Benzina, automotive e consumi: ecco la posta in palio

Ci mancava solo la tegola del rincaro dei carburanti a flagellare un settore martoriato che prova in tutte le maniere a risollevare la china. Per questo mai come adesso la politica deve fare la sua parte

Benzina, automotive e consumi: ecco la posta in palio

Dal 16% al 20% del Pil italiano. Basterebbero questi due numeri per certificare l'importanza di tutti i comparti che compongono l'automotive. Un settore strategico che genera direttamente un fatturato di circa 52 miliardi di euro. Cifra che raddoppia se si includono le attività indirette. Infatti, solo l'export della componentistica vale 11,84 miliardi di euro. Dopo la crisi degli ultimi due anni - dove pandemia, crisi di microchip e di materie prime hanno dominato inconstrastate - la guerra in Ucraina, la crisi energetica e l'inflazione a doppia cifra, ci mancava solo la tegola del rincaro dei carburanti a flagellare un settore martoriato che prova in tutte le maniere a risollevare la china.

Per questo mai come adesso la politica deve fare la sua parte. I tavoli ministeriali sull'automotive convocati dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso sono sicuramente un segnale positivo. Così come le affermazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni sullo stop alla vendita di benzina e diesel dal 2035 in Europa ("Irragionevole e profondamente lesivo per il nostro sistema produttivo") denotano quantomeno che vi sia un'attenzione sul tema. Ma va anche tenuto bene a mente che l'aumento dei prezzi dei carburanti non è un problema che attiene solo al consenso e alle tasche degli italiani, ma impatta anche sull'economia (Pmi e eccellenze industriali italiane nella filiera automotive su tutte).

Basti pensare che l'88% dei prodotti alimentari che arrivano sugli scaffali di negozi e supermercati viaggiano su strada. "Ora che i carburanti sono tornati a prezzi più contenuti, le poche risorse che abbiamo vanno usate per interventi più mirati. Lo sconto sulle accise è molto costoso. Ora è tempo di investire sulla crescita", ha affermato il ministro Lollobrigida. I petrolieri dicono che la speculazione c'entra poco e che è colpa delle accise, le associazioni dei consumatori sostengono invece che vadano fatti maggiori controlli. L'esecutivo - per ora - ha scelto di puntare il dito contro gli sciacalli delle pompe. Scelte politiche, per carità. Il tempo si incaricherà di giudicarle miopi o lungimiranti. D'altronde il governo è in carica da nemmeno tre mesi e si è trovato a varare una manovra economica in pochissimi giorni nel mezzo di una congiuntura economica gravata dai prezzi delle bollette alle stelle. Ieri c'è stato un Cdm proprio sul tema, a dimostrazione che il problema è sicuramente sul tavolo. E oggi la Meloni ha motivato così la sua scelta: "Per tagliare le accise non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità, la platea delle famiglie per calmierare le bollette domestiche, per i crediti delle pmi: tutte queste misure sarebbero state cancellate per prevedere il taglio della accise".

Ma sia chiara una cosa: buona parte della crescita del nostro Paese

- non solo quella occupazionale ma anche industriale e dell'intero settore produttivo - passa dall'automotive. Ed è lì che occorre una visione a lungo raggio e a lungo termine per non rischiare di perdere un altro treno.

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