Lei è pensata e immaginata per la sua epoca, dove tutto sembra possibile. È così che nasce la visionaria ammiraglia dalle dimensioni di un'utilitaria. Eppure, le prime avvisaglie non sono buone, il primo assaggio di Autobianchi Y10 fa trasparire una certa tiepidezza nei suoi confronti. Oltraggio assoluto, si potrebbe parlare di lesa maestà. Le reazioni in quel 1985, anno di debutto, sono quasi di rigetto. D'altronde ti guardi intorno, osservi le altre utilitarie che ci sono in giro e nessuno le assomiglia, nemmeno lontanamente. Tutte quante sono goffe, spartane, non brillano certamente per stile. Inconcepibile che possano lanciare una moda, che diventino un oggetto di tendenza, sono solamente delle oneste mestieranti. La Y10, invece, vuole stupire. Devi guardarla e pensare "questa viene dal futuro", oppure dire "lei ha qualcosa di diverso, la voglio". In fondo il suo design è inconfondibile, ha il cofano motore spiovente, il parabrezza inclinato con un solo tergicristallo, le maniglie incassate, la mitica coda tronca in nero lucido. Ci vuole un po' a capirla, poi, una volta metabolizzata ed entrata nell'occhio degli automobilisti, nella loro mente si innesca un meccanismo inverso che avvita quello dell'amore. Con la complicità dello strumento più forte dell'epoca: la pubblicità.
Protagonista al cinema
Nel 1986 arriva nei cinema una commedia corale dal titolo "Yuppies" ideata dal regista del momento, Carlo Vanzina, già salito agli onori per "Sapore di Mare" e "Vacanze di Natale". Con le sue storie gli italiani fantasticano sulla bella vita, aspirano a vacanze in posti esclusivi in luoghi da sogno, e - perché no - agognano delle avventure amorose. Si distraggono e bramano, nel loro intimo, di assomigliare un po' a quei personaggi di successo. Vanzina decide di supportare la Y10 affidandola ai suoi Yuppies, che sono: Ezio Greggio, Jerry Calà, Christian De Sica e Massimo Boldi. Willy, il personaggio di Greggio, è quello più esuberante e sopra le righe. Lavora in autosalone e per i suoi spostamenti si muove in "Turbo", con il telefono a bordo e avvolto in un mare di Alcantara. La sua Y10 non è un modello "targato Cartagine", anzi, merita la vetrina di un concessionario esclusivo accanto alla Ferrari Testarossa. Ovviamente la pellicola sbanca il botteghino e in tanti, dopo quella visione, ne vogliono portare una a casa, magari in versione Turbo come quella del Signor Willy.
Un claim che fa storia
Come si conquista il grande pubblico degli anni '80? Vanno bene le copertine delle riviste, le pubblicità sui giornali, la proiezione al cinema ma niente ha l'appeal della televisione. Gli italiani sembrano essere prigionieri di un incantesimo che li ha incatenati davanti al tubo catodico, la tivù suscita un fascino morboso, arcano e da quando esiste un'alternativa alla Rai le ore passate davanti allo schermo si moltiplicano. Le famiglie la sera si riuniscono come in un rito pagano davanti a questo freddo elettrodomestico, che con un semplice clic del telecomando scatena la sua magia, proiettando musiche e colori che accendondo la fantasia. La tv commerciale è un traino da prendere al volo per l'Autobianchi Y10, perché su Canale 5, Rete 4 e Italia 1, il palinsesto viene intervallato da un bombardamento costante di pubblicità che restano fisse nella memoria della gente. Per la strada si canticchiano motivetti e canzoni, i jingle pubblicitari spopolano e diventano pane quotidiano. Dunque, per l'utilitaria di lusso si pensa a qualcosa di mai visto prima d'ora, un assalto in piena regola all'intimità degli italiani, filtrando attraverso il loro più grande amico del momento: lo schermo della televisione.
La campagna di marketing della Y10 fa scuola, viene studiato un claim che si conficca nel cuore degli spettatori: "L'auto che piace alla gente che piace". "Come sarebbe a dire? Se ho una Y10 faccio colpo sugli altri?", questo è il quesito del momento, che diventa un tormentone come un successo del Festivalbar. Ad accompagnare il claim sfilano alcune delle personalità più in voga dell'Italia rampante degli anni '80, da personaggi dello spettacolo a sportivi di grido. "Chi si nasconde dietro alla Y10? Ah ma è Ruud Gullit", solo per fare un esempio. Quindi abbiamo il pallone d'oro del Milan, poi Stefano Tacconi, portiere della Juventus, il presentatore Gerry Scotti e la collega Maria Teresa Ruta, il regista Gianni Boncompagni (erano i tempi di “Non è la Rai”), l’attrice Eleonora Brigliadori e gli attori Michele Placido, Giuliano Gemma e Sergio Castellitto. Ciliegine finali, alcune delle donne più amate del momento: Carol Alt ed Heater Parisi. La Y10 è veramente l'auto che piace alla gente che piace.
La personalità dell'Autobianchi Y10
A guidare il Gruppo Fiat c'è da qualche tempo l'illuminato Vittorio Ghidella ed è lui che pensa di rivoluzionare il segmento delle utilitarie con un oggetto sfizioso e di grido. Per lo stile dell'Autobianchi Y10, che va a sostituire la celebre A112, vengono contattate la Pininfarina e anche Giugiaro, però, alla fine prevale il progetto interno all'azienda. La sua linea l'abbiamo già presentata, ma non abbiamo detto che la piccola Autobianchi, guadagna l'attenzione anche per il coefficiente di penetrazione aerodinamico di 0,31, qualcosa di stupefacente. Pensare che sotto al vestito di alta sartoria si nasconde il telaio della Fiat Panda. Inizialmente, la gamma è composta dalla Fire, con il motore 999 cc da 45 cv, dalla Touring, con il 1.049 da 55 cv e la Turbo, che sfoggia il turbocompressore e l’intercooler per una potenza di 85 cv. I dispositivi di cui dispone fanno invidia a macchine di segmento superiore, perché la Y10 può avere i vetri elettrici e gli interni dal saporte aristocratico, anche in Alcantara, come sulla Lancia Thema. Poi, se si vuole osare di più, si può arricchire l'abitacolo con un quadro strumenti Solid State, tutto computerizzato con piccoli bottoni a Led. Una chicca da supercar per l’epoca e optional dal valore che supera 1 milione e duecentomila lire.
Nel 1986 arriva la 4WD, a trazione integrale, poi si susseguono le serie speciali e le firme prestigiose come quelle della moda, e non solo: Fila, Missoni e Martini. Nel 1989 arriva la seconda serie, mentre la terza è quella del 1992, con lo spostamento della produzione dallo storico stabilimento di Desio ad Arese, fabbrica dell'Alfa Romeo per antonomasia.
La spina si stacca nel 1995, il mondo è cambiato e lei nel frattempo ha perso appeal, è diventata meno sofisticata e soprattutto la concorrenza ha galoppato forte per raggiungerla, imitandola in molti aspetti. In Italia, Francia e Germania fu sempre venduta con il marchio Autobianchi. In altri mercati, con quello Lancia. Per tutti resta l'auto che piace alla gente che piace.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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