- Nella vita tutto può succedere. Pensate alla vita di Luigi Di Maio: sei uno sconosciuto cittadino campano, ti candidi alle parlamentarie del Movimento Cinque Stelle, vinci senza sapere perché, vieni candidato, eletto in Parlamento e diventi pure vicepresidente della Camera. Poi ti danno in mano le chiavi di un Movimento anti-euro, anti-clandestini, anti-establishment e tu segui alla lettera le indicazioni: raccogli le firme per far uscire l’Italia dalla moneta unica, chiami le Ong “taxi del mare”, vai a braccetto con il gilet gialli. Poi all’improvviso finisci al governo con il banchiere che ha salvato l’Euro e allora cambia tutto: ti mostri accogliete coi rifugiati, ti limoni (politicamente) Emmnauel Macron, diventi per grazia ricevuta ministro degli Esteri. E infine? Infine gli elettori ti trombano senza appello: non prendi manco l’1% alle elezioni. Però ormai fai parte dei boiardi europei che tanto odiavi, quindi a Bruxelles ti ritagliano un posticino da inviato nel Golfo. A fare che? Nulla. Ma almeno un lavoro ce l’hai. Considerato da dove eri partito, pare una sorta di miracolo. Con tutta l’accezione negativa che il vocabolo può avere
- Lo strano caso di Aleksandr Dugin, cosiddetto ideologo di Putin. Prima verga un post su Telegram in cui si dispera per la perdita di Kherson e sembra attaccare lo Zar cui pare chiedere un passo indietro. Poi fa retromarcia pigliandosela al solito coi media occidentali che non ci avrebbero capito una mazza. Può darsi, resta il fatto che la ritirata da Kherson, per quanto tattica o magari mossa diplomatica, ha segnato eccome l’anima ideologica della Russia putiniana. Crollerà? Dubito. Ma un colpo l’ha sicuramente subito.
- Lo scontro sui migranti pensavamo fosse una robina passeggera, distrazione autunnale, e invece si sta ingrossando. La Francia continua ad accusare Meloni di usare metodi “inaccettabili”. L’Italia invece mette insieme un Asse anti-Europa del Nord con Cipro, Malta e Grecia. L’accusa dei Paesi mediterranei è semplice: lasciate a noi tutto l’onere dei migranti, le Ong fanno quello che gli pare in barba alle regole e i ricollocamenti sono solo una burla. Mi sbaglierò, ma qui c’è ciccia per una grigliata di scontri bella lunga.
- Meloni pare voglia ripartire, nella guerra alle Ong, dai sequestri delle imbarcazioni e dalle multe. Cioè dei decreti Salvini. Giusto: in fondo hanno funzionato una volta, perché non riprovarci ancora?
- Zelensky promette di riprendersi pure il Donbass e la Crimea. Mi pare un tantino esagerato. Dubito che Biden e gli Usa vogliano davvero spingersi così tanto in là.
- Credo che il motivo di cotanta tensione da parte francese, visto che ormai arrivano dichiarazioni stizzite un giorno sì e l’altro pure sul caso Ocean Viking, sia questo: hanno una paura matta. Lo dico in altro modo: Macron se la fa sotto. Se infatti dovesse passare il principio secondo cui il “primo porto di sbarco” può essere anche Marsiglia, o magari la Corsica, per loro che predicano accoglienza (col porto degli altri) sarebbe un casino. Cosa farebbero? Negherebbero l’ingresso alle Ong come un Salvini qualsiasi? Oppure aprirebbero le braccia a tutti? Probabilmente, la prima. Perché in fondo è quello che stanno facendo a Ventimiglia e a Tolone, dove i 234 della Ong sono ancora in "zona internazionale". Dunque formalmente rifiutati dalla Francia. Alla faccia della solidarietà.
- Dopo il Covid e la mucca pazza, ci mancavano solo i piccioni zombie della Gran Bretagnia colpiti da un virus aviario. Appaio cattivo se dico che la loro eventuale assenza dalle città non mi disturberebbe affatto?
- Ilvo Diamanti è un ottimo sociologo e apprezzato politologo.
Credo anche di aver studiato su qualche suo libro (non dico di ricordarmi cosa, ho solo vaghe reminiscenze). Però una cosa è certa: i suoi pezzi su Repubblica sono illeggibili. Claudicano, zoppicano, arrivi in fondo per grazia ricevuta. Mi scusi prof, ma è così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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