- “L’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La deputata e moglie di Sivio Berlusconi, Marta Fascina. I ministri Guido Crosetto, Alfredo Urso, Francesco Lollobrigida, Gilberto Pichetto Fratin, Marina Elvira Calderone, i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari, Claudio Durigon e Andrea Delmastro. E ancora il deputato Fabio Rampelli, Denis Verdini, l’avvocato Piero Amara, Olivia Paladino, la compagna di Giuseppe Conte, Irene Pivetti, Marco Carrai, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina e l’imprenditore Gaetano Caltagirone”. Sono i nomi contenuti nelle carte dell’inchiesta di Perugia sul “dossieraggio” realizzato da un luogotenente della Guardia di Finanza con accessi illeciti alle banche dati dell’antiriciclaggio. Notate qualcosa di strano? Se si escludono Renzi, la compagna di Conte e Marco Carrai, Fedez e qualche altro nome dello sport, sono tutti di destra o centrodestra. Vedi tu il caso.
- Fittipaldi è persona intelligente. E capisco che ritrovarsi indagati diversi giornalisti della propria redazione per la storiaccia dei dossier di cui sopra non è simpatico. Ma scrivere che “mai era accaduto che fosse indagato l’intero pool d’inchiesta di uno dei pochi giornali d’opposizione del paese” è decisamente esagerato. Messa giù così, fa immaginare che a volere l’inchiesta sia un magistrato destrorso schiavo del potente di turno, quando in realtà si tratta di Raffaele Cantone a cui tutto si può dire tranne di essere un meloniano.
- Ps: indagare sui potenti è lecito e quando hai una notizia in mano è normalissimo pubblicarla. Ma è inquietante immaginare che un pubblico ufficiale si faccia i fatti di privati cittadini spulciando in database che dovrebbero rimanere segreti. Che s’indaghi è il minimo. Nessuno scandalo.
- Interessante sondaggio del New York Times sulle elezioni negli Stati Uniti: il vecchio Donald Trump sarebbe avanti di cinque punti percentuali sul vecchissimo Biden. O smette di fare gaffe (l’ultima, con Giorgia Meloni: ha scambiato Gaza per l’Ucraina) o Joe rischia grosso.
- La distanza tra Paolo Truzzu e Alessandra Todde si sta assottigliando via via che vengono ricontrollati i risultati delle elezioni in Sardegna. Si parla di 1600 voti, forse solo 800. Nessuno pensa ai brogli, sia chiaro. Ma il momento dello scrutinio è sempre un tale caos che gli errori non mancano mai. Dunque chiedere un riconteggio, sotto i mille voti di scarto, non solo sarebbe sacrosanto ma pure corretto. Non possiamo lasciare i sardi col dubbio di aver nominato ufficialmente il governatore sbagliato.
- Farei una riflessione sul voto sardo. Qui abbiamo una presidente in pectore eletta per 1600 voti in più, praticamente uno sputo, e con una coalizione di partiti che ha preso il 5% in meno della controparte. Eppure, Todde potrà governare grazie ad un corposo premio di coalizione che le garantirà la maggioranza in Consiglio regionale in barba al risultato delle liste (che avrebbe premiato il centrodestra). Qualcuno si è lamentato? No. Qualcuno grida alla mancata democrazia? Niente. E allora mi spiegate per quale motivo lo stesso identico principio non possiamo applicarlo anche per il governo nazionale? Chi vince, anche di un solo voto, governa per cinque anni con un premio di coalizione. È così facile che non bisogna nemmeno andare a cercare chissà dove un modello da copiare: lo abbiamo già in casa.
- Quando il generale Vannacci sostiene che gli uomini portano i pantaloni e non la gonna, anche se ognuno indossa ciò che gli pare, non fa del razzismo e non afferma neppure nulla di straordinario. Dice solo una banalità di tremendo buonsenso. Che solo nel mondo patinato di Sanremo e di Repubblica può apparire degno di un titolo di giornale.
- La sardina è finita inscatolata, nelle sue contraddizioni. Mattia Santori, ex agitatore dei pesciolini anti-Salvini, da quando è diventato organico del Pd (a cui si è iscritto e di cui è consigliere comunale) non piace più alla folla che lo aveva acclamato. Oggi ha provato a presentarsi alla manifestazione anti-repressione ma gli hanno impedito di “fare una sfilatina”. Due le contestazioni, nella loro follia pure logiche: se stai col Pd che sostiene Israele e quando era al governo (del Paese o della città) faceva manganellare allo stesso modo gli studenti e gli occupanti anti-sgombero, non puoi certo proporti come interlocutore. Perché appari incoerente. Non basta proporre stadi del freesbee, regalare piantine di marijuana, vestire trasandato e professarsi “antifà” per meritarsi il rispetto della Bologna profonda e studentesca. Chi c’è stato lo sa: non c’è spazio per chi si “vende al sistema”. In fondo il primo Mattia, quello movimentista e sardinesco, aveva respinto ogni sirena politica, così come il Pd definito “tossico» e «malato”, per poi ritrovarsi inscatolato nel barile dei dem. Se oggi lo prendono a pesci in faccia, un po’ se l’è meritato.
- Sappiate che lo slogan di Cambiare Rotta, gli agitatori di Pisa, Firenze e Bologna, è "da destra al Pd, gli stessi manganelli". Fossi in Elly, non cavalcherei questa piazza. O rischi di prendere una sardinata in faccia tipo Santori.
- Va bene schierarsi con Gaza. Va bene chiedere di non inviare le armi a Israele o all'Ucraina. Ma che i "bravi ragazzi" delle piazze pro-Pal di questi giorni chiedano pure di fermare la missione anti-Houthi nel Mar Rosso è davvero troppo. Questi signori bombardano navi mercantili innocenti, mi spiegate perché dovremmo lasciarli fare? La verità è che ormai le piazze "pacifiste" sono collegate da un unico tragico filo rosso, l'anti-occidentalismo, che funge la chiave di lettura di ogni evento storico e di cronaca. Il vizietto si manifesta nella lingua (l'uso degli asterischi), nella società (morte alla famiglia "tradizionale"), in politica estera (abbasso a Israele e la Nato), in economia (che schifo il capitalismo) e pure nelle ideologie green (l'Occidente sporco inquina) o woke. Pessimo virus.
- Si è chiusa senza incidenti la manifestazione di 5mila persone a Pisa: tre ore di corteo per le strade, tanti studenti, sindacalisti e politici. Le forze dell'ordine hanno monitorato il percorso e difeso con una sorveglianza speciale la Sinagoga, considerata un punto sensibile al pari di Questura e Prefettura. Come volevasi dimostrare, bastava pre-avvisare le autorità di voler scendere in piazza, comunicare il percorso e permettere al questore di organizzare il servizio d'ordine per evitare incidenti di alcun tipo. Nessun poliziotto gode a manganellare.
- Si dimette il presidente dell'Anpi provinciale di Milano, Roberto Cenati, critico per le posizioni politiche dell'Anpi nazionale sui cortei pro Gaza in cui viene usato il termine "genocidio". "Un termine che ha un significato ben preciso - ha spiegato - dato che si intende sterminio pianificato a tavolino di un intero popolo. Cosa che non si può dire che Israele stia facendo". Il punto, e su questo Cenati ha ragione da vendere, è che l'Anpi si sta spostando ancor più a sinistra di quanto non sia mai stato, sposando il pacifismo duro e puro dei movimentisti.
Peraltro finendo col diventare una sorta di piccolo partito della sinistra-sinistra, stile Potere al popolo, che prende posizione su ogni cosa quando in teoria dovrebbe occuparsi solo di Resistenza al fascismo che, per loro sfortuna, non esiste più da tanto tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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