania lo scorso ottobre.
La reazione politica della Lega
Ora l'arresto avvenuto a Milano ha riacceso l'attenzione sul fronte della sicurezza, soprattutto in riferimento al fatto che il presunto scafista fosse "a spasso" nonostante un precedente provvedimento a suo carico. Sulla questione, che ha avuto un immediato riverbero politico, si è espressa in tono polemico Silvia Sardone, europarlamentare e commissario milanese della Lega. "Dopo aver trasformato via Padova in un ghetto multietnico dove spopolano spaccio, occupazioni abusive, prostituzione, risse e accoltellamenti, ecco la 'chicca': via Padova è anche il nascondiglio degli scafisti. Un egiziano, presunto trafficante di uomini responsabile dello sbarco di 82 migranti a Lampedusa, è stato arrestato nella nostra città con accuse davvero pesanti come il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un balordo che ha messo a rischio la vita di decine di persone, visto che su quel barchino non c'erano dispositivi di salvataggio, soggiornava in via Padova indisturbato", ha attaccato l'esponente del partito salviniano.
E ancora, in una nota l'europarlamentare ha incalzato: "Aveva protezioni? Poteva contare sul supporto della comunità egiziana? Occupava una casa abusivamente? Ringrazio la squadra mobile per l'importantissima operazione portata a termine ma, allo stesso tempo, non posso che far notare l'estrema facilità con cui a Milano, in particolare in certi quartieri, si nascondono criminali vari".
Non è mancata quindi una sferzata alla giunta comunale milanese guidata da Beppe Sala. "Dov'è il sindaco? Dov'è l'assessore alla Sicurezza? Dove sono le tante anime belle di sinistra pro immigrazione? Dopo questo arresto vogliamo risposte certe", ha concluso Sardone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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