"Cyber-minacce sulle elezioni europee. Ma la linea del governo ci tutela"

"Sulle europee rischio molto alto. Ecco quali sono i Paesi più esposti e perché". Parla Pierguido Iezzi, esperto di cybersicurezza e Strategic Business Development Director di Tinexta Group

"Cyber-minacce sulle elezioni europee. Ma la linea del governo ci tutela"
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Elezioni nel mirino. Sul voto degli europei pesa la costante attenzione di attivisti e pirati informatici, che non a caso negli ultimi mesi hanno intensificato le loro minacce contro i Paesi del Vecchio Continente. I bersagli? Le istituzioni, gli asset industriali e anche i semplici cittadini. Cosa sta accadendo ce lo ha spiegato Pierguido Iezzi, Strategic Business Development Director di Tinexta Group, il polo italiano della cybersecurity con un focus sui temi della sicurezza digitale e innovazione.

Qual è il livello di minaccia sul voto?

"Sulle elezioni europee il rischio è molto alto, dato il contesto geopolitico che stiamo vivendo, con una guerra nel cuore dell’Europa e con minacce già ora attuate dalla Russia, dalla Cina e da quelle realtà filo-moscovite che guardano con estremo interesse al nostro voto. L'esito delle urne andrà infatti a determinare delle potenziali scelte politiche più o meno vantaggiose per loro".

Come avvengono le incursioni via web?

Oltre alle classiche fake news immesse sul web, ci sono anche le azioni condotte sistematicamente dagli attivisti filorussi, che dall’inizio del conflitto in Ucraina hanno tentato una serie di attacchi contro le infrastrutture critiche. Sono azioni che vanno a influenzare il cittadino, perché impattano sulla sua quotidianità. Poi ci sono gli attacchi informatici, come quelli sferrati alla nostra sanità e alle piccole e medie imprese: l’obiettivo è creare un senso di sfiducia e di insicurezza, potenzialmente anche nei confronti del governo.

Dopo la recente visita della premier Meloni a Kiev sono infatti partiti degli attacchi informatici contro l’Italia.

Sono state aggressioni di pura propaganda. Dopo i primi attacchi di questo genere, avvenuti all’inizio del conflitto, abbiamo preso le contromisure. Così, grazie all'agenzia di cybersicurezza nazionale e alle azioni della polizia, oggi questi attacchi sono innocui in termini di danni diretti ma hanno comunque un forte impatto mediatico. Dopo ogni decisione a favore dell’Ucraina, le forze dell’ordine sanno che dobbiamo aspettarci attacchi di questo genere, ormai è quasi automatico.

Il nostro Paese è più esposto di altri?

No, perché credo che il governo, con le sue posizioni ferme ma non estremiste in politica estera, stia tutelando i cittadini. I Paesi più esposti sono quelli che in questo momento fanno dichiarazioni in favore dell’utilizzo delle loro armi in territorio russo.

Quali sono le cyber-insidie maggiori?

Ci sono attacchi silenti che mirano al cyber-spionaggio. Le conseguenze possono essere delle attività di manipolazione. A oggi, però, a livello pubblico non ci sono evidenze di minacce in tal senso contro le nostre istituzioni. Negli ultimi anni, piuttosto, abbiamo avuto casi di spionaggio più classico, in linea con quanto si registra a livello internazionale. Queste azioni possono influenzare anche le elezioni: se qualcuno carpisce informazioni sensibili su candidati e figure di potere, potrebbe utilizzarle come forma di ricatto.

Pierguido Iezzi
Pierguido Iezzi

Ora cosa cambia con l’Intelligenza artificiale?

Cambiano tutti i paradigmi. Con l'AI è possibile creare finte immagini e video manipolati con accuratezza. Dobbiamo dunque avere la consapevolezza di questo rischio: il governo ha lanciato il ddl Intelligenza artificiale, rimarcando l’importanza di doversi dotare di una competenza sulla materia. Sulle fake news, invece, dobbiamo considerare che purtroppo il fattore tempo gioca a favore di chi le diffonde. Gli strumenti di controllo ideati, infatti, necessitano di passaggi che li rendono meno veloci della possibile onda di diffusione delle notizie false.

Come possiamo reagire?

Dobbiamo fare una scelta: o accettare

questi rischi, rilanciando anche il ruolo del buon giornalismo come attività di verifica, o avviare un nuovo paradigma con cui accettiamo di prenderci del tempo per poter prestare attenzione a quel che diciamo o apprendiamo.

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