Un'utilitaria rivoluzionaria, per certi versi anticonformista - come vuole la tradizione automobilistica francese - e assolutamente divisiva. Per lei non ci sono giudizi di mezzo, o la ami o la odi. Trent'anni fa, era il 1993, iniziava la commercializzazione della Renault Twingo. Una macchina che è stata in grado di entrare nel grande libro della storia delle quattro ruote grazie a doti impensabili: una su tutte la sua spaziosità. In appena 3,43 metri di lunghezza si poteva stare comodi come su un'ammiraglia. L'ergonomia portata alla sua massima espressione, con un divanetto posteriore in grado di spostarsi avanti e indietro come fosse un sedile anteriore. Quanti altri modelli del suo segmento potevano vantare soluzioni del genere? Nessuno. In più, la sua linea scherzosa e dai tratti vagamenti umani l'hanno resa iconica. Prendere o lasciare. Anche Shakira l'ha citata in una delle sue ultime canzoni (in modo non lusinghiero) per usarla nell'invettiva contro il suo ex compagno, testimoniando una popolarità trasversale.
Una monovolume ridotta
Il mondo alle porte del 1993 era molto diverso da quello attuale, di riflesso anche il settore automotive veniva influenzato da correnti differenti da quelle che sono in voga di questi tempi. Prima di tutto la Régie aveva ancora in palinsesto un mito, ormai fuori tempo massimo per motivi di sicurezza e inquinamento, come la R4, ma soprattutto aveva lanciato a livello mondiale un concetto innovativo di veicolo: il monovolume. Capostipite di quest'ultima "razza" fu l'Espace del 1984, un modello caratterizzato da una spaziosità longitudinale e verticale dell'abitacolo fuori dal comune. Da Parigi al mondo intero, la moda dei monovolume ebbe grande risalto soprattutto negli anni Novanta. La Twingo, destinata a sostituire la leggendaria R4, attinse anche dalla Espace alcune caratteristiche fondamentali che l'hanno resa un'utilitaria comoda e spaziosa, con la quale affrontare lunghi viaggi (con valigie al seguito) non sarebbe più stato un problema. Praticamente una monovolume in miniatura.
Un design divisivo
Proporre una sorta di ovetto su quattro ruote con due grandi occhioni ai quali mancano soltanto delle lunghe ciglie, era sembrato un azzardo per qualcuno, ma alla fine il mercato ha premiato la soluzione intrapresa dagli uomini di Renault. L'idea dei francesi era quella di rendere le strade più colorate tramite la colonizzazione delle città con delle sgargianti Twingo, per le quali veniva proposta in listino una miriade di tinte diverse per la carrozzeria. L'unica vernice esclusa: il bianco. Troppo banale e poco frizzante per una macchina che vuole emanare simpatia al primo impatto.
Certo, il suo abitacolo non brillava per modernità e completezza, anzi, era piuttosto minimale per non dire spartano. In fondo, la Twingo era un'auto semplice, pragmatica e funzionale. Una tuttofare senza troppi fronzoli, infatti mancavano dotazioni - oggi essenziali - come: la chiusura centralizzata, i vetri elettrici, il volante regolabile, l'intermittenza del tergicristallo e l'orologio. Tuttavia, si poteva rendere più preziosa con alcuni vezzi come l’autoradio, i fendinebbia, il tetto apribile e il condizionatore. Ovviamente in listino erano presenti anche i cerchi in lega per rendere la sua immagine su strada più solida e strutturata.
La Renault Twingo lascia la sua impronta
La Renault Twingo viene presentata al Salone di Parigi del 1992, suscitando grande curiosità e delle sensazioni miste. Alla fine della rassegna arrivano, comunque, 2400 ordini indirizzati alla Régie. Se qualcuno prima avesse avuto dei dubbi, questo fatto rasserena gli animi. Il nome deriva dalla contrazione delle parole twist, swing e tango, tre balli che vorrebbero dimostrare il carattere dinamico di questa vettura sbarazzina, pronta a ogni sfida. La modernità espressa con il suo design si sposa con un retaggio del passato, infatti il motore del debutto arriva direttamente dagli anni Sessanta: un 1.2 a benzina dalla distribuzione ad aste e bilancieri in grado di erogare una potenza massima di 54 CV, ma contraddistinto da grande solidità e robustezza. Soltanto nel 1997 sarebbe arrivato un secondo motore, stavolta con distribuzione monoalbero in testa a due valvole per cilindro e potenza massima di 60 CV.
Nel corso degli anni vengono proposte una lunga sequenza di edizioni particolari: Kenzo, Spring, Summer (versione con tetto in tela apribile), United Colors of Benetton, Elite, Velvet e ICE. Un vero restyling giunge nel 1998, quando gli indicatori di direzione passano da essere arancioni a bianchi. L'anno successivo debutta, invece, la "Initiale Paris" l'allestimento più ricco di sempre. Nel 2001 in listino compare un nuovo motore 1.1 con distribuzione bialbero e testata a 4 valvole per cilindro con una potenza massima di 75 CV. Sul finale di carriera, e solo per l'Italia, viene lanciato l'allestimento "Diabolika" in onore delle serate danzanti tanto in voga quel periodo. Nel 2007 dopo una lunghissima era e 2,4 milioni esemplari venduti, si chiude la storia europea della Twingo originale, una vettura rivoluzionaria ed estremamente popolare da essere iscritta direttamente nel vocabolario.
Le successive generazioni non hanno ereditato molto dall'antenata, perdendo la sua originalità e versatilità. Passeggiando per le strade di Parigi, Bordeaux e Lione ancora adesso si scorgono tantissime Twingo prima maniera, che continuano a colorare il paesaggio delle grandi città francesi senza smarrire la propria simpatia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.