Una kermesse di blasfemia: così il corteo femminista offende i cattolici

Durante il corteo femminista sfilato a Milano sono comparsi striscioni provocatori destinati a urtare la sensibilità religiosa. Su un cartello, in particolare, una vagina con le sembianze della Madonna. L'ira di Fdi

Una kermesse di blasfemia: così il corteo femminista offende i cattolici

Progressismo spicciolo e blasfemia. Se c'era un modo per degradare la festa della donna, eccolo interpretato. Anzi, ostentato. Per le paladine dell'inclusione e dei diritti, il senso del sacro non è mai stato un valore da rispettare. E guai però a toccare i loro "santini" ideologici, quelli ostesi sugli altari della sinistra moderna. Non stupisce dunque - ma indigna - il fatto che nei cortei "transfemministi" sfilati ieri a Milano siano comparse immagini offensive della sensibilità religiosa e cartelloni provocatori. A un tratto, davanti alla stazione centrale, alcune attiviste hanno pure inscenato la crocifissione dal patriarcato. Sotto l'insegna "Dio, patria e famiglia".

Lo striscione delle femministe

E meno male che era la giornata dedicata alle donne e alla loro dignità. Nelle manifestazioni portate in piazza, invece, si sono visti tanta politica e altrettanta ideologia, vecchi slogan e anacronistiche nostalgie sessantottine. Non poteva poi mancare l'anticlericalismo militante, quello del "fuori i preti dalle nostre scuole e dalle nostre mutande" (così recitava un cartellone). E poi c'era un'immagine destinata, più di altre, a ferire la sensibilità di chi ha un briciolo di senso religioso. Nel corteo è comparso infatti uno striscione che raffigurava l'organo genitale femminile coperto da un velo azzurro, con le sembianze iconografiche di una Madonna. A dir poco allusiva la scritta che lo completava: "Invoco dio solo quando vengo".

Fdi: "Immagimi offensive, kermesse di blasfemia"

Secondo le femministe, del resto, chi si riconosce nei valori divini, nella propria patria e nel senso della famiglia è da considerarsi un pericoloso retrogrado maschilista. Abilista, sessista, omobilesbotransfobico. Dileggiare la sensibilità religiosa, in questo senso, non dev'essere stato considerato un peccato. Richiamando proprio quell'immagine dissacratoria, sui social Fratelli d'Italia ha espresso il proprio fastidio. "La festa della donna non è blasfemia, volgarità e attacco allo Stato", si legge sui social del partito di Giorgia Meloni. E ancora: "A Milano, le femministe hanno sfilato in corteo con striscioni, cartelli e immagini offensive e di cattivo gusto. Qualcuno si sente rappresentato da chi riduce la festa della donna ad una kermesse di blasfemia. Vergognoso".

La "danza" contro il patriarcato

In serata, a poche ore dalla pubblicazione di quel post, le attiviste dei movimenti sfilati in città si erano esibite in una nuova rappresentazione discutibile. Intorno alle 18.

30, alcune performer si erano esibite in una sorta di "danza contro i valori del patriarcato", cominciata con un donna legata mani e piedi a una croce sovrastata dalla scritta "Dio patria famiglia". Povero femminismo: a cosa si è ridotto.

Femminista in croce

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