Ora sbattetelo in galera, violenza su Roccella e Vannacci: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il poliziotto accoltellato a Milano, la censura al ministro e Mentana-Gruber

Ora sbattetelo in galera, violenza su Roccella e Vannacci: quindi, oggi...
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- Siamo un Paese fatto al contrario. Ne volete la prova? Basta osservare due clamorosi casi di cronaca: il poliziotto accoltellato a Milano, colpito da tre fendenti alla schiena e costretto a 7 ore di intervento chirurgico; e l’arresto di Giovanni Toti. Direte: che c’azzeccano? C’entrano eccome. Vi do infatti lettura del curriculum vitae di Hasan Hamis, il marocchino di 37 anni, arrestato per il tentato omicidio del giovane poliziotto. Segnalato per la prima volta in Italia nel 2002, ha vissuto per 21 anni da irregolare - cioè clandestino - nel Belpaese. Per ricambiare l’ospitalità, ha fatto avanti e indietro dai carceri di Poggioreale e di Ariano Irpino. A suo carico risultano precedenti per rapina aggravata, furto, lesioni personali, stupefacenti, reati contro il patrimonio e sequestro di persona. Più volte espulso, ovviamente, se ne è fregato. Ma non è scomparso nel nulla. In questi anni è stato fermato più volte dalla polizia, l’ultima volta quattro giorni fa a Bologna, quando ha minacciato gli agenti e alcuni passeggeri con la lama di un rasoio. E qui arriviamo a Toti: mi spiegate qual è il senso di un Paese che lascia libero di circolare un irregolare pregiudicato che minaccia i passanti con una lama, ma cattura in via preventiva un governatore i cui presunti reati sono tutti da dimostrare? Morale della favola: Toti -presunto innocente- è ai domiciliari, privato della libertà. Il marocchino -sicuro delinquente e comunque irregolare- è invece libero di accoltellare un poliziotto. Vi pare normale?

- Domanda: pensate che adesso riusciremo a tenerlo in galera o a rispedirlo a casa sua, oppure chiediamo troppo?

- Parliamo del caso Roccella. Alcuni studenti, femministe e transfemministe che siano, agli Stati generali della natalità le hanno impedito parlare. Hanno letto un proclama, e va bene. Hanno contestato, e possiamo anche accettarlo. Ma il dissenso va bene solo se, dopo aver esposto le proprie ragioni, si lascia la libertà all’avversario politico di turno di dire la sua. Altrimenti non si chiama “contestazione”, ma “violenza”.

- Beppe Sala in parte ha ragione: le espulsioni spettano al governo. Se Hasan Hamas era ancora in Italia dal 2002 è dunque colpa di tutti i premier che si sono succeduti da quel giorno, inclusi gli esecutivi a guida Pd. Però è vero: l’ultimo ordine di espulsione andava eseguito, perché non è possibile limitarsi a invitare un pluripregiudicato ad andarsene di sua spontanea volontà. Però a Sala - e agli esponenti della Lega che hanno sollevato l’inutile polemica - va fatta una contestazione: mentre il poliziotto lotta tra la vita e la morte, la politica potrebbe evitare di dividersi. E per una volta stringersi senza distinzioni al fianco di un servitore dello Stato che rischia di morire sul lavoro.

- Leggo che Vannacci: è favorevole alla prostituzione; ha confessato di aver fatto dei puttan tour con gli amici; ha detto che i nordafricani puzzano diversamente da noi; vorrebbe lanciarsi col paracadute su Bruxelles; è favorevole a far sentire il battito del bambino alla donna che vuole abortire; e considera il Duce uno che ha anche fatto cose buone. Va bene, generale. Risulta godevole questo suo andare sempre controcorrente. Però da qui a giugno una cosetta su cosa intende fare in Europa ce la dice, oppure no?

- In effetti qualcuno ha fatto notare: ma se Mentana avesse criticato Gruber citando l’isteria da ciclo mestruale, proprio come Lilli ha usato “l’incontinenza” tipica degli anziani signori, quanti editoriali avremmo dovuto leggere contro il sessismo maschilista patriarcale?

- Ieri abbiamo scritto che Giovanni Toti è stato arrestato alle 3 del mattino, come il peggiore dei criminali. Lo riportavano le cronache locali della Stampa e del SecoloXIX. Oggi però la procura ha precisato che in realtà la Guardia di Finanza avrebbe atteso le 7 della mattina per “entrare in azione”.

Dunque, per completezza d’informazione, lo riportiamo. Resta il fatto che puzza lontano un miglio l’arresto di un presunto innocente a quattro mesi dalla richiesta di misura cautelare e a quattro anni dai presunti reati.

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