"Ho scelto di essere la voce dei civili palestinesi, la voce di chi non ha voce". Patrick Zaki ha probabilmente scambiato le proprie legittime opinioni sull'attualità per fondamentali messaggi universali da ribadire in ogni occasione. Come se il mondo non aspettasse altro da ascoltare. Per la verità, a trasformare l'ex studente e attivista in un'icona ci aveva pensato la sinistra nostrana, messasi in religioso ascolto del giovane dopo che questi era stato liberato dalla controversa detenzione in Egitto. Così, anche in un recente incontro pubblico a Brescia, il 32enne non ha perso occasione di ribadire la propria posizione sul conflitto in Medio Oriente. Ovvero, la propria ostilità al governo di Israele.
"Da troppi anni Netanyahu sta attuando una politica razzista nei confronti del popolo palestinese, violando sistematicamente i diritti dei civili della Striscia di Gaza", ha affermato Zaki, invitato da Missione Oggi e dal Coordinamento provinciale degli enti locali per la pace e la cooperazione internazionale, per presentare il suo libro. I palestinesi - ha quindi aggiunto il giovane - "non sono trattati come esseri umani". Poi la necessaria precisazione: "Mi hanno dato del filo Hamas, con cui io non ho nulla da spartire. Non dimentico i civili israeliani nelle mani dei terroristi e spero che siano presto liberati. Ma ho scelto di essere la voce dei civili palestinesi, la voce di chi non ha voce. E continuerò ad esserlo".
L'ex studente già in passato si era espresso sull'argomento, peraltro provocando una marea di polemiche. Sui social, infatti, aveva definito il premier israeliano Netanyahu è serial killer, suscitando non pochi imbarazzi anche tra chi sino a quel momento lo aveva sempre lodato. Chiamato a precisare il senso delle sue parole, l'attivista aveva però spiegato di non sostenere in alcun modo Hamas: e meno male. Ad ascoltare le sue opinioni sul conflitto in Medio Oriente, tuttavia, in molti hanno avuto l'impressione che il giovane ricorresse a un certo doppiopesismo di giudizio, scagliandosi contro Israele ma dimenticando gli attacchi antisemiti di chi - in nome della "Palestina libera" - vorrebbe sostanzialmente cancellare lo Stato ebraico.
"La guerra di Israele non è contro Hamas, ma contro il popolo palestinese. Ci sono 20 mila morti civili. Qualcuno sa dirmi quanti terroristi di Hamas sono stati uccisi? Qualcuno lo sa?", ha incalzato nuovamente il giovane durante il proprio intervento a Brescia.
Mai una parola, però, sul fatto che Israele rimanga pur sempre un baluardo della democrazia in Medio Oriente, mentre purtroppo la Palestina sia un luogo dove i diritti umani a lui cari non trionfino affatto. In questo senso, quella di Zaki sull'argomento sembra più una posizione politica, così come era stata politica la sua scelta di farsi fotografare nelle scorse settimane a una manifestazione contro i Cpr per i migranti.
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