Parlo, per una volta, in prima persona, cosa che un giornalista non dovrebbe mai fare. Ma lo faccio per affermare che di fronte a un uomo che uccide una donna, «io» non mi sento assolutamente in colpa. Non chiedo scusa come uomo. Non chiedo scusa a me stesso. Non chiedo scusa alle donne, non chiedo scusa a mia moglie né ai miei figli né alla figlia che non ho.
Non è una colpa essere maschio, etero e bianco. Anzi, personalmente ne sono orgoglioso, contrariamente a quanto una certa cultura woke sta da tempo veicolando, con conseguenze devastanti. E penso che nel momento in cui un politico - Antonio Tajani - avanza delle scuse «come uomo», ci troviamo di fronte, nel migliore dei casi, a una pericolosa miscela di qualunquismo, retorica e demagogia; nel peggiore a una dichiarazione di imbarazzante superficialità. E non solo perché come è ovvio - la responsabilità, a partire da quella penale, è sempre e soltanto personale. Non solo perché l'aberrante concetto di «colpa collettiva» non a caso di matrice comunista sia quanto di più disumano e illiberale si possa concepire. Non solo perché l'idea di una sorta di peccato originale «di genere» è qualcosa di profondamente razzista. Ma soprattutto perché scaricare gli errori e gli orrori su un «tutti» generico è il miglior modo per non assumersi alcuna responsabilità individuale e nello stesso tempo per diffondere un odio ingiustificato verso gli uomini in generale. Ma non tutti i maschi commettono violenze, non tutti i maschi uccidono, non tutti i maschi aggrediscono mogli, compagne, figlie.
E visto che a parlare è stato un politico, allora siano i politici, semmai, a trovare gli strumenti legislativi e sociali per educare i giovani all'affettività e garantire tutele e parità di diritti tra uomini e donne.
No, non mi sento colpevole. Non devo chiedere scusa per azioni che non ho commesso e pensieri che non ho. E non voglio trasmettere ai miei figli maschi sensi di colpa - controproducenti - per crimini commessi da psicopatici omicidi.
Preferisco, e vorrei davvero essere in grado di farlo, insegnare loro - con l'esempio - il rispetto reciproco, i valori dell'umanità contro tutte le violenze, l'idea che il desiderio senza amore è solo bruto possesso.Come uomo, chiedo scusa per le parole di Tajani. Decolpevolizzare il singolo accusando un intero «genere» è facile. Manifestare scuse di circostanza per sgravasi la coscienza, inutile.
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