Giambruno è uscito dal limbo dell'odio

Il ragazzo è stato ingenuo, credeva di trovarsi in un ambiente amichevole, sottovalutando il fatto che sul lavoro non esistono amici bensì colleghi e antagonisti e che non bisogna mai abbassare la guardia, tanto più quando si è partner della donna più importante d'Italia, colei che tiene tra le mani le redini del Paese

Giambruno è uscito dal limbo dell'odio
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Gentile Direttore Feltri,

ricordo che lo scorso anno lei si schierò in difesa dell'ex compagno della premier Andrea Giambruno, condannato moralmente per il fuorionda trasmesso dal programma Striscia

la Notizia. Il comportamento del giornalista aveva suscitato indignazione a destra e a sinistra. Lei, come sempre, si distinse. Che cosa pensa del ritorno di Giambruno in tv?

Luca Cavallari

Caro Luca,

mi ha fatto piacere rivedere il mio amico Andrea sul piccolo schermo, non già per la stima che pure nutro nei suoi confronti, ma per un senso di giustizia. Quest'uomo non si è macchiato di alcun crimine, eppure ha subito una gogna mediatica spietata per un nonnulla, soltanto perché maschio e soltanto perché compagno di Giorgia Meloni nonché padre della loro splendida figlia. Egli è stato fatto fuori professionalmente, si è visto scaricato pubblicamente dalla compagna, la quale ha ritenuto necessario, per tutelare il suo ruolo, fornire con urgenza alcuni chiarimenti riguardo la sua vita privata, allo scopo di contenere eventuali danni e lo tsunami che il servizio di Striscia avrebbe scatenato e che di fatto scatenò. Insomma, Andrea ha attraversato un vero e proprio inferno, vissuto con un profondo senso di disagio, di disperazione e di vergogna, come ha raccontato nell'intervista televisiva rilasciata a Paolo Del Debbio, il tutto per qualche battuta da bar Sport, spiacevole sì, è vero, ma non tale da comportare accuse di molestie e di sessismo.

Il ragazzo è stato ingenuo, credeva di trovarsi in un ambiente amichevole, sottovalutando il fatto che sul lavoro non esistono amici bensì colleghi e antagonisti e che non bisogna mai abbassare la guardia, tanto più quando si è partner della donna più importante d'Italia, colei che tiene tra le mani le redini del Paese. Faccio notare che è quantomeno curioso che un maschilista, quale viene definito Andrea, sia compagno di una signora tanto emancipata da essere la prima donna premier, non di una casalinga che sta dietro i fornelli a spadellare con i bigodini in testa, in attesa che il marito torni a casa.

Io non mi scandalizzo per l'atteggiamento giocoso, leggero, goliardico tenuto da Giambruno durante una pausa di lavoro, mi scandalizza la circostanza che, facendo leva su questo, si sia tentato di fornire di lui l'immagine di un mostro, diciamo pure di un «porco». Giambruno è l'ennesimo individuo vittima di quel processo e di quella guerra al maschio cui assistiamo oramai quotidianamente in maniera rassegnata. In questo caso, lo ripeto, ricorreva un'aggravante: l'essere il compagno di. Aggravante che ha scatenato gli odiatori di sinistra, i quali hanno colto la palla al balzo per inveire contro la presunta destra misogina. Il giornalista in questione, in questa narrazione, rappresentava il maschio fascista, razzista, sessista per antonomasia. In quei giorni terribili mi è capitato di sentire al telefono Giambruno. Era completamente distrutto, demoralizzato, piegato dalla sofferenza e costernato per le ignobili accuse ricevute. A distanza di un anno da quei fatti l'ho trovato più forte e consapevole e mi rende lieto sapere che a breve egli tornerà a fare quello che sa fare benissimo, il giornalista televisivo.

Tuttavia, dovremmo cominciare a riflettere seriamente sulle ripercussioni che simili campagne di odio e di diffamazione producono sui soggetti che le subiscono. Il presunto mostro talvolta non è altro che vittima di logiche crudeli fondate su una ideologia indiscutibile in base alla quale il maschio bianco è sempre e comunque reo di qualcosa. Basta talvolta uno spezzone di un fuorionda, una parola estrapolata dal contesto, o è sufficiente che una donna punti il dito, affinché egli venga condannato senza neppure un'indagine o un processo. Trovo che abbiamo preso una china pericolosa, siamo oltre la malagiustizia, siamo al pregiudizio ancestrale: desumiamo la colpevolezza di un essere umano dal suo genere. Il pensiero di fondo è: se è maschio, è una brutta persona, se è di destra, lo è ancora di più, a prescindere.

Non avrei mai immaginato che il femminismo che perseguiva il progresso della donna e l'effettiva parità si sarebbe trasformato in qualcosa di iniquo e deformato, ovvero in un femminismo di guerra e di processo al sesso cui io appartengo.

Giambruno non è che l'ennesimo martire immolato sull'altare di questa ideologia qui, cieca, sorda, malata, cannibalesca la quale cerca maschi da divorare in quanto rei di avere rivolto un complimento, o di avere fatto una battuta o un fischio per strada, ideologia che divide il mondo in

vittime, tutte le donne, ed orchi, tutti gli uomini. Ce ne saranno altri come lui, perseguitati dai media non per avere compiuto un reato ma per avere in qualche modo violato una morale giudicata inviolabile. Mica finisce qui.

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