KITT, la super car parlante che fece la storia degli anni '80

Un'auto capace di guidarsi da sola e compiere evoluzioni incredibili. La stella di una delle serie tv più famose degli anni '80: "Supercar". La storia di come questa anonima Pontiac Trans Am sia diventata il simbolo di un'era in tutto il mondo è davvero unica

KITT, la super car parlante che fece la storia degli anni '80

Alle volte basta davvero poco per farci ritornare all’infanzia: un profumo, un oggetto che ci è stato caro, un indumento particolare. Altre volte per far scattare un fiume di ricordi basta ancora meno. Mostrate a chiunque sia nato negli anni ‘70 l’immagine del frontale di questa macchina e non servirà altro. Il modello, da noi, era praticamente sconosciuto ma quell’auto nera, dalla linea slanciata è rimasta impressa a fuoco nella memoria collettiva. Dalle lucette sopra la targa al cruscotto fantascientifico, basta mezzo secondo per ricordarne il curioso nome, la voce ed il suo umorismo discutibile. Alzi la mano chi non ha visto almeno una puntata di “Supercar” e non abbia sognato di avere il famoso pulsante “Turbo Boost” sul cruscotto della macchina di papà.

La youtuber Supercar Barbie disse qualche tempo fa che se aveste messo questa macchina di 40 anni fa accanto ad una fiammante Bugatti Chiron, tutti avrebbero sbirciato dentro al finestrino nero, sperando che a rispondergli ci fosse la voce familiare di KITT. La serie che fece la fortuna di David Hasselhoff ben prima di vestire il costume rosso di “Baywatch” fu popolarissima in tutto il mondo grazie al suo mix di umorismo, stunt spettacolari e buonismo in salsa anni ‘80. Non molti, però, sanno della genesi dell’auto più famosa della televisione, di come riuscì a salvare dal fallimento uno storico marchio americano e, soprattutto, come abbia dato origine ad una setta di appassionati disposti a tutto pur di poter averne una nel proprio garage. Questa è la storia di come una normale auto sportiva a stelle e strisce si conquistò un posto nell’immaginario collettivo, diventando un simbolo eterno di quegli anni.

Kitt

KITT doveva essere una Nissan

La storia di questa auto molto particolare iniziò il 16 aprile 1982, un venerdì come tanti nell’ufficio del responsabile delle PR della Pontiac in California. Eric Dahlquist ricevette una chiamata con un messaggio criptico: “Oggi alle 4 al parcheggio troverai tre Trans Am nere con le chiavi nel quadro. Prendile, sono tue”. L’interlocutore attaccò di colpo, senza fornire altri dettagli. Il parcheggio era quello della ditta che trasportava le auto della General Motors dalla fabbrica californiana di Van Nuys ai concessionari, dove le auto arrivavano appena uscite dalla linea di montaggio. Alle 4, Dahlquist, il suo vice e un producer televisivo arrivarono al parcheggio e videro una scena surreale: gli impiegati parcheggiarono le auto e se ne andarono, senza dire una parola. Montarono a bordo, accesero il motore e se ne andarono. Niente scartoffie, niente formalità, una roba da non credersi. Certo non pensavano che, 40 anni dopo, tutti gli avrebbero chiesto cosa avevano provato a guidare quelle che sarebbero diventate le stelle di una delle serie più popolari della storia della televisione.

Dahlquist sapeva che le auto erano necessarie per un nuovo show della NBC chiamato “Knight Rider”, un misto tra commedia e azione che sarebbe andato in onda a settembre, uno dei tanti che nei primi anni ‘80 avevano come protagoniste auto inevitabilmente a stelle e strisce. Certo non si aspettava che questo prodotto generico, nel quale nessuno a parte il creatore Glen Larson credeva fino in fondo, sarebbe diventato un successo planetario, capace di vendere milioni e milioni di prodotti di merchandising e diventare parte integrante nell’infanzia di molti di noi. E pensare che la nera Knight Industries Two Thousand avrebbe dovuto essere un auto nata molto lontano, in Giappone, considerata più moderna ed adatta alla linea futuristica della protagonista della serie. La Pontiac, tradizionale marchio della GM, aveva rifiutato questo product placement che si sarebbe rivelato uno dei più fortunati della storia. Jim Graham, responsabile della pubblicità, non era convinto: l’idea di una macchina parlante, che faceva salti impossibili e combatteva il crimine gli ricordava una commedia degli anni ‘60 che fu un flop clamoroso.

Kitt

Proprio quando Larson stava cercando di ottenere qualche Nissan 280 ZX, Dahlquist tornò alla carica. Sapeva quanto le serie televisive potessero significare in termini di vendite e quanto la Pontiac avesse bisogno di una mano. Detroit all’epoca era in una crisi profonda e molte speranze erano riposte nella nuova Firebird, una muscle car aggiornata che avrebbe dovuto fare da traino al resto della produzione. Dahlquist sapeva che Glen A. Larson sapeva il fatto suo: il creatore di Magnum P.I, l’originale Battlestar Galactica e tante altre serie di successo non falliva spesso. Il designer capo della Pontiac, John Schinella era d’accordo e si mise a fare pressione sulla dirigenza. Se a Detroit pochi erano convinti, in California si mossero in tanti, dai grandi concessionari a responsabili del marketing e delle vendite. Quando anche il manager dello stabilimento di Van Nuys si disse d’accordo, la proposta tornò sul tavolo dei vertici a Detroit. Visto che non gli sarebbe costato niente, furono d’accordo. Alla fine KITT sarebbe stata una Trans Am ma i problemi non erano che all’inizio.

Quante auto distrutte per girare "Supercar"

Le auto non furono consegnate direttamente agli Universal Studios. Per vendere l’idea di un’auto super-tecnologica servivano parecchie modifiche all’esterno e all’interno, tutte pensate dal designer Schinella e realizzate da una ditta specializzata di Los Angeles. Le famose luci oscillanti, ispirate dai Cylon di Battlestar Galactica, furono disegnate su un tovagliolo di carta durante un pranzo di lavoro. Le altre modifiche al cruscotto furono più complicate, tanto che per sistemare le tre auto ci vollero sei settimane. Michael Scheffe, uno scenografo ingaggiato da Larson, creò dal nulla la selva di lucette e schermi computerizzati che ci sembravano fantascientifici e la montò su due delle Trans Am. Mi spiace rovinarvi un mito, ma nessuno dei gadget di KITT funzionava davvero: gli schermi erano tutti falsi, i pulsanti non comandavano niente e l’auto, ovviamente, non si guidava da sola. La guida autonoma era ancora al di là da venire quindi una delle auto fu dotata di controlli addizionali sul pavimento, dove era sdraiato un coraggioso stuntman.

Appena iniziò a girare i 22 episodi della prima stagione, Larson si rese conto che tre auto non erano abbastanza, visto il numero di stunt pericolosi nel copione. La gente andava pazza per i salti spettacolari, quelli che avevano fatto la fortuna di “Hazzard” ma KITT doveva fare molto di più per sembrare davvero indistruttibile. Spaccare un muro come se niente fosse o andare su due ruote senza problemi avrebbe messo a dura prova le tre Trans Am. Bisognava inventarsi qualcosa, ma la Pontiac fece sapere subito di non essere disposta a fornire altre auto nuove. A dare una mano ai produttori, un incidente ferroviario in una cittadina a sud di Fresno. Un treno carico di Camaro e Firebird dirette ai concessionari del nord della California era deragliato, danneggiando un buon numero di vetture. Alcune erano ancora in buone condizioni ma non abbastanza da venderle.

Una volta tornate allo stabilimento, invece di farle rottamare, i responsabili delle PR le girarono alla Universal. Non erano tutte Trans Am, molte erano normali Firebird ma nessuno di noi se ne è mai accorto. Con queste altre 15 auto fu possibile girare le successive stagioni di “Supercar”, quelle che avrebbero fatto decollare le vendite della Pontiac e trasformato Hasselhoff in una rock star abbastanza popolare da farlo cantare di fronte ad un pubblico entusiasta mentre il Muro di Berlino veniva giù, con un’improponibile giacca con tante lucette lampeggianti, come quelle di KITT...

Che fine ha fatto KITT?

Il successo della serie è stato tale che si mormora di un possibile reboot, sempre con David Hasselhoff alla guida di una KITT riveduta e aggiornata. Idea non particolarmente innovativa ma c’è sempre la speranza che diventi un nuovo hit, come successo per l’altra creatura di Larson, Battlestar Galactica. A noi bambini degli anni ‘80 fa un po’ tristezza. Preferiremmo che i nostri ricordi rimanessero lì, intatti, icone di un decennio dove tutto sembrava possibile. Una domanda rimane, pero: che fine hanno fatto le auto originali, quelle usate per girare “Supercar”? Delle 15 Firebird tirate giù dal treno ne sono sopravvissute ben poche, dato che la GM pretese che, una volta finita la serie, sarebbero state rottamate.

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Le tre Trans Am originali sono ancora vive e vegete, come due altre auto modificate pesantemente. Una venne esposta per diversi anni agli Universal Studios, un’altra nel parco a tema dedicato alle produzioni televisive della NBC. Le altre tre sono di proprietà di privati e valgono una fortuna. Quella vista nel programma del comico americano Jay Leno, grande collezionista di auto, è di un suo amico non meglio identificato mentre la quarta fu venduta dal Museo dell’Auto di Volo, nell’Illinois, nel 2018 per una cifra molto importante. L’ultima delle tre Trans Am originali fu venduta ad un’asta pubblica nel 2020; ad aggiudicarsela un collezionista nostalgico che sborsò la cifra non indifferente di 192.000 dollari.

Quindi dovrete dimenticare il sogno di poter guidare l’auto che ci faceva sognare da bambini? Non proprio. Per vostra fortuna sono in molti coloro che hanno avuto l’idea di modificare delle normali Trans Am così da farle assomigliare a KITT. Il sito Kitt Still Rocks afferma di aver avuto due delle auto usate per le riprese della serie e, dietro lauto compenso, costruisce delle repliche. Non saranno quelle “vere” ma sono comunque ben fatte. Comunque vadano le cose, la storia di questa auto speciale rimarrà impressa nella nostra memoria fino al giorno nel quale passeremo a miglior vita.

Per tornare indietro a quel tempo più semplice basta poco: due lucette oscillanti, l’inconfondibile suono e siamo di nuovo lì, nella nostra cameretta, a guardare a bocca aperta quell’auto nera e le sue mirabolanti evoluzioni. Vera o no, KITT ha fatto gli anni ‘80 e ci ha fatto divertire. Ditemi quante auto ben più rinomate possono dire lo stesso.

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