Le polemiche delle etichette da applicare sul vino e soprattutto sulle dichiarazioni che un'immunologa (non enologa), Antonella Viola, ha rilasciato affermando che rimpicciolirebbe il cervello e farebbe aumentare il rischio del cancro non si placano. Aveva già risposto, come scritto sul Giornale.it, ma è tornato sull'argomento con un lungo post su Facebook: è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova.
"Si deturpa un'opera d'arte"
"Premetto che di questa polemica avrei fatto volentieri a meno ma un attacco così diretto al vino è un attacco a uno dei simboli del nostro Paese", ha scritto il virologo, che ha sottolineato più volte e in vari interventi tv che esistono decine di studi che ne premiano gli effetti benefici. Ecco perché l'attacco che è stato fatto da Irlanda (e Ue) alla nostra tradizione, uno dei maggiori simboli dell'Italia nel mondo paragonandolo "all'amianto o al fumo, non rende giustizia a un prodotto che fa parte della nostra storia e che anche noi medici dobbiamo tutelare". In sostanza, se venissero davvero applicate le etichette come accade per le sigarette sarebbe "come deturpare un'opera d'arte", sottolinea Bassetti.
"Merendine e bibite sono peggiori"
Se gli irlandesi possono avere i loro buoni motivi per cercare di oscurare il vino, l'immunologa italiana certamente ne avrebbe molti di meno, per non dire nessuno, ma si è avventurata su un campo che certamente non è di sua primaria competenza come poteva invece trattarsi con il Covid. E Bassetti lo dice chiaramente: "Non è la mia materia questa volta e nemmeno per la professoressa Viola. Mi sembra che abbia sconfinato", ha scritto su Facebook, portando alla ribalta una tematica chiara e ovvia di cui non si parla: se si fa tutto questo gran chiasso per il vino, "perché non si fa la stessa crociata contro zucchero, burro, bibite gassate, merendine o cibi da fast food che fanno molto peggio di un bicchiere di Pinot nero?" Come dargli torto: secondo questo punto di vista sono tantissimi i cibi che, se abusati, possono far male alla salute. Ma si tratta di un'ovvietà e allora le etichette servirebbero per ogni cosa come accade con i bugiardini per i farmaci che curano ma se presi in quantità sbagliate possono essere dannosi.
"Scettico sulle parole della Viola"
La stoccata del primario alla prof. Viola era già arrivata, ma Bassetti è voluto tornare sull'argomento, sottolineando come vadano combattutti abusi ed eccessi, "lo studio citato dalla Viola sul cervello più piccolo di chi beve suscita molte perplessità. Che un consumo saltuario di vino riduca le dimensioni del cervello mi lascia scettico", spiega ai suoi lettori. E sì, perchè gli inglesi sono tra i primi nel mondo per consumo di birra e superalcolici ma è lo stesso studio, effettuato su 30mila persone, che non convince moltissimi ricercatori. Ecco perchè predica cautela: studi del genere non tengono conto "di tante altre variabili, soprattutto quando vai a ragionare su grossi database. Insomma, ci vuole uno studio prospettico, che prenda in esame anche gli stili di vita di queste persone e le eventuali altre malattie, o che tipi di alcolici assumono, eccetera".
L'errore più grave che si possa compiere è far passare messaggi sbagliati: il vino si consuma da millenni, non c'è stata alcuna nuova scoperta negativa nei giorni nostri.
Che l'etanolo, se assunto in quantità industriali, sia cancerogeno si sa ma il demerito è anche di altre sostanze che ne amplificano la problematiche, come gli zuccheri e i conservanti, ma Bassetti aggiunge che non esistono evidenze a riguardo del fatto "che il vino faccia male, né che una quantità minima faccia venire il cancro. L'abuso, ovviamente, è sbagliato. Così come è sbagliato che lo Stato venda le sigarette, e sarei d'accordo nel mettere le etichette sui superalcolici, dannosi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.