Auto, vendite Europa in positivo dopo 10 mesi E da aprile inizia il confronto senza i «bonus»

Generali supera il 2010 con un utile di 1,7 miliardi (+30%), spinge il dividendo (+28,6%) e fa quadrato attorno al magnate Petr Kellner, il suo alleato chiave per l’Est Europa. Una presa di posizione forte, sulla quale si è però consumato un nuovo strappo al vertice del Leone già teatro della battaglia di Diego Della Valle contro il presidente Cesare Geronzi. Il finanziere bretone Vincent Bolloré, grande azionista di Mediobanca e vicepresidente delle Generali, ha infatti manifestato aspre critiche sull’alleanza di Trieste con il gruppo ceco Ppf e, più in generale, sugli investimenti a Est del Leone, compreso il discusso ingresso nel capitale della banca russa Vtb. In sostanza, uno schiaffo alla gestione dell’ad Giovanni Perissinotto, che il finanziere bretone ha rimarcato astenendosi sul bilancio. L’attacco di Bolloré su Ppf, apparso ieri «molto animoso», complice forse la sconfitta di Groupama su Premafin, è solo l’ultima critica al management di Generali sferrata più o meno pubbicamente dai grandi soci, come Calatagirone e la stessa Piazzetta Cuccia. Non c’è invece stata la resa dei conti tra Geronzi e Della Valle che, dopo un battibecco iniziale, si sono limitati ad alcune punzecchiature, anche perché il board ha rimandato la discussione dei temi più delicati come la governance, le deleghe e le ex partecipazioni strategiche (Rcs, Pirelli, Mediobanca, Telecom e Gemina).
La posizione di Bolloré su Ppf è risultata minoritaria. Dopo otto ore di discussione, il cda ha quindi sottolineato l’«elevata strategicità» dell’Est Europa che contribuisce per il 9,3% al risultato operativo (contro l’1,8% nel 2010). Quest’ultimo nel 2010 è salito a 4,1 miliardi (+11,7%), posizionandosi nella parte alta della forchetta (3,6-4,2 miliardi), grazie alla spinta del segmento Vita che per la prima volta ha superato i 3 miliardi (+23,5%). Da qui la decisione di Trieste di distribuire un dividendo di 0,45 euro per azione, in crescita del 28,6% rispetto ai 0,35 euro del 2009 per un pay-out del 41,1% (698,75 milioni il totale). Bene la raccolta premi (+3,8% a 73,18 miliardi): nel Vita sono arrivati a 51 miliardi (+4,5%) a fronte dei 22 miliardi nel Danni (+2,1%). Così come il patrimonio netto salito a 17,5 miliardi (160% la Solvency II). Il quadro è positivo, ma non esaltante per gli analisti, tanto che, in Borsa, Generali ha ceduto il 2,9%. A impensierire le sale operative è stata la frenata del risultato operativo Danni (-11,4%). Sotto le attese anche la cedola, calcolata da uno studio di Mediobanca a quota 50 centesimi.
Perissinotto ha poi sottolineato agli analisti la «robusta crescita» del gruppo che non ha «perso la rotta» durante la crisi, e ha promesso per quest’anno un risultato operativo tra 4 e 4,7 miliardi (+6,7% sul 2010) così ripartito: 2,7-3,2 miliardi per il Vita; 1,3-1,7 miliardi per il Danni. Miglioreranno anche i profitti e il combined ratio, destinato ad arrivare al 96% nel medio termine. Per quanto riguarda invece le strategie, il top manager ha confermato di non prevedere grandi acquisizioni e che il focus resta «la crescita interna».
Il cda ha inoltre introdotto una modifica nella governance, decidendo di non presentare più direttamente la lista di maggioranza. Sul rinnovo dell’attuale board, che scade nell’aprile 2013, si esprimeranno quindi direttamente i soci. Il passo allinea le modalità di Trieste a quella dei concorrenti, ma pare anche un modo per privare il cda di qualsiasi possibilità di supervisione.

Dopo l’addio al cda di Leonardo del Vecchio non ci sarà alcuna sua sostituzione: al contrario il board scenderà a 18 posti. Angelo Miglietta, Fondazione Crt, subentra nel comitato esecutivo, mentre Francesco Saverio Vinci debutta nel comitato per la remunerazione.

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