Quel primo boccone offerto da Gesù a Giuda durante l'Ultima cena e il "mistero" del bacio

Il racconto evangelico narra di due gesti di Gesù verso Giuda che spiazzano e che mettono in discussione persino ciascuno di noi ancora oggi. Il primo è che lo chiama "amico", proprio mentre l'altro lo tradisce con il gesto più profondo dell'affetto: un bacio

Quel primo boccone offerto da Gesù a Giuda durante l'Ultima cena e il "mistero" del bacio
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Ci sono tante persone posate, ma bisogna stare accorti perché tra le posate ci sono anche i coltelli. Basta un attimo e ti trovi le lame posate nella schiena. Penso ai melliflui che sussurrano con voce soft: «Fidati!», ma per esperienza tale affermazione udita da tipi del genere mi fa accapponare la pelle, ma anche stringere le spalle (per usare un eufemismo). Esempio tipico è Giuda Iscariota. Desidererei tanto incontrarlo nel mio confessionale perché avrei alcune domande per lui. Faccio questa riflessione oggi che è la domenica delle palme.

La liturgia in questa festa fa leggere tutto il racconto della passione di Gesù, che poi si rivivrà nei diversi giorni della settimana santa: giovedì il ricordo dell'ultima cena con la lavanda dei piedi, venerdì la memoria della morte in croce, sabato il silenzio del sepolcro fino all'annuncio di risurrezione nella notte della veglia pasquale. Una delle questioni che gli porrei è quanto fosse consapevole che per colpa sua, dal momento del tradimento, porta male sedersi a tavola in tredici. Oppure come vive il fatto che il suo nome sia diventato sinonimo di poco di buono: «sei un Giuda!». Continuerei stuzzicandolo su quanto invece gli calzi il nomignolo di Iscariota. In ebraico significa «sicario», anche se oggi potrebbe essere tradotto con «talebano» per la determinazione politica violenta tipica degli zeloti, cui apparteneva, che attendevano un Messia che cacciasse i Romani e li aiutasse a riconquistare il governo. È la differenza di vedute con Gesù sul «regno di Dio» che li ha messi uno contro l'altro? Però Iscariota può derivare anche dall'aramaico, la lingua più comunemente parlata al tempo: da «sakar», cioè colui che vende oppure da «ishqaraya» che indica una persona che froda. Forse si ritrova in questi? Chissà.

A pensarci bene però Giuda è Giuda, prima che l'Iscariota. Nessuno è mai il suo errore. Nessuno è fatto soltanto di ciò che sbaglia. Nessuno può essere imprigionato in un'etichetta. Giuda infatti era un credente convinto che ha lasciato tutto per seguire Gesù come gli altri santi apostoli, era un buon mercante con un raffinato talento finanziario messo a disposizione della comunità, era un idealista sociale per il bene comune. A modo suo. Il racconto evangelico narra di due gesti di Gesù verso Giuda che spiazzano e che mettono in discussione persino ciascuno di noi ancora oggi. Il primo è che lo chiama «amico», proprio mentre l'altro lo tradisce con il gesto più profondo dell'affetto: un bacio. È l'unico caso in cui Gesù lo dice a qualcuno direttamente. Più vuoi bene a una persona, più le dai il diritto e il potere di farti male. A chi mi ferisce io al massimo riuscirei a rinfacciare «bell'amico che sei!», con un rosario di improperi. Il secondo dettaglio è il boccone nell'ultima cena. Seguendo le usanze culturali ebraiche del tempo, durante i banchetti gli uomini si sdraiavano sui tappeti. Veniva posto nel mezzo un unico vassoio nel quale tutti mettevano le mani. La tradizione stabiliva che il capotavola prendesse il primo boccone, quello più buono, e lo porgesse per riguardo all'ospite d'onore o al

più alto in autorità, oppure per premura delicata lo desse al più debole, che poteva essere il più anziano o il più piccolo o un malato, in quanto avrebbero avuto difficoltà a raggiungere il piatto. A noi viene facile interpretare il gesto di Gesù in modo da cerbero, come un modo per smascherare l'infame. Invece quel boccone è dato da Gesù a Giuda per fargli capire che lo riteneva il più importante perché era il più fragile. Se questo è il significato, allora anche la prospettiva del confessionale può subire un ribaltamento rasserenante.

Nella basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay, in Borgogna, un'antichissima chiesa romanica sul cammino di Santiago, sul capitello di una colonna è raffigurato da un lato Giuda impiccato, con la lingua di fuori, mentre sull'altro si vede Giuda portato sulle spalle, come viene raffigurata la pecorella smarrita sulle spalle di Cristo Buon Pastore.

Il volto di Gesù ha una strana smorfia: metà bocca è piegata, affaticata, ma l'altra metà è sorridente, per dire che c'è speranza perfino per Giuda. Mi domando allora: siamo sicuri che è Giuda che bacia Gesù o piuttosto è Gesù che bacia Giuda?

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