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Siamo nel lontano 1989, un anno particolare per il mondo, che conta - tra le altre cose - la caduta del Muro di Berlino. All'interno dell'universo Lancia gli affari vanno a gonfie vele, merito del fascino e del consenso trasversale guadagnato dall'ammiraglia Thema, della fama e dei successi inestimabili della Delta, travolgente e invincibile nelle discipline rallystiche, mentre la Y10, che fuori dall'Italia indossa il fregio del glorioso marchio torinese, è un altro fenomeno di grandissima popolarità. In questo scenario di entusiasmo e fermento, bisogna andare a effettuare un'operazione complessa: sostituire la Prisma. Quest'ultima ha già sei anni sulle spalle e ha dato una grossa mano al fragore della Lancia nel segmento delle berline medie, ma è venuto il momento di sostituirla in modo adeguato. Il Gruppo Fiat ha in mano un pianale intelligente che vuole utilizzare con tutti i suoi marchi, su quest'ultimo nasce la Dedra, la berlina media degli anni Novanta secondo il costruttore di Chivasso.
Un pianale, plurime macchine
Cesare Romiti da qualche anno siede a capo del colosso industriale italiano e sa che l'economia di scala può essere la soluzione ideale per non intaccare il patrimonio e avere comunque dei risultati commerciali. Dunque, con il pianale della Fiat Tipo, vengono lanciate altre vetture che avranno tutte una destinazione differente. Una di queste sarà la Fiat Tempra, versatile e spaziosa, poi ci saranno l'Alfa Romeo 155, la più sportiva, e - appunto - la Lancia Dedra, l'elegante. In seguito arriverà anche la seconda generazione di Delta, ma soltanto nel 1993. Il compito della nuova berlina media di Chivasso è semplice, ripetere il successo della sua antenata sposando un compromesso tra sobrietà, comfort, eleganza e spazio. Impresa non facile, la linea progettata dal gruppo I.De.A. è semplice e concentrata sull'aerodinamica (interessante il cx 0,29), ma un tantino anonima. Manca quella personalità da sempre sinonimo di Lancia.
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Per battere la concorrenza, la strategia passa da contenuti di alto profilo e la differenza deve essere fatta - non solo nello stile - con l'abitacolo. La Dedra, dunque, si presenta con un bel salotto che vanta rivestimenti in Alcantara e inserti in legno nella plancia, oltre a sedili anteriori a regolazione elettrica, servosterzo, climatizzatore automatico, tetto apribile e specchietti esterni regolabili e richiudibili elettricamente. Alcuni di questi gadget sono di serie, altri a richiesta. La ricetta sembra buona, ma manca quell'ingrediente giusto per essere un piatto appetibile su larga scala.
Anche in versione Integrale
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La sua vera vocazione, facendo storcere un po' il naso al popolo lancista abituato alle vittorie nei rally, è il comfort con un piacere di guida placido e non aggressivo. Questo non vuol dire che tenendo in mano il volante della Dedra non si riescano a raggiungere prestazioni emozionanti, ma ciò non è la sua priorità. Nel 1989, al momento del debutto, le motorizzazioni disponibili sono quattro: tre a benzina a iniezione elettronica (con cilindrate di 1.6, 1.8 e 2.0 litri) e una a gasolio (turbo da 1.9 litri). Il fiore all'occhiello, stranamente snobbato dalla maggioranza delle persone, è la versione Integrale (datata 1991). Prendendo in prestito la meccanica della mitica Delta, anche la Dedra sfoggia sotto al cofano un 2.0 sovralimentato da 177 CV e sotto scocca presenta un sistema di trazione integrale permanente con tre differenziali. Il risultato è eccezionale con una velocità massima di 215 km/h, uno scatto fulmineo e una tenuta di strada molto intrigante. Peccato che siano anni di lira debole e marco molto forte, così in molti prediligono la concorrenza teutonica al prodotto italico.
Arriva la Lancia Lybra
Nel 1992 è tempo per un primo restyling, mentre nel 1994 sbarca sul mercato la versione station wagon, che aumenta la capacità di carico. L'obiettivo non è quello di fare concorrenza interna alla Fiat Tempra, ma di riservare a quei clienti esigenti un prodotto pratico, versatile ma raffinato nello stile. La Dedra aggiunge versioni, come l'Automatica, aggiorna le motorizzazioni e gli allestimenti, almeno fino al 1998, quando dal listino si comincia a salutare sempre più parti della gamma. È il preludio a un addio, perché nel cassetto dei progetti c'è già la sua sostituta, la controversa Lybra. La luce si spegne nel 1999, quando dagli stabilimenti di Chivasso e di Rivalta, si interrompe la produzione di una macchina che in dieci anni è stata venduta in 500.
000 esemplari circa. Un vero successo a metà che, se paragonato ai tempi odierni, farebbe felice la Lancia ma all'epoca lasciò interdetti i vertici. Cala il sipario così su una ciambella col buco, ma poco gustosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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