"Soccorso senza permesso". E scatta il blocco per la Sea Watch 5

Venti giorni di fermo per la nave, approdata nelle scorse ore a Civitavecchia con 289 migranti a bordo. L'Ong non ci sta e attacca le autorità italiane

"Soccorso senza permesso". E scatta il blocco per la Sea Watch 5
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Venti giorni di fermo amministrativo per l'accusa di aver violato le norme in materia di salvataggi in mare. La nave Ong Sea Watch 5 è stata bloccata dal governo dopo le operazioni condotte nei giorni scorsi e il successivo approdo nel porto di Civitavecchia con un carico di 289 migranti a bordo. A comunicare il provvedimento emesso dalle nostre autorità è stata la stessa organizzazione no-profit tedesca, rinfocolando così una polemica con l'esecutivo italiano già avviata da tempo.

"Dopo aver raggiunto Civitavecchia, portando in salvo 289 persone, le autorità italiane hanno bloccato la Sea Watch 5. Per 20 giorni dovremo rimanere in porto, impossibilitati a salvare vite", si legge in un post scritto sui social dall'Ong. L'accusa che ha motivato il provvedimento, secondo la versione riportata dall'organizzazione umanitaria, sarebbe quella di "aver soccorso senza aver prima ricevuto il permesso da parte delle autorità libiche". Sea Watch ovviamente respinge tale contestazione e nel medesimo post replica: "Il diritto internazionale non prevede di dover ricevere un'autorizzazione per poter soccorrere chi si trova in pericolo in mare".

Inoltre - contrattacca e sostiene ancora la Ong tedesca - "il centro di coordinamento al soccorso libico non soddisfa i requisiti internazionali per poter essere definito tale". Nel proprio messaggio, Sea Watch cita anche il tribunale di Crotone, che ad aprile "sentenziò che le attività dalla guardia costiera libica non sono qualificabili come attività di soccorso". A fronte del provvedimento governativo si innesca così l'ennesimo braccio di ferro politico, con l'organizzazione umanitaria che non intende riconoscere in alcun modo la legittimità del fermo subito.

Commentando lo stop intimato dalle nostre autorità alla sua nave, Sea Watch parla infatti di "azione di disturbo confusa, mirata a intralciare le uniche navi che di fatto si fanno carico dei compiti che gli Stati stessi ignorano: salvare le persone in mare e garantirne il rispetto dei diritti umani fondamentali". I toni sono quelli di sempre, già utilizzati in passato per criticare il governo italiano e le sue legittime politiche migratorie. Nei giorni scorsi, proprio dopo aver effettuato il salvataggio dei 289 migranti, l'Ong aveva contestato alle italiane l'assegnazione di un porto sicuro ritenuto troppo lontano.

"Con il

'gioco' dei porti distanti il Governo italiano tenta di intralciare l'operato delle Ong, ma a pagarne le conseguenze sono sempre i più deboli", aveva lamentato l'organizzazione non governativa made in Germany.

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