Nel 1843 lo scrittore danese, Hans Christian Andersen, concepì una delle fiabe più famose al mondo che ha dato speranza e coraggio a tutti coloro che nella vita sono partiti da una posizione sfavorevole, per poi raggiungere un meritato successo. La favola in questione è quella del "Brutto Anatroccolo", lo sfortunato pennuto dalle piume grigie bistrattato da una cucciolata in cui si distingue per essere il meno attraente. Pur amato e coccolato dalla madre, il brutto anatroccolo, prende la decisione di andarsene e di fuggire. Sopravvissuto a un terribile inverno in cui rischia persino la vita, l'animale si avvicina a uno stagno in cui nuotano degli eleganti e stupendi cigni e, guardando il suo riflesso impresso nell'acqua, scopre di essere diventato lui stesso un magnifico cigno nero. Nella lunga storia della Ferrari il brutto anatroccolo è proprio la Mondial, modello nato nel 1980 e mai completamente amato. Anzi, per decenni ha subito l'onta di essere considerato - forse - il peggior esemplare del Cavallino, salvo poi essere riscoperto con interesse collezionistico negli ultimi tempi. La Mondial è finalmente diventata un cigno.
Genesi della Mondial
Quando la Mondial si affaccia per la prima volta dagli stabilimenti di Maranello, al timone del Cavallino Rampante c'è ancora saldamente il suo fondatore, Enzo Ferrari. Il Drake aveva mal digerito l'insuccesso commerciale della controversa Dino 308 GT4, attribuendo il naufragio di quell'impresa alla matita di Bertone, dunque, per la Mondial che nell'albero genealogico viene subito dopo, non vuole ripetere lo stesso errore e ingaggia la Pininfarina. Nell'atelier piemontese viene riposta massima fiducia, in fondo quel sodalizio aveva - fino a quel momento - generato soltanto fragorosi consensi.
Per il vecchio Enzo, l'idea di una coupé 2+2 con motore centrale è vincente, perché si possono abbinare in un unico veicolo caratteristiche speciali di: sportività, lusso e comfort. La Ferrari Mondial viene pensata seguendo questo schema, mentre alla Pininfarina spetta il compito di darle un corpo seducente. La presentazione avviene al Salone di Ginevra del 1980: il nome ufficiale della nuova sportiva è Mondial 8, un omaggio al titolo di F1 appena conquistato.
La firma di Pininfarina
Rispetto al modello precedente, la Mondial 8 si presenta sotto ai riflettori ginevrini con un passo più lungo e una carreggiata più larga. Peculiarità fondamentali per offrire maggior spazio e comfort ai passeggeri interni, che possono rifugiarsi in un ambiente delicato e pregiato, sprofondando dentro a sedili in pelle Connolly. Esternamente, però, qualcosa non convince. La famosa forma a cuneo è ancora presente, anche se meno estremizzata, mentre compaiono per la prima volta le massicce feritoie laterali (poi vanto della Testarossa) e dei paraurti avvolgenti in nero satinato capaci di inglobare luci di posizione, fari antinebbia e indicatori di direzione. L'immagine complessiva è quella di un capolavoro a metà, infatti si notano i tipici tratti di una Ferrari, ma c'è una nota stonata: mancano personalità e quella cifra stilistica che fa esclamare stupore.
Per molti detrattori, la Mondial è uscita male, una Ferrari di seconda fascia che si atteggia a snob senza meriti effettivi. Di sicuro le normative imposte dall'omologazione nel mercato degli Stati Uniti non favoriscono l'immagine della sportiva italiana, costretta a intervenire sulla carrozzeria con l'aggiunta di paraurti ancora più ingombranti. Stavolta la Pininfarina sembra aver sbagliato l'abito sartoriale, il vestito della Mondial non soddisfa appieno l'esigente platea che dal Cavallino Rampante vuole solo il meglio. A Modena, nell'ufficio del Drake, si pensa già a come riparare al danno anche se le urla si odono a chilometri di distanza.
Non tutto è da buttare
Potrebbe non aver catturato l'occhio da subito, ma la Mondial 8 ha comunque i suoi assi da scaricare sul tavolo con speranza di vincere una mano. È la prima vettura Ferrari stradale a essere equipaggiata con l'iniezione del carburante di serie, presenta un innovativo telaio tubolare con retrotreno removibile per favorire le operazioni di meccanica e, infine, monta un propulsore in posizione trasversale in grado di contenere il cambio a cinque rapporti sincronizzati.
Per rispondere alle esigenze antinquinamento, sotto al cofano centrale viene adagiato un motore V8 da 2.926 cc e 214 CV di potenza, con alimentazione a iniezione Bosch K-Jetronic. Per certi aspetti si tratta di un piccolo gioiellino, riformatore e sperimentale, ma non compreso a fondo. La Ferrari Mondial 8 tocca una velocità di punta di 220 km/h, troppo poco per chi è alla ricerca di un sogno nelle vetture modenesi, e non di un mero intrattenimento. Anche per questo motivo, due anni dopo il lancio arriva come salvagente la versione Mondial Quattrovalvole, che ha come obiettivo quello di cancellare in fretta la cattiva nomea acquisita fin dal debutto. Non ci riuscirà.
Una Ferrari riscoperta nel tempo
Fino al 1993, la Mondial è stata proposta in molte varianti: la già citata Quattrovalvole, la 3.2 e la T. Ognuna di queste non ha mai brillato per appeal, incapace di scatenare quei turbinii emotivi che solitamente una Ferrari è in grado di generare in coloro che la desiderano. Per oltre trent'anni ha vissuto di un blasone appannato, conquistando di diritto la fama di brutto anatroccolo di Maranello. All'improvviso, però, anche i collezionisti l'hanno rivalutata e hanno dato dignità a un modello che ha delle qualità fuori dal comune, come altre Ferrari.
In fondo la storia ci insegna che è lei la prima World Car del Cavallino e, anche per questo motivo, esiste un valido incentivo per inserirla in garage.
Adesso che sono scorse quarantatre primavere dalla presentazione alla kermesse svizzera, la Mondial può guardarsi allo specchio e convincersi di essere anche lei uno dei tanti cigni usciti dalle catene di montaggio di Maranello. A suffragio della sua rinascita ci sono delle quotazioni che non accennano a decrescere, proiettandola in una dimensione di lusso ed esclusività come mai prima d'ora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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