
Oggi chi pensa davvero è costretto a farlo di nascosto, come un contrabbandiere d'idee. In un'epoca che tassa tutto, anche il pensiero paga dazi. E li pagano solo i liberi.
La nostra società si dice libera, ma qui il pensiero autentico paga dazi altissimi. Non sono dazi economici: sono barriere invisibili, silenzi imposti, esclusioni sistematiche. Il pensiero che scava, che disturba, che rifiuta di essere addomesticato, è trattato come merce sospetta alle frontiere dell'opinione pubblica.
Non tutti i pensieri sono tassati. Quelli leggeri, ripetuti, conformi, passano senza controllo. E dominano lo spazio mediatico, politico e culturale. Ma chi prova a dire qualcosa di vero, chi rifiuta la semplificazione e esplora la complessità troppo spesso paga un prezzo: l'irrilevanza. Allora i pensatori sono costretti ad agire nell'ombra come contrabbandieri del 1800 a meno che non scelgano di adattarsi a una realtà che li vuole intrattenitori colti e operatori del consenso.
Altri, pochi, resistono. Continuano a scrivere, a parlare, a pensare. Non cercano pubblico: cercano verità. Ma la verità è un gioco egoista se non trova un pubblico a cui essere donata. Così cercano una luce da condividere con gli altri smarriti nel buio del cammino. Sono gli intellettuali liberi, gli unici davvero pronti ad affrontare questo tempo difficile. Assediati tra un'Accademia diventata tempio del Nichilismo e l'Università della strada, dell'ignoranza facile degli influencer.
Ogni parola che interroga il potere, ogni idea che rifiuta la logica binaria dell'amico-nemico, ogni critica non schierata è vista con sospetto. Ma questo sospetto conferma il valore del libero pensiero. Si garantisce la più ampia libertà di espressione soltanto a chi non ha nulla da dire. La grande ipocrisia del nostro tempo: confondere la libertà con il rumore, con le chiacchiere, con i pettegolezzi della servitù corrotta.
L'unico pensiero davvero libero è quello che si espone al rischio, che accetta e spesso si onora di non piacere e che non si lascia comprare né etichettare. In un mondo in cui l'umanità è diventata merce comprata e venduta da altra merce. Il nostro tempo ha trasformato anche la parola in merce e il gregge della cultura è assediato dagli algoritmi come i lupi che accerchiano le pecore. Per questo chi pensa davvero continua a disturbare. Perché è come un cane da pastore. Disturberà sempre chi vuole divorare il gregge.
E quando il pastore da troppo tempo è in vacanza i lupi a volte convincono le pecore che chi vuole proteggerle è il vero nemico. Per questo chi pensa ha vita difficile, spesso proprio per colpa delle pecore. Perché il pensiero consola poco, premia raramente e non accontenta mai e quando è autentico, è sempre un atto di coraggio, di lotta e di ricerca.
Viviamo in un'Europa piena di sensi di colpa, dominata dai giudici e perduta in
regole che servono a punire il passato senza costruire il futuro. Qui si lotta per i diritti di tutti tranne che per i propri. E mai come oggi, per riconquistare il nostro spazio nel mondo, serve eliminare i dazi sul pensiero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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