Migranti, tiktoker e youtuber: cosa c'è dietro le rivolte invocate dai social

Sono sempre più frequenti episodi di violenze e rivolte promossi dai social network. Perché succede e cosa fare per contenere questi fenomeni

Migranti, tiktoker e youtuber: cosa c'è dietro le rivolte invocate dai social

Siamo quotidianamente bombardati da notizie di rivolte che prendono vita nel mondo dei social. Proprio così, oramai YouTuber, TikToker e non solo, stanno completamente perdendo il controllo: dagli Stati Uniti, al Regno Unito passando dall’Italia. È per questo che a seguito di appelli degli influencer (per fortuna non tutti) o di video che spopolano sul web privi di ogni raziocinio, migliaia di manifestanti si ritrovano nelle piazze dando vita ad una vera e propria baraonda che mette a rischio la loro incolumità e quella di tutti i presenti. Che cosa sta succedendo? Questa è la domanda che ormai molti di noi si pongono costantemente.

Gli appelli social e le diverse manifestazioni

Sono bastati una serie di video su TikTok e su Snapchat per far esplodere il caos nel centro di Londra, più precisamente ad Oxford Street, la via di negozi più frequentata di tutta Europa. Nella giornata di mercoledì, 9 agosto, decine di adolescenti si sono riuniti per rispondere all’appello dei video diventati virali sui social a inizio settimana. Con il tag “Oxford Circus JD robbery”, l’invito era quello di ritrovarsi alle tre del pomeriggio di mercoledì in Oxford Street. Il motivo? Saccheggiare il negozio di articoli sportivi JD Sports (da qui il nome del tag) e altre attività della zona. Addirittura, uno dei filmati circolati in rete mostrava un manifesto che suggeriva di indossare guanti e passamontagna e di non portare armi. Inoltre, uno dei prerequisiti per partecipare era quello di essere in grado di correre. Così, per alcune ore ad Oxford Street la parola d’ordine è stata putiferio con tafferugli tra le decine di adolescenti che si erano radunati per partecipare all’evento promosso sui social. Nove gli arresti per il sospetto di aver aggredito le forze dell’ordine o di volere commettere furti, trentaquattro, invece, le persone che sono state fatte allontanare a seguito del provvedimento emanato dal sindaco che per 48 ore aveva dato alla polizia la facoltà di intervenire per far disperdere le persone.

Altri problemi di ordine pubblico sono avvenuti anche a Southend, a est di Londra, in Essex. Nel frattempo, il web pullula di filmati in cui si vedono gli agenti rincorrere adolescenti fuori dai negozi e cercano di fermarne altri, anche usando manganelli. Inutile dire che – anche in questo caso – tra coloro che sono stati fermati c’era anche un TikToker, un certo Mizzy, un diciottenne molto seguito sui social e che di recente era balzato all’occhio per avere rubato il cane di una donna e per alcuni “scherzi” ritenuti grotteschi e offensivi, fino al punto di essere arrestato. Anche tale Mizzy, il cui vero nome è Bacari Bronze O’Garro, era sospettato di aver partecipato al tentativo di saccheggio lungo Oxford Street. Tuttavia, pare averla fatta franca (almeno per il momento), in quanto ha riferito di non sapere nulla e che si trovava nel centro di Londra per andare al cinema con gli amici.

Un caso simile a New York

Un episodio simile era accaduto pochi giorni prima anche negli Stati Uniti, a Manhattan. Questa volta, però, il fautore della vicenda ha un nome ed un cognome: Kai Cenat, uno degli youtuber più popolari del momento, oltre che uno degli utenti più noti sulla piattaforma di live streaming Twitch. È a causa sua che il 4 agosto migliaia di persone si sono radunate a Union Square dopo che lo youtuber aveva annunciato che avrebbe regalato trecento console PlayStation 5 a chi si fosse presentato. La sua esposizione ha condotto ad una situazione letteralmente fuori controllo. Così, il raduno dei suoi follower ha finito per provocare gravi disordini: alcuni hanno iniziato a lanciare bottigliette, altri fuochi d’artificio; e ancora, c’è chi ha bloccato il traffico e l’ingresso della stazione ferroviaria locale. Per non parlare di chi è salito sui tetti delle auto scontrandosi – in alcuni casi – con la polizia prontamente chiamata ad intervenire. Insomma, uno scenario disastroso che ha portato migliaia di agenti ad impiegare delle ore per disperdere la folla. Il risultato di tutto questo? L’arresto di almeno 65 persone (di cui circa la metà minorenni) e le accuse a Kai Cenat di sommossa di primo grado, assembramento illegale e incitamento alla sommossa.

Raduni anche in Italia

Proprio per non farci mancare nulla, episodi simili si sono verificati anche in Italia. Stiamo parlando dei video su TikTok in cui l’intento era promuovere un nuovo raduno con il fine di ripercorrere quanto accaduto lo scorso anno nel giorno della Festa della Repubblica a Peschiera Del Garda. È proprio nel Veronese che si sono radunati circa 2mila giovani creando il caos sia in stazione che sul lungolago e, allora, il raduno prese il nome di "Africa a Peschiera"; in particolare, giovanissimi immigrati e italiani di seconda generazione hanno provocato casi di eccessiva violenza: risse violente, accoltellamenti, assalto ai treni e, soprattutto, anche tentativi di violenze sessuali ai danni di alcune viaggiatrici su un treno di ritorno a Milano da Gardaland. Sui video postati sui social, addirittura, ne sono apparsi alcuni con l’invito a partecipare al nuovo “maxi raduno” anche al ministro Matteo Salvini: “Salvini sei invitato anche tu il 2 giugno”, e poi di seguito: “Ti aspettiamo. Anzi, meglio se non vieni”.

Cosa si nasconde dietro questi fenomeni?

Come abbiamo potuto constatare, anche semplicemente analizzando questi tre episodi (ma potremmo citarne tanti altri, dal trend che su TikTok creò problemi in Usa alle proiezioni del film sui Minions, alle rivolte organizzate sui social in Francia seguite all'uccisione dell'adolescente Nahel da parte di un poliziotto), i social sono davvero un’arma a doppio taglio. Da una parte, uno strumento utile a farci sentire relativamente più vicini e uniti, dall’altra una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento. È davvero possibile che un mezzo di comunicazione, simbolo eccellente della rivoluzione tecnologica, possa in realtà indurre a tali disagi? La risposta è decisamente sì. Infatti, sono sempre più evidenti le capacità dei social di influenzare i comportamenti delle persone e, soprattutto dei giovani. Forse bisognerebbe muoversi nella direzione di responsabilizzare all’utilizzo di uno strumento tanto valido, quanto pericoloso se non adoperato nel modo giusto. Naturalmente, ad aggravare la questione anche la rapidità incontrollabile con cui questi video si diffondono, altro segnale dell’enorme potenziale di persuasione che i mezzi di comunicazione hanno. Il rapporto diretto tra le piazze ed i social è, dunque, da ricercare nella maggiore semplicità con cui riescono ad organizzarsi le manifestazioni, facendo sì che ogni utente possa sentirsi parte di una “rivolta” e avere voce in capitolo. Una rivolta che, attraverso il proliferare di informazioni, immagini e video, può diventare un fenomeno incontenibile.

Cosa fare per limitare questi fenomeni

L’incidente di Oxford Street, e tutti quelli menzionati, dovrebbero far riflettere sull’incredibile potere dei social nel fare “coincidere” mondo reale e mondo virtuale, e su quanto stia diventando una moda quella di darsi appuntamento sui social network per poi ritrovarsi tra sconosciuti. E così, le conseguenze sono tangibili ed evidenti in fenomeni come questi. È per tale motivo che bisognerebbe immediatamente prendere provvedimenti per evitare che la situazione possa ulteriormente sfuggire di mano. In Inghilterra, il fenomeno ha già assunto una portata nazionale e ha già provocato le reazioni del governo conservatore. A tal proposito, la ministra dell'Interno Suella Braverman con parole durissime ha chiesto di “rintracciare e sbattere in galera tutti i responsabili, perché qui non deve accadere mai quanto vediamo in alcune città degli Stati Uniti”. Inoltre, ha anche fatto richiesta formale per ricevere un rapporto dettagliato sulla vicenda.

Allo stesso modo, il sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan, è intervenuto definendo quanto successo a Oxford Street come "assurdità da social media". L’augurio è che al più presto possano essere prese misure efficaci per contenere questo fenomeno diventato oramai irrefrenabile.

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