L'IA a scuola, la Commissione Europea detta la linea. Cosa si può e non si può fare

È ancora tutto da definire, ma di certo per un po' di tempo potete ancora copiare dal compagno di banco e scrivere “ti amo” su Whatsapp alla più bella della classe

L'IA a scuola, la Commissione Europea detta la linea. Cosa si può e non si può fare
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Ragazzi, se copiate i compiti dal compagno di banco avete i giorni contati, nel senso che tra poco non potrete farlo più. Facile ingannare il professore, ma l’Intelligenza Artificiale vi becca subito. Tuttavia la questione giuridica dell’uso dell’IA nelle scuole è molto regolamentata dalle ultime linee guida della Commissione Europea. In particolare sull’uso dell’IA c’è l’articolo 5 che è molto molto articolato. Alcune cose si possono fare, altre no, altre nì.

Non si può usare l’IA per riconoscere le emozioni di una persona negli istituti di istruzione, tranne se ricorrano motivi medici o di sicurezza (nei casi di studenti autistici, per esempio, mentre per la sicurezza, non so, immagino se per esempio uno degli studenti sia sospettato di essere un serial killer). Non è vietato rilevare le emozioni se si usano app di studio online, come quelle per imparare le lingue, rigorosamente al di fuori degli istituti scolastici (questo mi sembra ovvio, altrimenti non ci sarebbero le app su qualsiasi store).

Non si può neppure usare l’IA per decifrare il livello di attenzione e l’interesse degli studenti (meno male, tra i disattenti a scuola ci sono stati tipi come Einstein e Bill Gates, sebbene non siano così comuni, essere distratti non è segno di genialità come se soffri d’asma non sei Proust). Se tuttavia state seguendo un corso di recitazione in un istituto scolastico, in quel caso l’IA può essere utilizzata anche per leggere le emozioni, però non per valutare una persona. (Esempio: se stai interpretando Hitler e ti viene bene, non devono pensare che tu sia Hitler). Idem non si può usare il riconoscimento delle emozioni per i test di ingresso, ma l’IA potrà essere usata per individuare studenti che usano cellulari o si scambiano messaggi durante le lezioni. Purché, anche qui, non vengano rilevate le emozioni.

Tutto questo, intendiamoci, andrà armonizzato con la giurisprudenza italiana, non è una cosa che accadrà dall’oggi al domani e neppure dopodomani, però neppure così lontana. Nella sostanza, paese per paese, è ancora tutto da definire.

Secondo me per un paio d’anni potete ancora copiare dal compagno di banco e scrivere “ti amo” su Whatsapp alla più bella della classe senza che scatti l’allarme rosso dell’IA e faccia irruzione dalle finestre la SWAT robot dell’IA per portarvi nella Colonia Extramondo di Blade Runner.

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