In questi giorni si parla tanto di «valori alti» a cui dare attenzione. Quelli che contano davvero sono colesterolo, trigliceridi e glicemia. Alla fine sono questi i valori che interessano. Nell'incontrare in queste settimane di Avvento le statuette più solite del presepio, mi sono lasciato interpellare dall'oste, dalla sentinella, dal vecchio accompagnato dal bambino e dalla donna con l'anfora. Oggi, mentre sto correndo affannato per preparare gli addobbi, mi sento guardato da un tale che se ne sta stravaccato su un banco.
Gli lancio un'acida occhiata pretesca e lui mi risponde: «Non mi faccia venire fino al confessionale. Si sieda qui con me. Io sono un po' bradipo. Infatti vengo identificato come il pastore dormiente. Sto sdraiato sulla mia copertina di lana, do ogni tanto un occhio al gregge, al massimo faccio un fischio per dire che ci sono e poi mi cala ancora la palpebra. Perché agitarsi? Ma chi me lo fa fare?! Non faccio niente di male, anche se è vero che non faccio niente di bene. Non ho macchie sulla coscienza, ce l'ho pulita, anche perché è nuova, mai usata, ancora nel cellophane. Non ho macchie, ma non ho nemmeno colore.
«Forse è proprio questo il mio peccato. Una volta si chiamava accidia, parola che non è più usata. Sinonimi potrebbero essere piattume, grigiume, inedia, mediocrità, tiepidezza, svogliatezza, mollezza, indifferenza, gommosità, imperturbabilità. Mi dia retta: Keep calm & Fly down! Anche perché quanto vuole che durino
questi sentimenti melliflui? Fanno sempre la fine delle mie socie statuine del presepe: appena passano le feste finiscono in cantina. Tutti diciamo che a Natale si è più buoni, ma a pensarci bene è il momento più litigioso dell'anno: le mogli si arrabbiano perché non siamo andati ancora all'ipermercato e poi non troviamo più niente; i mariti reagiscono nervosi spingendo il carrello chiedendosi cosa faccio ancora qui? ma prendi le prime cose che capitano; poi si litiga perché l'anno scorso abbiamo mangiato da te, quest'anno venite da me... no siamo scomodi, meglio da lui. Vengono a galla rancori sopiti o sepolti: Ma insomma, dobbiamo sempre fare quello che dici tu?!?!. Si litiga per la scelta dei regali e si brontola per quelli ricevuti: io sono stato lì a pensarci tanto e guarda cosa mi ha dato lei. Infine anche voi preti fate litigare in casa con i più giovani sull'obbligo di andare a Messa. Proprio per questo abbonda il mal di testa.
«A me invece inquieta il capitale di umanità investito da un Dio che si incarna. Quanto sarebbe provocante se i redenti fossero ridenti, cioè se i fedeli fossero più simpatici che buonisti, se i credenti fossero sorridenti perché gravidi di senso. Non vuol dire vivere da illusi sdolcinati o da buonisti irrealisti. Una spiritualità che fa stare sulle nuvole, giudicante, puritana, acidamente moralistica è frustrata. È usare incenso come oppio che distrae o fumo di candele come coltre che annebbia. Io preferisco stare assopito
perché intorno a me sempre di più vedo persone con il broncio, con volti stressati, sguardi ombrosi, labbra tese e irate, puzza sotto il naso. Ma non potrebbe essere invece che la fede diventi sinonimo di entusiasmo? So che questo ribalterebbe il mio stile, mi metterebbe in questione, ma ne sento bisogno e urgenza».
Ora dovrei rispondergli che è proprio così, ma sono bloccato da una domanda su di me: perché con i miei modi, con il mio comportamento, con le mie azioni non sono mai riuscito a farglielo capire? Provo almeno a consegnargli la teoria: «Entusiasmo non è solo una parola, ma è uno scrigno e una filosofia. Il termine viene dal greco antico en Theos che significa «avere Dio dentro», come Maria gravida di senso, come la grotta del presepe piena di poesia. Così è la vita quando c'è Dio che si fa passione, energia, luce nonostante il gelo dei rapporti, il fallimento delle aspettative, i dubbi che opacizzano, come a Betlemme».
Mentre dico questo dentro di me continua però a rimbalzare una frase di San Francesco di Sales che dice molto dell'atteggiamento dei credenti: «Non parlare di Dio a chi non te lo chiede, ma vivi in modo tale che prima o poi te lo chieda». Ha ragione lui: non ci vuole molto, basta un sorriso alla volta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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