Fingono di separarsi per non pagare la cartella esattoriale. Traditi da un "cuoricino"

Pur di non sborsare oltre 700mila euro una coppia di Torino ha finto di separarsi. Ma la loro attività sui social ha fatto crollare il loro castello di carte

Fingono di separarsi per non pagare la cartella esattoriale. Traditi da un "cuoricino"
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Una coppia torinese aveva inscenato la separazione e il divorzio per sottrarsi a una pesante cartella esattoriale di 700mila euro, ma la loro attività sui social li ha traditi.

La vicenda

Cuoricini, selfie, baci e commenti romantici hanno svelato quello che la coppia ha tentato di nascondere con la finta separazione e per la Cassazione le foto dei viaggi e i commenti postati su Facebook dagli ex coniugi sono prova della "natura fraudolenta della separazione e del successivo divorzio". Così il 26 gennaio il tribunale di Torino ha richiesto la condanna a due anni di reclusione nei confronti del marito e a un anno e mezzo della moglie, per i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Condanne che il 28 febbraio sono state confermate dalla Suprema Corte, diventando definitive.

La pista seguita

Nonostante i due avessero cercato di organizzare tutto al meglio, addirittura con case separate prese in affitto non hanno resistito alla tentazione social di mostrarsi insieme in vacanza e di scambiarsi commenti affettuosi. Cosa questa che è risultata subito molto strana anche perché la separazione -guarda caso - era arrivata appena dopo un mese la notifica dell'avviso di accertamento dell’Agenzia delle entrate di 473.359 euro nei confronti dell’imputato, seguito da un secondo avviso da 213.929 euro (per un totale di 700mila euro).

L'uomo, nonostante fosse benestante e in grado di poter pagare la cartella esattoria, subito dopo l'avviso si era subito spogliato dei suoi beni, per la maggioranza un patrimonio mobiliare e immobiliare. Aveva trasferito le quote del suo immobile torinese alla moglie e aveva intestato la sua Porsche Cayenne alla suocera. Ma gli accertamenti disposti dalla Procura hanno subito portato alla luce che continuava a convivere nella casa coniugale e la mansarda presa in affitto, secondo lui prova della separazione, era rimasta praticamente disabitata.

Le "prove" social

Ma ancor più che gli accertamenti, la prova del nove sono stati i post postati sui profili social di Facebook dei due, che secondo la Cassazione hanno un "Valore confessorio" ovvero costituiscono una prova di confessione. Lui stesso postava le foto della moglie non come ex ma come sua attuale compagna di vita. Nella sentenza viene anche specificato: "il costante mantenimento di comuni relazioni amicali e familiari, dimostrato, fra gli altri, dal commento “bella cognatina” postato dalla sorella dell’imputato sotto una foto ritraente il fratello e la moglie insieme; commento ritenuto coerente con il persistere dell'unione tra gli imputati".

Ma non solo, anche l'auto "ceduta" alla suocera, sui social continuava ad essere mostrata come la sua: "Tutti elementi univoci nel senso dell'utilizzo esclusivo della vettura per la sua attività professionale, tanto da riprodurvi sopra il logo della propria agenzia immobiliare ed il proprio nome", si legge ancora nella sentenza.

Attenzione a ciò che si posta

Un caso questo al limite che forse porta anche a sorridere per l'ingenuità con cui è stato portato avanti, ma la Cassazione ricorda che le verifiche fiscali possono estendersi anche al

conto corrente del coniuge o più semplicemente del convivente di fatto anche se si tratta di ex. In sostanza una separazione (che sia vera o fittizia) non è in grado di fermare gli accertamenti del fisco.

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