Nel corso di "Tutto Food", l'importante kermesse agroalimentare di Milano, Coldiretti ha lanciato ancora una volta l'allarme verso il preoccupante fenomeno dell'Italian Sounding ovvero l'uso scorretto di "ciò che sembra italiano" per commercializzare prodotti contraffatti che di italiano non hanno nulla. Oggi parleremo della questione con Guglielmo Auricchio uno degli eredi del grande marchio italiano che da quasi 150 anni produce e commercializza prodotti caesari Made in Italy di altissima qualità.
Da quando è stato percepito il problema dell'Italian Sounding?
È una questione lunga e delicata. Mio padre Giandomenico Auricchio fu il primo ad interessarsene nel 2002 con una indagine svolta insieme all'onorevole De Castro in qualità di membri del consiglio di Indicod (ora GS1) in sinergia con Nomisma. Già allora il risultato fu scioccante: il giro di affari dietro ai prodotti italiani contraffatti era per volumi equivalente a quello dell'intera industria alimentare italiana. Nel 2004 l'allora presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo diede la delega a mio padre per la tutela dei marchi e la lotta alla contraffazione con il lavoro esemplare e lo sforzo profuso della Guardia di Finanza. Con Expo2015 finalmente si è cominciato sempre di più a parlare della piaga dell'Italian Sounding e questo ha portato a combatterlo su più fronti anche rimane ancora tanto da fare. L'interesse per il prodotto italiano nel mondo è in continua crescita e quindi di pari passo anche la produzione del suo alter ego tarocco.
Dove nel mondo vengono maggiormente falsificati i prodotti italiani?
Secondo i dati forniti da The European House -Ambrosetti nel 2021 i 10 paesi del mondo in cui la taroccazione è maggiormente radicata e diffusa sono: Stati Uniti, Canada, Brasile, Regno Unito,Germania, Francia, Paesi Bassi, Cina, Giappone e Australia. Paesi che rappresentano il 60% dell'esportazione agroalimentare italiane. I prodotti più taroccati sono parmigiano, gorgonzola, prosciutto, salame, pasta di grano duro, olio evo, aceto balsamico , ragù , pesto, prosecco. Solo per dirne alcuni ma la lista potrebbe continuare. Il record è in Giappone seguito da Brasile e Germania. In questi paesi i prodotti simil italiani rappresentano all'incirca il 70% del loro consumo.
I prodotti tarocchi oltre a non essere originali possono arrecare rischi alla salute, visto che ovviamente non rispettano standard di igiene e qualità come quelli richiesti dal nostro Paese?
Dipende dai casi. In passato ci fu in Germania lo scandalo delle mozzarelle blu che ebbe un'ampia eco internazionale. Sicuramente vi sono paesi con con standard qualitativi diversi dai nostri e con controlli meno rigidi. In questi casi un margine di rischio per la salute esiste.
Quanto colpisce negativamente le filiere italiane il fenomeno dell'Italian Sounding? In termini di fatturato, immagine, export e anche a livello occupazionale?
Si è stimato nel 2022 che il danno abbia raggiunto i 120 miliardi. Un danno immenso che non ha risparmiato nemmeno l'immagine. Ad esempio esistono paesi in cui il consumo di prodotti falsificati è talmente diffuso da abituare i consumatori a gusti che non hanno niente a che vedere con quelli dei prodotti originali, creando in loro false convinzioni.
Qual'è secondo te il prodotto tarocco più clamoroso di tutti?
Non saprei, abbiamo l'imbarazzo della scelta, come la "moussarella brasiliana" e il Parmigiano russo.
Quale soluzione o iniziativa suggerisci per contrastare il fenomeno?
Certamente l'attività di promozione del Made in Italy nel mondo al fine di farlo conoscere e comprendere. Quindi è fondamentale una coordinazione da parte di associazioni e imprese per portare avanti una energica attività di difesa e protezione di nomi e tradizioni italiani, impedendo abusi che possano portare a confusione nel consumatore, tramite informazione e comunicazione adeguate. Naturalmente è necessario una altrettanto energico sostegno da parte della politica del nostro Paese ma anche e soprattutto da parte della Comunità Europea, sia all'interno dei paesi comunitari, sia con quelli extraeuropei. Infine il progresso tecnologico ci sta dotando di strumenti che ci permetteranno una sempre più limpida tracciabilità delle filiere.
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