Un mix esplosivo: ecco le cause dell'alluvione in Emilia-Romagna

Un esperto meteorologo ha spiegato perché l'Emilia-Romagna è stata teatro di questa terribile alluvione con alcune cause scatenanti: ecco quali

Un mix esplosivo: ecco le cause dell'alluvione in Emilia-Romagna

L'alluvione che ha messo in ginocchio l'Emilia-Romagna dove si contano due vittime, centinaia di persone costrette ad abbandonare le loro case per gli allagamenti oltre alle frane e gli smottamenti che hanno colpito così pesantemente la regione ha più cause scatenanti all'origine del disastro.

Cosa è successo

A spiegare l'incastro di alcune dinamiche è stato il meteorologo de Ilmeteo.it, Lorenzo Tedici, che al Corriere della Sera ha inizialmente parlato del vortice ciclonico che in queste ore sta ancora impegnando il Centro-Sud e soprattutto il versante adriatico. La configurazione che si è creata, infatti, ha esposto principalmente le zone appenniniche bolognesi e romagnole perché "un fronte occluso lungo l’Adriatico - ha dichiarato Tedici - ha richiamato aria fredda da Est". Nel caso specifico, l'incontro tra fronte freddo e fronte caldo (ecco perché si chiama occluso) "è un fenomeno tipico di questa configurazione atmosferica che può investire in particolare Romagna ed Emilia orientale".

L'intensità dei fenomeni

Di per sé, però, non si tratta di una configurazione così rara, anzi: ma perché allora le pianure sono allagate e si stanno verificando danni per cui è stato chiesto lo Stato di emergenza? L'intensità e la durata delle piogge, inizialmente, è stata un po' sottostimata: in un primo momento i quantitativi previsti erano comunque elevati, ossia di 120-130 mm ma "in alcune aree sono caduti 200 mm in 24 ore, pari alla pioggia di due mesi. Poi si sono verificate altre due condizioni sfavorevoli". Se un millimetro di pioggia equivale a un litro di acqua per ogni metro quadrato, si può benissimo capire l'entità dell'evento eccezionale visto che in alcune aree sono caduti 200 litri di acqua per ogni metro quadrato, una quantità enorme e impossibile da smaltire senza creare danni.

Le altre cause scatenanti

Il meteorologo, però, ha chiamato in causa altri due condizioni che hanno creato il mix disastroso. "Le piogge di maggio trovano talvolta ancora la neve sui monti, come si è verificato ora sull’Appennino. Poiché a fine aprile-inizio maggio non fa più così freddo, c’è stata l’azione combinata di forti piogge e dello scioglimento delle nevi", ha dichiarato al quotidiano. Tutti i fiumi esondati e che hanno innalzato in poche ore il loro livello anche di 10 metri hanno subìto anche lo scioglimento repentino della neve appenninica assieme a tutta la pioggia caduta. Risultato: detriti e fango a valle e le esondazioni inevitabili. Ma non è tutto, perché la siccità dei mesi precedenti ha fatto il resto: i terreni secchi, infatti, "non sono riusciti a trattenere pienamente l’acqua che è arrivata in fretta a ingrossare torrenti che il giorno prima erano quasi in secca e si sono perciò verificate inondazioni lampo", ha spiegato Tedici.

Cosa è successo con l'allerta meteo

Durante l'estate o all'inizio dell'autunno, per esempio, con l'assenza delle neve sui monti i nubifragi possono sì creare danni ma la pioggia che cade dal cielo non va a sommarsi allo scioglimento della neve. La domanda è sempre la stessa: questa alluvione ha a che fare con i cambiamenti climatici? La risposta è nì perché "possono essere chiamati in causa per l’intensità della pioggia nell’ambito di una perturbazione forte, ma non estrema".

In un primo momento, le aree più colpite sarebbero dovute essere Piemonte e Liguria dove è piovuto ma non con questi quantitativi, poi la perturbazione si è spostata sull'Emilia-Romagna dove era stata comunque diramata un'allerta arancione e, localmente, anche rossa.

"Secondo me tutto quello che poteva essere fatto è stato fatto e gestito bene - conclude Tedici - Anzi, secondo alcuni l’allerta arancione per pericoli idrogeologici in Emilia-Romagna era eccessiva, visto che si era in uno stato di siccità e domenica sera fiumi e torrenti appenninici erano ancora in secca".

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