Il trans a Parigi lo porta l'Italia, altro che Khelif e Paola Egonu: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il caso di Valentina Petrillo alle Paralimpiadi, le accuse all'allenatrice delle Farfalle e Vinicius

Il trans a Parigi lo porta l'Italia, altro che Khelif e Paola Egonu: quindi, oggi...

- A Roma, dopo il disastro di Monte Mario, un altro incendio devasta la città. Anche stavolta il falò sarebbe divampato in un accampamento abusivo, in questo caso di rom. Ora, invece di lamentarsi del caldo che alimenta gli incendi, non sarebbe il caso di prevenire situazioni limite prodotte dall’uomo? In quel campo era presente una discarica (pure questa, abusiva) dove veniva sversato di tutto. E sapete qual è il paradosso? Che chiedono a noi comuni mortali di differenziare anche il tappo di plastica lasciandolo attaccato alla bottiglia, poi però chiudono gli occhi di fronte ad orrori ambientali chiari, evidenti e indegni. Lasciati irrisolti per non apparire poco inclusivi.

- Ieri parlavamo della scelta populista e zuccherosa di Sergio Mattarella di invitare alla “cerimonia dei medagliati” anche gli atleti arrivati quarti. Bene. Oggi Stefano Sottile, 26 anni, quarto nel salto in alto, spiega perché per lui quella medaglia di legno non è “una beffa”. “Sono arrivato quarto nella finale olimpica del salto in alto superando al primo tentativo 2 metri e 34, mio primato personale, seconda misura italiana di sempre dopo il 2.39 di Gimbo. Se me lo avessero detto alla vigilia, non avrei firmato perché mi sarebbe sembrata una barzelletta”. Siamo d’accordo con Sottile, il che non inficia il ragionamento fatto in precedenza: alle Olimpiadi si va per vincere e il quarto posto fa schifo. Il punto è capire quali sono le ambizioni di ogni atleta: non tutti sono da medaglia e Sottile, all’inizio dell’Olimpiade, non lo era. Poi è stato bravo e fa bene a rivendicare la quarta posizione avendo superato il suo primato personale azzeccando “la gara della vita”. Ma questo non significa che vada premiato al Quirinale: il suo quarto posto è da considerarsi un piazzamento “positivo”, partendo da dietro; ma “se sei il favorito, il quarto posto può essere una beffa tremenda”.

- La procura di Monza ha chiesto l’archiviazione dall’accusa di maltrattamenti sulle atlete per Emanuela Maccarani e Olga Tishina, rispettivamente direttrice tecnica e assistente delle Farfalle della ginnastica ritmica. Direte: embé? Il punto è che voi forse non lo ricordate, ma la campagna di stampa contro queste due signore era stata feroce: violenze, umiliazioni, scandali, denunce, ammonizioni. Come al solito, i giornali le avevano già condannate senza passare neppure dal via. Repubblica realizzò addirittura un longform dal titolo “La fabbrica dell’infelicità” raccontando di come “la ginnastica ritmica brucia le sue Farfalle”. “Una storia di abusi di potere, umiliazioni e vessazioni verbali”. Ora la procura chiede l’archiviazione. Non sto dicendo che quelle ragazze a modo loro non abbiano sofferto, ogni storia personale va sempre rispettata. Ma da qui a creare il mostro ce ne passa. Domanda: chi risarcirà Maccarani per tutto il fango di questi anni?

- Per una volta dobbiamo essere d’accordo con Carlo Calenda. Il quale sarà eccessivamente esposto sui media, avrà i suoi tanti difetti, in termini elettorali conterà pochino, ma non è sciocco. E a differenza di Renzi, Carletto non crede che il “Campo Larghissimo” da Matteonzo a Angelo Bonelli possa avere un qualche futuro politico. Il motivo è semplice. “Il ‘tutti contro Meloni’ non funziona, non è politica”. Perché una cosa è vincere le elezioni, per cui può bastare un'Armata Brancaleone con tutti dentro. Un’altra cosa è governare: a quel punto bisogna spartirsi i ministeri; decidere se sostenere Kiev oppure no; se schierarsi con Gaza o Israele; se abbassare le tasse alle imprese o ai lavoratori. E poi il salario minimo, la transizione verde, il Superbonus, la giustizia giustizialista. “Il Campo largo senza un minimo di programma di governo non esiste”, dice Calenda. E per una volta ha ragione.

- La notizia della giornata? Il panda dello Zoo di Berlino è di nuovo incinta. E questo vi dice tutto su quanto sia stata movimentato questo 13 agosto.

- Donald Trump promette in campagna elettorale di detassare le mance e Biden che fa? Dopo quattro anni al governo, periodo in cui avrebbe potuto mettere in atto gli accorgimenti fiscali che voleva, si dice pronto a firmare una legge per “scippare” a The Donald l’idea. Che signore.

- Quindi fatemi capire: per due settimane abbiamo parlato di Imane Khelif, della sua condizione di intersessualità presunta, dei suoi cromosomi e dei suoi ormoni; Giorgia Meloni ha consolato Angela Carini; il ministro Abodi ha protestato contro il Cio; Salvini s’è scagliato contro le follie gender; Eugenia Roccella ha fatto altrettanto; e poi scopriamo che a portare il primo transessuale alle Olimpiadi sarà proprio l’Italia? Si chiama Valentina Petrillo, è un’atleta, ed è stata selezionata dal Comitato Italiano Paralimpico per le gare femminili dei 200 e 400 metri (categoria T12) dei Giochi paralimpici di Parigi che inizieranno il 28 agosto. È nata uomo, ha vinto 11 titoli nazionali quando era ancora un maschietto e adesso gareggerà con le italiche insegne contro le donne nonostante sia cresciuta in un corpo da maschio finché, a suon di ormoni, non è rientrata nei parametri disposti dal Comitato internazionale paralimpico e dalla World Para Athletics. A questo punto mi chiedo: a che titolo l'Italia ha protestato contro Khelif se lei stessa porterà un trans alle Olimpiadi? Scusate, ma qui qualcosa non torna.

- A quanto pare l’Arabia Saudita avrebbe offerto 350 milioni di euro all’anno a Vinicius e un miliardo di euro al Real Madrid per liberarlo. È una follia, un modo per comprasi ciò che il movimento sportivo saudita non riesce a produrre. Però business is business: Vinicius dichiari amore eterno al Real, come le vecchie bandiere di un tempo, conquistando tutto il nostro rispetto; oppure prenda il primo aereo. Avete idea di quanti siano 350 milioni di euro all’anno?

- Non so se vi fosse un intento razzista dietro.

Ma chi ha imbrattato il murales di Paola Egonu “colorando” la sua pelle di rosa è un emerito cretino. Punto. Senza dietrologie di sorta sul razzismo imperante tra gli italiani: in ogni classe sociale è presente una percentuale di imbecilli. E l’autore di questo gesto rientra perfettamente nella categoria.

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