Quella contesa storica tra Porsche e Peugeot per la sigla “901”

La vicenda che ha portato alla genesi della Porsche 911 incappa in una disputa tra la casa tedesca e Peugeot detentrice della sigla 901

Thora Hornung in posa con la Porsche 901 Prototype. Giugno 1964
Thora Hornung in posa con la Porsche 901 Prototype. Giugno 1964

Se vi trovate negli Stati Uniti, o in Canada, e digitate sul tastierino del vostro telefono le cifre 911 vi metterete in connessione con un numero di emergenza generale, che vi farà comunicare con polizia, vigili del fuoco o pronto soccorso con ambulanza. Per questo motivo il “nove, uno, uno” è universale e conosciuto a ogni lato del globo. A contribuire alla fama di questa cifra ci ha pensato anche il settore dell’automobile con una delle più desiderate e sognate vetture di tutti i tempi, nonché una delle migliori creazioni che l’ingegno umano abbia mai sviluppato su quattro ruote: la Porsche 911. La sportiva per antonomasia, la supercar da tutti i giorni che nel 2023 compirà sessant’anni. Nel corso di più di mezzo secolo di storia, la berlinetta di Zuffenhausen è rimasta sempre sulla cresta dell’onda e ancora oggi è un punto di riferimento che, come il buono vino, migliora con l’età. Il suo fascino è invariato grazie anche a quella sequenza di tre numeri che capeggia sopra al suo cofano posteriore, ma questa Porsche ha corso il rischio di chiamarsi in un altro modo, perché originariamente la sigla pensata per lei era differente.

Il debutto al Salone di Francoforte

Siamo agli inizi degli anni ‘60, la gamma di Porsche ha bisogno di arricchirsi con qualcosa di nuovo e accattivante. A Zuffenhausen, quartier generale del cavallino di Stoccarda, stanno ideando una nuova vettura sportiva con carrozzeria chiusa a due porte. Il diktat è che abbia molti richiami alla 356, modello che ha permesso alla casa tedesca di farsi conoscere un po’ dappertutto, ma deve essere tremendamente più fresca e vicina ai gusti degli automobilisti della nuova decade. La matita che scolpisce le linee di un’auto che diventerà immortale è quella di Ferdinand Alexander Porsche, nipote del fondatore dell’azienda teutonica. Il risultato finale piace, l’auto è armonica e ha un legame evidente con la sua progenitrice, dalla quale eredita anche molte caratteristiche tecniche. Con grande eccitazione arriva il momento di mostrarla al mondo sotto le luci scintillanti della kermesse più importante d’Europa, la vetrina principale dedicata al settore automobilistico: il Salone di Francoforte. Insieme all’esposizione di Ginevra, quella che si tiene in Assia è un centro brulicante di passione, un luogo dove le persone si radunano con entusiasmo per vedere le ultime opere dell’ingegno umano. I destrieri su quattro ruote sono un vero status symbol, per questo motivo Porsche spera di fare centro da subito con la sua nuova sportiva. Il suo nome non è così accattivante, è molto razionale e poco fantasioso, si tratta semplicemente della sua sigla di progettazione: 901. Non è un errore, alla sua presentazione ufficiale, quel 12 settembre del 1963, in mezzo a quelle tre cifre che la distinguono non c’è l'“uno”, ma uno “zero”.

Porsche 901 2
Ferdinand Alexander Porsche e la sua 901

Porsche e i guai con il mercato francese

Agli inzi dell'anno 1964, la commercializzazione della nuova berlinetta di Porsche parte, dunque, con il numero 901 da sfoggiare. La fortuna, però, non è dalla parte di questo acronimo e lo si capisce ben presto. Nella cassetta della posta dell’edificio sito al civico 1 nell’odierna Porscheplatz di Zuffenhausen, arriva una lettera direttamente dalla Francia. Il mittente è Peugeot, l’oggetto una diffida all’uso di quella sigla, poiché è la casa del Leone a essere depositaria di tutti i numeri a tre cifre con lo zero al centro. Solo lei può utilizzarla per i suoi modelli all’interno del mercato francese. I tedeschi si trovano così di fronte a un bivio: continuare con la sequenza 901 e cambiarla soltanto per i transalpini, oppure congegnare un nuovo nome. L’operazione si conclude in modo semplice, la novella Porsche abbandona la cifra originaria non entrando così in conflitto con Peugeot, e toglie lo zero inserendoci l’uno. Questo sì, che si rivelerà un numero fortunato. Dopo 82 esemplari firmati 901, e mai destinati alla vendita ma usati solo per dei test interni, nasce la grande epopea della Porsche 911, una vera icona immarcescibile dell’automobilismo mondiale.

Il permesso concesso a Ferrari

Qualche anno dopo i francesi non si dimostrarono così intolleranti e aggressivi con la Ferrari, dato che negli anni ‘70 e ‘80 permisero ai modelli della casa di Maranello di utilizzare le sigle 208 e 308, anche per il mercato al di là delle Alpi. Una concessione dovuta a un atto di stima e affetto da parte di Peugeot nei riguardi di Enzo Ferrari, un grande estimatore delle auto con il ruggente Leone sul cofano. Il Drake, nel corso della sua vita, ha molto spesso viaggiato a bordo delle vetture francesi e ha sempre avuto parole al miele per gli amici di Francia.

Dopo tutto, nonostante quello che poteva sembrare un grande “dispetto” ai rivali storici tedeschi, l’azione di Peugeot ha dato l'abbrivio alla nascita di una sigla di successo e ha contribuito a rendere il numero “911” come il più famoso del mondo, e non soltanto per le chiamate d'emergenza.

Porsche 911
Le generazioni di Porsche 911 in sequenza

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