- Sapete che questa rubrica è il regno dei refusi, non avendo molto tempo a disposizione e non godendo di un correttore di bozze. Lungi da noi dunque fare la paternale. Tuttavia vien da sghignazzare scoprendo che nelle tracce della prova scritta dell’esame di abilitazione all’Ordine dei giornalisti erano contenuti - in una sola frase - un refuso e un errore da penna nera (cioè pena di morte). Dimostrazione plastica che non sarà mai un pezzo di carta o un tesserino a decidere chi questo mestiere lo può fare e chi no.
- Sulla guerra in Ucraina, l’Ue si ritrova cornuta e mazziata. Due volte. La prima perché ci stiamo svenando per sostenere Kiev, giustamente, e abbiamo dovuto ridefinire le nostre economie orfane del gas russo. La seconda perché di tutte le risorse spese per aiutare Zelensky, il 78% è servito per acquistare prodotti militari non europei. Tradotto: non solo versiamo tanto, ma anche male, non favorendo l’industria bellica Ue. Si dice spesso che le guerre servano a ridare vigore ad un settore economico strategico come quello delle armi, ma noi europei siamo così furbi che non riusciamo nemmeno a sfruttare l'effetto secondario - cinico ma reale - di bombe, missili e droni.
- Non è solo presto mettersi già a discutere di chi sarà il presidente della Commissione europea, come dice Meloni riguardo a Draghi. È anche poco rispettoso verso gli elettori. I quali vorrebbero almeno avere l'illusione di contare qualcosa.
- Durante gli scontri alla Sapienza polizia e carabinieri hanno registrato 27 feriti. Ripetiamo: 27 poliziotti feriti per gli scontri con studenti o presunti tali. Tuttavia secondo il rettore dell'Università di Bari, tal Stefano Bronzini, lo stesso che s’è dimesso da Med-Or e che ha rinviato il senato accademico per far contenti i centri sociali, a Roma si sono svolti solo degli “scontrini”. Insomma: le immagini delle violenze rosse sarebbero “molto ingigantite”. Ci dica, professore, per essere considerati scontri rilevanti cosa serve, che ci scappi il morto?
- Grande rispetto per i dipendenti Rai i quali, dall’alto del loro posticino sicuro, ben pagato e al caldo, non riescono a comprendere la fortuna di una posizione che tanti colleghi invidiano. C’è chi si farebbe lottizzare pure da satana per uno stipendio così.
- Che storia meravigliosa. Allora: Angela Rayner è la “regina rossa” dei laburisti inglesi, una tutta operai e sindacato, ma con un piccolo, insignificante problema: la polizia l'accusa di evasione fiscale. Il motivo è irrilevante, per quanto ci riguarda, anche se si narra della vendita di una casa e del mancato pagamento delle tasse: in quanto garantisti la riteniamo gioiosamente innocente. Però oggi il Corriere le dedica una pagina intera per difenderla a spada tratta e la cosa puzza lontano un miglio: nel più classico dei cliché progressisti (se sei di sinistra, sei innocente; se sei di destra, puzzi), intorno alla Rayner s’è schierata infatti la falange difensiva contro “i tabloid di destra che ormai la crocifiggono in prima pagina quasi ogni giorno”. Ovviamente, a politici inversi i quotidiani liberal avrebbero riservato identico trattamento. Ma questo il Corsera non lo scrive. Anzi: aggiunge che dietro l’accanimento vi sarebbe “un sentore di misoginia”. Insomma: secondo la polizia un esponente politico non paga le tasse e i grandi quotidiani, anziché indignarsi, come avrebbero fatto per chiunque altro, trattandosi di una donna di sinistra urlano al complotto della City contro la paladina dei lavoratori. E pensare che una volta il Corsera era un giornale serio.
- Randellata di Chicco Mentana a Luciano Canfora: "Un intellettuale ha una responsabilità doppia: perché conosce l'importanza delle parole e perché ha un seguito. Canfora parlava davanti a degli studenti, cos'è un cattivo maestro se non questo? Penso che se chiedesse scusa sarebbe un obbligo morale, per Meloni, ritirare la causa, ma la libertà deve avere un limite: non è mia o tua, è di tutti". Perfetto.
- Bonelli e Fratoianni ne combinano un’altra. E se non è masochismo, poco ci manca. Alle elezioni politiche avevano imbarcato Aboubakar Soumahoro e ora in vista delle Europee ci riprovano con Ilaria Salis. Abou, così lo chiamavano prima di togliergli quasi il saluto, l’avevano trattato coi guanti bianchi, lanciandolo con gli stivaloni di gomma, addirittura ad Angelo-il-Verde scappò pure qualche lacrimuccia, salvo poi silurarlo senza appello nel bel mezzo dello scandalo delle cooperative dei migranti. Le indagini a dire il vero non lo sfioravano, semmai la famiglia, ma certe sottigliezze garantiste in Avs non è che siano tanto di moda vista la facilità con cui Bonelli ricorre agli esposti alla magistratura per picconare gli avversari. E qui sta il paradosso. Perché mentre Angelo e Nicola hanno scaricato il non-indagato Soumahoro ora si affannano per portare all’Europarlamento Ilaria Salis, detenuta con l’accusa non irrilevante di aver picchiato un paio di persone. Innocente, per carità, fino a prova contraria. Tuttavia capace già di collezionare qualche precedente in Italia. Resta da capire se almeno stavolta Bonelli e Fratoianni, prima di catapultarla in lista, memori dello scivolone fatto con Soumahoro (su cui peraltro le segnalazioni di “strane voci” c’erano state eccome), controlleranno fedina penale e scheletri nell’armadio di Ilaria. O se, incassati voti, al primo eventuale dissidio o scandalo applicheranno il metodo Soumahoro: fare finta di non essere stati loro a volerla candidare.
- Che goduria Mentana che smonta pezzo per pezzo lo sciopero dei giornalisti Rai contro il governo.
Il direttore ricorda un piccolo, rilevante, dettaglio: quando FdI era l'unico partito di minoranza e venne esautorato dalla tv di Stato, nessuno osò gridare alla dittatura della maggioranza o all'occupazione di viale Mazzini. Chapeau.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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