Eutanasia, 89enne di Bologna deceduta in Svizzera

La donna gravemente malata di Parkinson aveva chiesto di essere portata fuori confine per ricevere il suicidio assistito. Le attiviste che l'hanno accompagnata si autodenunceranno ai Carabinieri

Eutanasia, 89enne di Bologna deceduta in Svizzera

Con un'azione di disobbedienza civile l'avevano accompagnata in Svizzera per morire. Per lei, l'ultimo viaggio. Paola R., un'89enne di Bologna malata di Parkinson in forma ormai gravissima, è deceduta oggi in una clinica elvetica nella quale è stata sottoposta al suicidio assistito. La donna, a quanto si apprende, aveva contattato l'associazione Luca Coscioni per accedere alla pratica fuori confine. Non essendo tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, era infatti esclusa dalla possibilità di ottenere il suicidio assistito in Italia.

Il viaggio in Svizzera e la disobbienza civile

Ad accompagnare Paola in Svizzera sono state le attiviste di Eutanasia Legale, Felicetta Maltese e Virginia Fiume, secondo quanto riferisce l'Ansa. Ora le due rischiano da 5 a 12 anni di carcere per il loro gesto di disobbedienza civile. Nonappena rientreranno dalla Svizzera, le attiviste si recheranno presso la caserma dei Carabinieri Sezione Polizia Giudiziaria di Via Vascelli, a Bologna, per autodenunciarsi. Saranno accompagnate dall'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni e da Marco Cappato, il quale analogamente si autodenuncerà in veste di legale rappresentante dell'associazione Soccorso Civile, che ha organizzato e finanziato il viaggio verso la Svizzera.

"Decisione maturata da tempo". La scelta di Paola

"Non sono autonoma in nulla, tranne che nel pensiero", aveva comunicato l'89enne bolognese, intenzionata a porre fine alla propria esistenza segnata gravemente dalla malattia. "Tale decisione è maturata nel tempo", aveva anche spiegato all'associazione Luca Coscioni, raccontando il suo graduale e lento decorso verso la totale immobilità. "Ora sono vigile in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza. Anzi stringe, ora dopo ora, inesorabile la morsa. La diagnosi è un parkinsonismo irreversibile e feroce (taupatia) arrivata ad uno stadio che non mi consente più di vivere", diceva.

Suicidio assistito in Italia, quando è consentito

Nel nostro Paese, l'aiuto al suicidio è legale solo quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili, pienamente capace di prendere decisioni consapevoli e è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Così era accaduto per Federico Carboni, che lo scorso giugno avea avuto accesso al suicidio assistito. Il suo era stato il primo caso consentito in Italia. L'89enne emiliana, diversamente, non era in possesso di uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Consulta 242/2019 relativa al caso Cappato-Antoniani, ovvero non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitali.

I risvolti etici e giuridici

"Paola è stata costretta a ricorrere al suicidio assistito all'estero" a causa di "una discriminazione tra malati scaturita dalla decisione con cui la Corte costituzionale nel 2019 ha depenalizzato l'aiuto

al suicidio solo per malati in determinate condizioni", ha affermato l'avvocato Filomena Gallo. Il caso ha chiaramente riaperto il dibattito sui risvolti etici, politici e giuridici dell'eutanasia.

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