Il papà della nuova Alfa Romeo Milano è spagnolo e si chiama Alejandro Mesonero-Romanos. Una carriera tra Francia, Germania e Spagna. Una sfilza di creazioni, le ultime con Seat/Cupra (suoi i modelli Cupra Tavascan e Formentor, la quarta generazione di Seat Leon, la quinta generazione di Ibiza e il restyling di Arona) gli hanno aperto le porte di Arese. Obiettivo? Guidare il processo di modernizzazione ed elettrificazione del Biscione con i suoi 110 anni di storia.
Partiamo proprio da qui: cos’è per lei Alfa Romeo?
“Una macchina dal carattere forte. Ogni Alfa Romeo che vedo ti deve colpire, ti deve parlare, ti deve far venire voglia di toccarla per confermare con le tue mani quello che gli occhi stanno vedendo. Le Alfa Romeo per me sono macchine vive, non c’è nulla di razionale”.
Cosa ha significato per lei disegnare quest’auto?
“Alfa Romeo è un marchio che può creare bellezza per tutti, da una macchina compatta di 4 metri e 20 e da 30mila euro a una come la 33 Stradale da 2milioni di euro e molto esclusiva. L'emozione che mettiamo per fare una macchina o l'altra direi molto onestamente che è la stessa”.
Stessa difficoltà?
“Forse è più difficile fare una macchina più compatta che deve piacere a molte più persone. L'emozione è forte e lo sforzo creativo è stato molto soprattutto in questa prima macchina della nuova generazione a cui seguiranno la Stelvio tra qualche mese e poi la Giulia”.
Dove ha trovato l'ispirazione?
“La cosa più importante era fare una macchina che fosse fedele all’aspetto sportivo, ma anche elegante. Non volevamo prendere elementi fuori contesto perché quello sarebbe stato un errore. La domanda che ci siamo fatti era: come facciamo a creare un’Alfa Romeo con un buon livello di sportività, che sembra agile e snella e che abbia qualche elemento effettivamente caratterizzante, come per esempio la coda tronca, e che unisca il bisogno di un’ottima dinamica alla bellezza?”.
Punto fermo sulla tradizione ma anche un nuovo futuro.
“Sì, prendiamo un altro elemento della storia di Alfa: lo scudetto. Un elemento importantissimo che deve però evolvere perché la funzione dello scudetto oggi non è più la stessa, quindi evolversi per adattarsi alla funzionalità delle macchine che arrivano”.
Hai incontrato qualche difficoltà nel progettarla?
“Sì, senza dubbio anche perché oggi disegnare macchine sta diventando sempre più difficile per gli aspetti legislativi, per le regolamentazioni, per le omologazioni, per i vincoli finanziari e tecnici. E quindi diventa un po' come la Formula 1 dove ogni anno si ha una regolamentazione più dura e ogni anno le auto vanno un po’ più veloci. Questa per me è la vera sfida, il vero stimolo”.
Guardi Alfa Romeo Milano, che voto si dà?
“(Ride…, nda). Non lo so, noi designer siamo sempre molto critici. Chiaro, sono i nostri disegni ma vogliamo fare sempre meglio e deve essere così perché se fossi troppo soddisfatto del mio lavoro, vorrebbe dire che ho perso l’amore e la passione. Io sono onestamente molto contento del risultato finale. Credo che la macchina piacerà agli alfisti e a una generazione di guidatori che cerca il legame con la storia, ma che cerca anche una macchina moderna, funzionale e sicura”.
La concorrenza è spietata.
“E noi dobbiamo iscrivere Alfa Romeo nel mondo della modernità e della qualità, i concorrenti sono molto forti ma noi siamo qui per rendere omaggio al marchio”.
Per un designer, l'elettrificazione è più un aiuto a pensare diversamente o più un ostacolo?
“Quando disegno una macchina non penso mai se è elettrica o non è elettrica. Qui per prima cosa ho pensato a fare una Alfa Romeo che piacesse. Non ho voglia di vedere una macchina elettrica che sembra una macchina elettrica. No, io voglio vedere una Alfa Romeo.
Dieci anni fa quando non si parlava ancora tanto dell’elettrico, si immaginava un'architettura completamente diversa della vettura elettrica ma i vincoli ci sono anche oggi. Prima di tutto perché devi mettere un pacco batterie sotto il sedile e bisogna bilanciare l'altezza della macchina con la dinamica".
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