Caso Scurati, l'ad Sergio: "Bortone andava licenziata e non è stata punita"

L'amministratore delegato della Rai ritorna su quella vicenda che vide la conduttrice accusare l'azienda di censura e annuncia: "L'11 giugno avrà modo di chiarire e prenderemo una decisione"

Caso Scurati, l'ad Sergio: "Bortone andava licenziata e non è stata punita"
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Un mese e mezzo dopo il "caso Scurati", Roberto Sergio ritorna su quel passaggio che ha riguardato la Rai e che poi ha innescato dure polemiche politiche. Si era a pochi giorni dalla celebrazione della Festa della Liberazione del 25 aprile e Serena Bortone denunciò l'azienda pubblica di avere censurato la lettura dell'intervento scritto da Antonio Scurati nella trasmissione da lei condotta "Che sarà". L'amministratore delegato della televisione di Stato coglie l'occasione di tornare su quella vicenda in occasione Festa dell'Innovazione a Venezia ed è durissimo.

"Bortone doveva essere licenziata per quello che ha fatto, e invece non è stata punita - afferma con nettezza Sergio -. In nessuna azienda sarebbe consentito fare un post contro l'azienda per cui lavora. Adesso l'11 giugno avrà modo di chiarire e prenderemo una decisione". Salvatore Merlo, che lo stava intervistando, gli chiede quindi conferma del fatto che non sia stata messo in atto alcun tipo di censura. L'ad della Rai replica che c'è stato un "grande ribaltamento della realtà sulla vicenda". Il dirigente racconta infatti di avere inviato un messaggio alla presentatrice per chiederle di mandare in onda il discorso: "Scurati non è venuto perché non è stato pagato", aggiunge. Eppure nel prossimo palinsesto alla Bortone sono state dimezzate le puntate del suo programma. Tuttavia nessuno in questo momento può conoscere ufficialmente "i palinsesti, che verranno presentati venerdì prossimo", ribatte l'amministratore delegato della tv pubblica.

Si vira poi all'argomento tanto caro alla sinistra di "TeleMeloni". "Io la chiamerei Teleopposizioni", risponde prontamente Roberto Sergio. L'Osservatorio di Pavia proprio ieri "mi ha mandato un'ultima testimonianza e mai come nella mia gestione c'è stato un equilibrio correttissimo - garantisce -.Anzi, è prevalente l'opposizione, molto di meno il governo e più o meno equilibrata la maggioranza". A proposito delle fuoriuscite degli ultimi mesi, oltre a Fabio Fazio e Amadeus, anche Lucia Annunziata ha lasciato la Rai l'anno scorso e adesso si è candidata alle europee con il Partito Democratico. "È la prova che quell'intenzione ce l'aveva già all'epoca. Già allora era candidata", dice l'ad. "Dimostra che tutte le polemiche furono strumentali. Chi se n'è andato lo ha fatto per ragioni personali, economiche e politiche".

Quanto al direttore dell'Approfondimento, Paolo Corsini, accusato di militanza per Fratelli d'Italia dopo le sue parole all'ultima Atreju, è passibile di licenziamento? "È stato fatto un richiamo formale. Tendenzialmente in Rai in questo momento non è stato punito nessuno", argomenta ancora Sergio. Il quale, a proposito delle proteste di chi accusa la maggioranza di lottizzazione organizzando scioperi, dichiara: "Il diritto di sciopero è sacrosanto, ma è altrettanto sacrosanto il diritto a non scioperare. Tant'è che i tg sono andati in onda". Infine un commento sulla par condicio: sicuramente la legge "è superata", ma tutti hanno il dovere di attenersi "perché ci sono delle responsabilità personali - conclude -. Spero che la si superi, così come la legge sulla governance della Rai".

Usigrai: Inaccettabili parole Sergio su Bortone"

L'Usigrai interviene in difesa della conduttorice Rai e definisce "inaccettabili e gravissime le dichiarazioni" di Sergio. Questo perché arrivare a ipotizzare pubblicamente il licenziamento "di una dipendente mentre è in corso un procedimento disciplinare, ha il sapore della minaccia", viene riportato in una nota.

Il sindacato di sinistra della Rai aggiunge inoltre che anche Sergio che nell'aprile del 2023, da direttore della radiofonia, "attaccò su Facebook il direttore di Radio1 Vianello, accusandolo di amplificare la violenzà". Il discorso di oggi a Venezia dell'ad sarebbe poi rappresentativo "del clima di onnipotenza di questo vertice aziendale annunciare, come se nulla fosse, il nome del prossimo Ad".

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