Gli eco-vandali "pretendono" l'assoluzione. Ma chiedono soldi per le spese legali

Gli attivisti di Extinction Rebellion si sono opposti alla richiesta di archiviazione per “fatto tenue” per il blitz sventato al grattacielo di Intesa a Torino dello scorso 7 dicembre. Vogliono che il processo vada avanti (con ulteriori spese per lo Stato) fino all'assoluzione. E chiedono donazioni per sostenere le spese

Un momento della manifestazione di Fridays for future ed Extinction Rebellion a Torino dello scorso 3 marzo
Un momento della manifestazione di Fridays for future ed Extinction Rebellion a Torino dello scorso 3 marzo

O l’assoluzione o niente: così, riassumendo, gli attivisti della colonna torinese di Extinction Rebellion nell’opporsi alla richiesta di archiviazione per la “particolare tenuità” del fatto. Chiedono quindi che il processo vada avanti (con ulteriori spese per lo Stato) per raggiungere il loro desiderata: l'assoluzione con formula piena. Salvo poi chiedere ai loro sostenitori di donare soldi per le spese legali. “Chi lotta per la giustizia climatica non è un criminale”, il loro mantra. L’episodio risale al dicembre del 2022, un blitz sventato in extremis dalle forze dell’ordine.

Il blitz (sventato) di Extincion Rebellion

Lo scorso 7 dicembre un gruppo nutrito di attivisti di Extinction Rebellion fu bloccato dalle forze di polizia in corso Inghilterra, nella zona del grattacielo di Intesa Sanpaolo per biasimare gli investimenti in petrolio, gas e carbone da parte della banca. I venti manifestanti erano pronti ad avviare una azione “dimostrativa, pacifica e non violenta”. Nonostante le presunte buone intenzioni, 7 denunce per possesso d’arma e 13 denunce per“manifestazione non autorizzata che non si svolse e per tre estintori pieni di colore rosso”. Un’iniziativa di protesta sulla scia di quelle dei giorni precedenti, che portarono gli eco-vandali ad attaccare il Teatro alla Scala a Milano. Pochi giorni prima, a Torino, alcuni ambientalisti versarono del liquido a base di carbone vegetale nelle vasche delle due fontane monumentali di piazza Cln.

"Chi lotta per la giustizia climatica non è un criminale"

“Il magistrato ha chiesto di archiviare perché i fatti sarebbero di particolare tenuità, non perché non abbiamo commesso alcun reato”, le parole di un esponente di Extinction Rebellion. “Siamo un movimento nonviolento: ogni nostra azione è basata sui principi della disobbedienza civile nonviolenta ed essere accusati di possesso d'arma è assurdo e diffamatorio”. I legali del movimento ambientalista hanno presentato una opposizione alla richiesta di archiviazione, ma non è tutto. Extincion Rebellion parla apertamente di criminalizzazione nei confronti degli attivisti: "Attraverso denunce, multe e provvedimenti restrittivi come i fogli di via è in atto una pericolosa criminalizzazione di chi, con azioni simboliche, mette in luce le responsabilità di governi e finanza fossile nell'aggravarsi della crisi ecoclimatica. Per questo la richiesta di archiviazione con formula piena, per ricordare che chi lotta per la giustizia climatica non è un criminale".

Sui social network il movimento ecologista ha invitato i follower a fornire sostegno economico per le spese processuali, ribadendo l'illogicità delle accuse. “Se lo considerate davvero un reato, allora andiamo a processo”, il commento di un militante.

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