La gelosia di Nintendo per Super Mario

La celebre casa di sviluppo giapponese ha fatto causa praticamente a chiunque per difendere il suo idraulico, persino ad un negozio di alimentari in Costa Rica

La gelosia di Nintendo per Super Mario
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Uno si chiama Mario e apre, che so, un negozio di alimentari e lo chiama Super Mario. Niente di male, no? Invece sì, perché il proprietario di un negozio di alimentari (il quale di chiama così da decenni), in Costa Rica tra l’altro, si è visto recapitare una causa legale indovinate da chi? Da Nintendo. Ma il bello è che l’ha vinta. Forse perché, dice la sentenza, non c’è una specifica classificazione del trademark Nintendo in Costa Rica. In ogni caso è un bel precedente.

Io credo che la Nintendo abbia fatto causa pressoché a chiunque negli ultimi quarant’anni, progetti amatoriali, sviluppatori, fanpage gratuite, forse perfino a mamme che hanno chiamato il proprio figlio Super Mario vantandosene con le amiche per come andava bene a scuola. Sarà stato il trauma degli anni Ottanta, quando c’era la guerra dei videogiochi e tutti copiavano Nintendo. Però, Nintendo, datevi una calmata.

Sebbene sul copyright dei nomi sono tutti attentissimi ormai, non solo nell’ambito dei videogiochi. Io stesso assistetti a riunioni dell’ufficio legale Mondadori per decidere se il mio romanzo L’amore ai tempi di Batman potesse intitolarsi così senza che la DC Comics potesse far causa (al momento è in commercio da quasi dieci anni e non sono arrivate cause). Come se la Marvel avesse fatto causa agli 883 per Hanno ucciso l’Uomo Ragno.

Tornando a Super Mario, certo, qui non siamo in Costa Rica, però fossi un idraulico coraggioso, vista anche la carenza di idraulici, proverei a chiamarmi Super Mario, farmi crescere i baffi, e mettermi anche il cappellino rosso con la M.

Tuttavia il mio migliore amico Zyo, psicoterapeuta e realizzatore di protesi oculari e anche esperto di retrogames (fino a dieci anni fa aveva in casa una decina di cabinati anni Ottanta, dovevi fare lo slalom tra Pac Man e Tetris per passare dal tavolo da pranzo al bagno, finché la moglie, Sabrina, gli ha detto: «o io o i cabinati»), commentando la notizia sostiene che sarebbe molto rischioso: «Guai a sfiorarli solo da lontano. Vogliono mandare un messaggio chiaro, a buon nintenditor poche parole, e tante cause».

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