Miracoli, attese, tradizioni: chi era San Silvestro e perché si festeggia

Come si festeggia San Silvestro in Italia, la storia del santo e un po' di cultura pop in attesa dell'"anno che verrà"

Miracoli, attese, tradizioni: chi era San Silvestro e perché si festeggia

San Silvestro è quel momento dell’anno in cui si festeggia per l’arrivo di un futuro che è già presente. Ma perché si festeggia proprio il 31 dicembre? E chi era san Silvestro? La vera storia, come spesso accade, si fonde con il retroterra culturale di ognuno, le sue tradizioni: questo che segue è il background italiano, qualcosa che appartiene profondamente a ogni persona del Belpaese, anche se forse magari, lì per lì, neppure lo sa.

Chi era san Silvestro

San Silvestro e Costantino

San Silvestro è stato pontefice della Chiesa cattolica con il nome di papa Silvestro I. Si sa davvero pochissimo di lui: fu infatti un pontefice tanto riservato da non lasciare testimonianze, in un periodo di passaggio dalla Roma pagana alla Roma Cristiana. Ciò che si conosce è la data di morte, il 31 dicembre 335: alla sua dipartita lasciò il pontificato, che per lui era durato 21 anni, e fu sepolto alle Catacombe di Priscilla.

Secondo alcuni, la ragione del fatto che san Silvestro sia stata una figura fuori fuoco rispetto a quella di altri papi, risiede nel fatto che fu vescovo di Roma durante l’impero di Costantino, l’imperatore che aderì al Cristianesimo e permise il suo diffondersi su sempre più ampia scala, prendendo spesso decisioni al posto del papa.

Da dove viene la tradizione della festa

Capodanno

Le festività come si conoscono oggi sono spesso frutto di un compromesso fondato su un retaggio del passato. E festeggiare San Silvestro non fa differenza. La notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio corrispondeva infatti anticamente con la festa pagana in onore di Giano, il dio bifronte degli inizi: lui con i suoi due volti può guardare il futuro e il passato e cos’è il Capodanno se non fare un bilancio di ciò che è stato ed esprimere buoni propositi?

Usanze e leggende di San Silvestro

Lenticchie

Anche se si conosce poco della biografia di san Silvestro, esistono alcune leggende di natura agiografica. Secondo una di queste storie, papa Silvestro avrebbe guarito Costantino dalla lebbra dopo avergli somministrato il battesimo: Costantino aveva ricevuto dagli aruspici il consiglio di fare il bagno nel sangue di 3000 bambini, ma si rifiutò di compiere la carneficina. Così il santo salvò l’imperatore senza spargimento di sangue.

Secondo un’altra leggenda, sul Palatino viveva un drago antropofago: Silvestro gli legò la gola con un filo di lana, rinunciando queste parole: “In nome di nostro Signore Gesù Cristo, che è stato crocifisso e che verrà a giudicare i vivi e i morti, ti proibisco di continuare a mordere”. Tanto che il dragò morì.

Durante la notte di San Silvestro in Italia si festeggia in modi sempre tradizionali. C’è chi si reca in una delle tante piazze italiane ad assistere a un concerto, chi va a un veglione o in discoteca, o chi si dedica a un sontuoso cenone con famiglia e amici. Si brinda con le bollicine, si mangiano tante bontà, come lenticchie, cotechino e zampone.

A 10 secondi dalla mezzanotte c’è il conto alla rovescia per il nuovo anno. Un’usanza scaramantica consiste nel tenere in mano dell’uva e tre monetine, che sono auspicio di prosperità. Si dà quindi il via ai fuochi d’artificio: per alcuni in grande, mentre altri preferiscono le più silenziose e tranquille stelline.

L’anno nuovo nella cultura pop italiana

Luminarie Dalla Bologna

Musica e cinema hanno celebrato il 31 dicembre in modi diversi. Sicuramente la canzone più celebre sull’argomento è L’anno che verrà di Lucio Dalla, in cui il cantautore scrive una lettera immaginaria e decisamente fantasiosa all’amico dando un senso alla speranza comune: “Vedi caro amico cosa si deve inventare / Per poter riderci sopra / Per continuare a sperare”.

Se dall’estero giungono da sempre commedie romantiche su questo tema, in Italia di tratta tutto con ironia e un po’ di senso del grottesco.

E forse il “manifesto” di questa disposizione d’animo è il veglione di Fantozzi, in cui il maestro Canello sposta le lancette in avanti, perché con la sua orchestrina deve esibirsi in una festa molto più blasonata rispetto a quella organizzata dal ragionier Filini dell’Ufficio Sinistri.

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