È il 1975 e il pilota austriaco, Niki Lauda, al volante della Ferrari 312T si appresta a vincere il suo primo titolo di Formula 1 (ne arriveranno altri due nella sua splendida carriera). È già passato un quarto di secolo da quando la F1 ha tagliato il nastro e guadagnato consensi, creando una schiera di appassionati che arde di frenesia al pensiero di queste monoposto folli guidate da splendidi eroi devoti alla velocità. Soprattutto sono già trascorsi 25 anni da quando Nino Farina, al volante dell'Alfa Romeo 158 chiamata Alfetta, vinceva il primo campionato del mondo nella massima serie automobilistica per vetture a ruote scoperte.
Nel 1972 la casa milanese, appena tre anni prima del titolo di Lauda, ha introdotto sul mercato una berlina che si pone come obiettivo quello di rivitalizzare l'inestimabile DNA corsaiolo del Biscione. Non a caso, quest'ultima si chiama Alfetta. È un successo clamoroso, in Europa nessuna auto da famiglia è tanto veloce, affilata, emozionante e ardita come lei. Si pone su un piano che tutte le sue concorrenti non sono in grado di raggiungere. Per questo ad Arese pensano di tentare la fortuna anche negli Stati Uniti, una nazione sensibile al fascino delle auto italiane, ma molto meno al richiamo della F1.
L'Alfetta prende il volo
L'Alfetta non è solo un'auto moderna e seducente nel design, ma è un gioiello della tecnica. Gli ingegneri italiani hanno studiato per lei una distribuzione dei pesi bilanciata in modo perfetto tra avantreno e retrotreno, attraverso una soluzione efficace e complessa: hanno trasferito il cambio e il differenziale dal cofano anteriore al ponte posteriore, secondo lo schema transaxle. Anche le sospensioni sono raffinatissime, con un disegno a quadrilatero davanti e con un ponte De Dion dietro. Nel complesso l'Alfetta ha un comportamento su strada unico, sincero ed estremamente coinvolgente. Il motore Alfa e il suo rombo inconfondibile sono un biglietto da visita struggente.
Dunque, la berlina media milanese recupera sia il passaporto che il visto per raggiungere gli Stati Uniti d'America, dove la aspettano a breccia aperte. Il legame tra il Biscione e la nazione di Abramo Lincoln è contraddistinto da un amore intenso e passionale, a tal punto che le vetture col marchio Alfa sono inquadrate come dotate di cuore e anima, caratteristiche tipiche del genere umano e privilegio esclusivo per un costruttore di macchine. C'è una da questione da risolvere prima di affondare il piede sulla nuova terra: il nome. Proporre quello originale di Alfetta a un mercato e a una platea di automobilisti che non si intende di Formula 1 viene reputata come una manovra di poco senso. Serve, invece, qualcosa di semplice ma che dichiari la sua natura. Dunque, la berlina di Arese viene battezzata solo per gli USA come Alfa Romeo Sport Sedan.
L'Alfa Romeo Sport Sedan: esclusiva per il Nord America
La campagna pubblicitaria americana poggia tutto sul piacere e sulle emozioni che si possono provare mettendosi al volante di un'auto del genere. Non a caso la Sport Sedan è indirizzata a quelle persone che considerano guidare al pari di una corrente artistica. Inoltre, il contenuto della réclame cita testualmente così: "Alcune cose italiane sembrano durare in eterno, come il Ponte Vecchio di Firenze, o l'idea di possedere una bella automobile con uno stile classico, grandi prestazioni e maneggevolezza straordinaria". La lussuosa e aggressiva vettura italiana viene proposta a un prezzo d'assalto di 7.995 dollari, una cifra considerevole.
La Sport Sedan ha una configurazione particolare, infatti possiede: i doppi proiettori circolari all'anteriore, i cristalli bruniti, i cerchi in lega leggera, una sottile fascia antiurto alle fiancate e i paraurti ad assorbimento di energia. Quest'ultimi tolgono un po' di fascino e grazia all'Alfetta, ma sono necessari per rispettare le normative vigenti sulla sicurezza in quella parte di mondo. La berlina italiana adotta anche un motore 2.0 litri a iniezione meccanica SPICA, dotato di catalizzatore. Rispetto alla versione nostrana, la potenza scende a 111 CV rispetto ai 130 CV originali.
Non ripete il successo europeo
La penetrazione americana non è stata così efficace quanto le aspettative. In fondo, quel mercato non ha mai compreso in modo smisurato le berline di taglia media, privilegiando automobili di grossa taglia e dalle cilindrate maestose, o in alternativa delle pungenti e graziose sportive a due posti, come la Spider.
In ogni caso le Alfa Romeo Sport Sedan sono state esportate negli USA fino al 1981 e in sei anni hanno totalizzato quasi 8.000 immatricolazioni. Una goccia nel mare se paragonate alle 450.000 unità complessive di Alfetta prodotte fino al 1984.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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