Gli anni Sessanta sono stati un periodo di forte crescita, di entusiasmo e di spensieratezza, applicata al campo culturale, economico e anche sociale. I benefici di un'espansione così verticale da parte dell'Italia si riversarono anche nell'industria dell'automobile tricolore, che visse una vera e propria età dell'oro. I grandi costruttori potevano permettersi di affiancare alle versioni di sostanza, anche degli oggetti più frivoli e appariscenti. In questo scenario si colloca la mitica Fiat 850 Spider, la versione scollacciata e gaudente della media torinese. Un'auto da guidare col vento tra i capelli e col sorriso sulle labbra. Bastava guardarla per venire pervasi da un certo senso di allegria, grazie alla sua linea giovanile, spiritosa e molto frizzante.
Lo stile di Bertone
L'esordio avviene nel 1965 in quello che è il salotto buono dell'automobilismo internazionale, il Salone di Ginevra. Alla kermesse elvetica la 850 Spider viene presentata insieme alla "sorella" coupé. Quest'ultima è disegnata dal Centro Stile Fiat, mentre lei ha una stilla di sangue blu che attraversa i suoi circuiti, perché il suo papà è Giorgetto Giugiaro, all'epoca giovane firma della Bertone. Quindi, l'importante carrozzeria torinese si prende il merito di disegnare la seducente linea di un'auto sì sbarazzina, ma anche sofisticata.
I tratti all'apparenza sono semplici, ma la vettura è slanciata e ha personalità. Sono i particolari, poi, che la rendono speciale e differente dalle tante "spiderine" dell'epoca: i fari, giusto per fare un esempio, sono gli stessi visti sulla Lamborghini Miura, la supercar che aveva stravolto il mondo delle quattro ruote, così come la fanaleria posteriore, sempre di derivazione "Lambo". Per tutti è il frontale l'elemento che cattura gli sguardi, con quei fari adagiati sui parafanghi, belli come degli occhi pieni di vita. Il telaio è lo stesso della tranquilla berlina da cui deriva, mentre il motore è un 850 cc a quattro cilindri da 49 CV, abbinato a un carburatore a doppio corpo. La velocità massima era di 145 km/h, non male per l'epoca.
La Fiat 850 evolve
Nonostante alcune chicche, per molti la bella 850 Spider pecca per taluni dettagli poco raffinati e dozzinali. Oggetto delle reprimende dei clienti sono prima di tutto i tappetini in gomma. La Bertone, furbescamente, propose a Ginevra una versione più rifinita e lussuosa, preludio alla CL che avrebbe debuttato poco dopo il lancio ufficiale. Quest'ultima opzione è riconoscibile per le cromature più numerose e per una serie di verniciature più strutturate, comprese molte di tipo metallizzato. In modo parallelo, la 850 Spider si arricchisce di cornici cromate agli strumentazione e persino di un orologio oltre che di un amperometro. A rendere più pregiata la vettura arrivano anche dei rivestimenti per sedili e pannelli porta, decisamente più curati e dalla trama differente. Il pavimento in gomma viene cambiato con tappetini in moquette bordata in tinta con la carrozzeria.
Nel 1968 viene presentata la "850 Sport Spider" che coincide con l’avvento della seconda serie. La cilindrata e la potenza crescono rispettivamente a 900 cc e 52 CV. Adesso la piccola en plein air di Fiat può sfrecciare a più di 150 km/h di velocità massima. Per agevolare e rispettare le regole di omologazione per l'esportazione, sulla 850 Spider vengono fatti dei ritocchi essenziali: i fari anteriori sono fissati in posizione più verticale, mentre gli indicatori di direzione anteriori sono riposizionati nella parte inferiore del paraurti e quelli laterali ai lati dei parafanghi. Anche il disegno del posteriore è rivisto con l'adozione di una nuova targhetta “850 Sport”. Pure l'abitacolo non è esente da ammodernamenti, con la Skay che diventa il materiale principe degli interni.
Un successo oltre le aspettative
Le piccole decappottabili negli anni Sessanta avevano un mercato di riferimento: gli Stati Uniti. Anche la Fiat 850 Spider venne mandata oltre Oceano, dove riuscì a fare breccia nel cuore degli americani, che la battezzarono affettuosamente Little Ferrari. Ovviamente, anche lei come tante altre europee fu costretta a cambiare alcuni dei suoi connotati, aggiungendo la luce per la retromarcia, oltre a quelle di ingombro anteriori. I trionfi americani furono linfa vitale per il successo complessivo di questo modello made in Torino: dall'Italia arrivarono sulle strade a stelle e strisce ben 100.000 unità di 850 Spider sulle 130.
000 complessive. Nel 1973 la piccola ottoemezzo, un oggetto sfizioso, divertente e tutto sommato a buon mercato, se ne andò in pensione, sostituita dalla più spigolosa e affilata X1/9, ma questa è un'altra storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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