Ora, magari a denti stretti, anche a sinistra inziano a riconoscerlo: i protagonisti delle recenti manifestazioni studentesche a Torino - sfociate poi in momenti di scontro con la polizia - non erano tutti giovanotti per bene. "C'erano sicuramente anche infiltrati, agitatori di professione, gente pronta a fomentare una violenza che poco o niente ha a che vedere con la legittima protesta entro i confini di una libera democrazia che tale è se fa vivere anche il dissenso", si legge in un commento pubblicato stamani dal quotidiano torinese La Stampa. Il sospetto che a istigare gli animi ci fosse una sorta di "regia", del resto, l'aveva sollevato anche la stessa questura del capoluogo piemontese subito dopo i tafferugli, prontamente rivendicati come una forma di lotta da alcune sigle del mondo antagonista.
E il timore è che quelle agitazioni fossero solo un assaggio di ciò che potrebbe ancora accadere. Sulle pagine web di alcuni centri sociali coinvolti della protesta si leggono infatti post nei quali si preannuncia una stagione di nuove ostilità. "Queste due giornate hanno inaugurato l'autunno caldo degli studenti che sono pronti a conquistarsi il futuro attraverso la lotta. Siamo tornati!", comunica in una nota del centro sociale Askatasuna, auspicando "la costruzione di percorsi di conflitto" contro le politiche del governo. Nel dispaccio studentesco, peraltro, i recenti scontri con la polizia vengono descritti con toni quasi di sfida nei confronti di chi tutela l'ordine pubblico. "Nonostante il centro città fosse blindato, il corteo si è mosso agilmente per le vie parallele, riuscendo a trovare uno spiraglio da cui passare per raggiungere Piazza Castello, dimostrando che un impianto di 'sicurezza' in pompa magna come quello visto oggi non può competere con chi questo territorio lo calpesta ogni giorno".
Sui profili dell'organizzazione giovanile comunista Cambiare rotta i toni non sono diversi. "Un autunno caldo è alle porte, continuiamo a mobilitarci e scendere in piazza...", chiedono gli attivisti, spiegando che "ribellarsi è giusto". Gli strumenti di dissenso proposti, tuttavia, non sarebbero quelli del dialogo e del confronto civile. "Solo dalla lotta può nascere l'alternativa", si legge su una locandina, mentre in un altro comunicato si sostiene che la vera opposizione al governo "non sta nelle forze politiche presenti in Parlamento". Segue una sorta di calendario che scandisce i prossimi appuntamenti all'insegna delle ostilità contro il governo. Si comincia con lo sciopero dei trasporti del 9 ottobre prossimo e pochi giorni più tardi c'è "la contestazione dell'internazionale giovanile nera organizzata dalla Lega a Roma il 14 ottobre". Il 19, nuova mobilitazione e il 21 tutti in piazza a Pisa contro la guerra. Il 4 novembre, manifestazione in arrivo con dettagli ancora da definire.
Tra proteste ambientaliste, tende fuori dalle università, sit-in anti Nato e scioperi vari, la lotta dei centri sociali è pronta a riesplodere e a invadere strade, piazze e università. "Dobbiamo fare una carica massiccia direttamente a Roma", scrive un utente sulla pagina social del collettivo studentesco Eistein, auspicando un'azione coordinata. E sul profilo del centro sociale Askatasuna non mancano offese ai poliziotti, con l'eloquente sigla "Acab" e con osservazioni irriguardose.
"Se questo non è fascismo, cos'è?". E ancora: "Fascisti di m...". "Figli di p...". Il clima è quello rovente di sempre. Ideologizzato al massimo. Basta la scintilla di qualche provocatore per far divampare l'odio più violento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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