Open Arms, la Lega in piazza compatta. A Palermo anche Giorgetti

Il racconto del nostro inviato dalla piazza di Palermo. Iniziato il processo all'ex ministro dell'Interno. I militanti: "È un atto politico"

Open Arms, la Lega in piazza compatta. A Palermo anche Giorgetti
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- Nostro inviato a Palermo -

La voce di Giulia Buongiorno dall’aula bunker del carcere Pagliarelli al processo sulla nave Open Arms rimbomba in una piazza Politeama piena di magliette nere con il faccione di Matteo Salvini Wanted e la scritta: "Colpevole di aver difeso i confini dell’Italia". La manifestazione di sostegno al ministro dei Trasporti è iniziata da un’oretta, alla spicciolata sono arrivati (quasi) tutti i parlamentari e (quasi) tutti i ministri, persino quel Giancarlo Giorgetti che qualche giornale malignava avrebbe disertato la Sicilia. Troppo alta la posta in palio per il Carroccio, troppo ghiotta l’occasione per guadagnarsi titoli di giornale ("È un processo politicooo! Lo capite?", dice un militante ai cronisti che lo circondano) e lanciare un messaggio preciso a un’Europa finalmente consapevole dell’emergenza migratoria, tanto da interrogarsi sul modello Albania e sugli hot spot extra Ue che tanto piacciono a Olanda e Paesi del Nord Europa. "Sono qui nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo a testa alta, senza paura, per l’Italia e gli italiani", scrive l’allora ministro dell’Interno accusato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per aver impedito, nell’agosto del 2019, lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della Ong spagnola, poi fatti scendere su ordine della Procura che oggi lo porta alla sbarra.

"Matteo, Matteo, Matteo", risponde la deputazione leghista. Si riconoscono l’ex azzurra Laura Ravetto, l’ex magistrato Simonetta Matone in abito verde, il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo ("se dovesse passare il principio che chi ferma i clandestini rischia quasi 6 anni di carcere, vorrebbe dire davvero aprire le porte a un'immigrazione incontrollata"), i ministri Roberto Calderoli ("evento riuscito, mi pare. No?") e Giuseppe Valditara, che rivendica il diritto di andare dove gli pare, anzi: "Credo sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica", ribadisce il titolare all’Istruzione. Le foto di rito si sprecano ("I parlamentari si mettano a sinistra!") mentre anche qualche curioso desidera indossare la maglietta feticcio, le dichiarazioni invece latitano nonostante il pressing di giornalisti televisivi.

Intanto la Buongiorno snocciola i presunti giochini con cui Open Arms è riuscita a bypassare porti e soccorsi per puntare dritto sulla Sicilia. "C’era un porto sicuro in due ore, invece la nave stava bighellonando - dice la senatrice leghista - si pensava che stesse imbarcando acqua ma in realtà anche il consulente dell’accusa è venuto in questo processo per dire che non c’era nessun buco nel barcone, nessuna fessura, nessuna avaria. A bordo erano dotati di un telefono satellitare. La verità, alla luce di questa informazione, è che questo barcone doveva andare lì, in quel punto. La nave non si è imbattuta casualmente nel barcone coi migranti né a indicare alla Ong la barca coi profughi fu Alarm Phone. La verità è che ci fu una consegna concordata, non c’è un distress, non è stato un incontro casuale ma c’era un vero e proprio appuntamento tra gli scafisti e la Open Arms", insiste la Buongiorno, tanto nella notte tra il 9 e il 10 agosto 2019, "quando Open Arms ha soccorso un'altra imbarcazione con 39 migranti a bordo Malta non venne avvisata. Viene concluso il salvataggio e la motovedetta maltese si dirige verso Open Arms perché c'era l’accordo, e invece...".

"Megghiu u’ tintu canusciutu ca u bonu a’ canusciri...

", dice sorridendo un palermitano con la polo rossa e un paio di shorts (a Palermo ci sono quasi 20 gradi), come a dire che alla fine il burbero Salvini è meno pericoloso dei presunti buoni che si battono il petto per salvare i migranti ma che per anni sui mercanti di uomini - lo dice la magistratura - ci hanno lucrato e speculato politicamente.

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