Le Pen sconfitta? I veri dati, l'incubo Prodi e Macron: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: le elezioni in Francia, la Schlein che esulta e Arrigo Sacchi

Le Pen sconfitta? I veri dati, l'incubo Prodi e Macron: quindi, oggi...

- Oggi sembrano tutti convinti che Macron, pur infilandosi in un vicolo cieco, abbia in qualche modo “vinto” queste elezioni perché non è crollato al secondo turno. Vorrei sommessamente farvi notare che in totale ha incassato 94 seggi in meno di quanti ne aveva prima di sciogliere l’Assemblea nazionale.

- Io tutto questo trionfo della sinistra, comunque, non lo vedo. Al netto dei risultati percentuali, che come abbiamo visto al primo turno hanno premiato senza ombra di dubbio il Rassemblement National, che in fondo ha preso più voti di Starmer in Gran Bretagna, vorrei ri-sommessamente far notare che la somma dei voti del RN e dei gollisti, cioè della destra e del centrodestra, fa 188 seggi. Ovvero più del Fronte Popolare. Sintesi: la Francia va a destra, anche se faranno governare la sinistra.

- La procura viole tenere Giovanni Toti ancora prigioniero, anche se non esistono più le condizioni logiche per tenerlo agli arresti. Nessuno però chiede per lui la candidatura all’Europarlamento. Perché?

- Biden se la prende con le “élite dem” che da giorni gli chiedono di fare un passo indietro. Il messaggio è chiaro: “Mi sfidino alla Convention e provino a vincere”. Giusto. Ma il problema più che suo è per il Paese e, a cascata, per il mondo: dover andare a letto presto, non riuscire a scendere uno scalino, apparire spesso stanco o spaesato, sono qualità che mal si addicono al Commander in Chief degli Usa. Tutto sommato, ai vecchietti chiediamo di rinnovare la patente con una frequenza tale che permetta di capire quando non sono più in grado di mettersi al volante. Per l’incolumità propria e degli altri guidatori. Perché non farlo col presidente americano?

- È corretta l’analisi di chi sostiene che il risultato in Francia dimostra senza ombra di dubbio che il Paese va a destra, ma che il governo finirà a sinistra. “Colpa” della legge elettorale? È la democrazia, bellezza. Anche Trump divenne presidente con meno voti in assoluto di Hilary Clinton. Ma chi in questi mesi ci sta facendo le prediche sulla “democrazia della maggioranza” provi a spiegarci se è giusto che a detenere il potere sia alla fine una sparuta minoranza.

- Ps: sappiate che al secondo turno, quando cioè Le Pen avrebbe “perso” o fatto “un tonfo” come dice qualcuno, il Rassemblement National ha incassato 8,7 milioni di voti contro i “soli” 7 milioni del Fronte Popolare arrivato “primo”.

- Date un premio, bello grosso, ad Arrigo Sacchi. Vi riporto solo alcune frasi sul fallimento italiano all’Europeo: “Abbiamo un calcio mediocre”; Spalletti “ha pagato lo scarso materiale a disposizione”; “Abbiamo giocatori strapagati che non sanno cosa fare con il pallone tra i piedi e non sanno pressare”.

- Avete sentito le reazioni della sinistra italiana alle elezioni francesi? Schlein: “Uniti si vince”. Bonelli canta la marsigliese e invoca “un’alleanza democratica e progressista” contro la destra. E Giuseppe Conte fa lo stesso. Ok. Ma siamo sicuri che abbiano ragione quando affermano che "uniti si vince”? Per prima cosa, bisogna sfatare un mito. La Francia non ha “svoltato a sinistra”, come scrivono alcuni quotidiani. Banalmente, come spesso accade in Francia, è il sistema elettorale a fare il sistema politico, consegnando la maggioranza dell'Assemblea nazionale a chi era minoranza nel voto popolare. Per capirlo basta fare un confronto con le elezioni britanniche, peraltro elogiate dai commentatori democratici come una “grande lezione” cui la sinistra italiana dovrebbe guardare. Bene. Nel Regno Unito si vota col sistema a collegi uninominali dove si battagliano diversi candidati e, al primo turno, chi prende anche un solo voto in più vince. Per questo, Starmer e suoi laburisti hanno ottenuto il 65% dei seggi a fronte di appena il 33% dei voti. In Francia esistono sempre i collegi uninominali, ma a doppio turno. Al primo giro per essere eletti occorre raggiungere almeno 50% dei voti altrimenti si va al ballottaggio. E qui accade ciò che è successo ieri: tutti i perdenti si coalizzano contro l’unico vincente in una “conventio ad excludendum” che Oltralpe esclude sempre la destra. Ecco perché il Fronte Popolare di Mélenchon ha ottenuto più seggi di tutti, anche se ha preso 1,7 milioni di voti in meno rispetto al Rassemblement National. Se però in Francia avessimo applicato il “sistema inglese”, tanto decantato per Starmer, oggi Bardella sarebbe primo ministro. Per la precisione, il partito della Le Pen al primo turno avrebbe ottenuto 297 seggi. Cioè la maggioranza assoluta. Un “volere di popolo” stravolto dal sistema arzigogolato francese. Chiaro?

- E arriviamo al governo. Schlein e Conte esultano, ma le desistenze parigine hanno avuto come unico effetto quello di fermare la destra. Non danno alcuna garanzia di governo. Per trovare la quadra, Macron dovrà tenere insieme le istanze di socialisti, verdi, comunisti, Glucksmann, partito di Mélenchon più tutta la galassia macroniana composta da Reinassance, Movimento democratico, Horizons, Radicali, Unione dei democratici, progressisti, repubblicani, verdi. Due insiemi che fino a ieri si consideravano reciprocamente il male assoluto. Sarà un disastro.

- Vi ricorda qualcosa? Sì.

Nel 2006 l’Unione di Prodi “vinse”, si fa per dire, le elezioni tenendo insieme le seguenti sigle: Ds, Margherita, Rifondazione, Socialisti, Comunisti, Idv, Verdi, Udeur e Rosa nel Pugno. Risultato? Il governo è durato da Natale a Santo Stefano. Perché una cosa è mettersi insieme per battere l’avversario. Un’altra governare.

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