Ci sono imprese sportive all'apparenza impossibili che si sublimano in affermazioni insperate. Ci sono vittorie epiche che sono destinate a finire negli annali, per essere venerate nei secoli. Si dice che vincere sia umano, ma che perseverare sia diabolico. Dietro alla grande epopea di Lancia nei rally, con plurimi titoli mondiali, agli acuti dell'Alfa Romeo nel DTM e nei vari campionati turismo internazionali, c'è anche - e soprattutto - la figura di Sergio Limone. L'ingegnere di Torino, classe '48, non ha i lineamenti mefistofelici, non possiede una coda arcuata e dei piedi caprini, eppure è una delle figure magiche che ha permesso agli storici marchi italiani di affermarsi con costanza sul primo gradino del podio, con successi di cui si parla ancora tra la gente comune, come facevano gli antichi rimembrando le gesta degli achei alle porte di Troia.
I primi passi
Limone nasce a Torino nel 1948 e nella città della Mole si laurea nel 1972 in ingegneria meccanica al Politecnico, con una tesi su una vettura Formula Monza. Fresco di alloro in testa, viene contattato dall'Abarth, da poco all'interno della galassia Fiat, per affidargli un progetto in particolare: sviluppare i motori destinati al Gruppo 2, al 4 e al 5. Questo almeno fino al 1975, quando dai piani alti lo trasferiscono al reparto telai per dare il suo apporto al team diretto dall'ingegner Mario Colucci, incentrato al perfezionamento della struttura della Fiat 131. La placida vettura da famiglia, dopo l'abbandono forzoso ai rally da parte della Lancia Stratos, ottiene i galloni di rappresentante del colosso torinese nel mondiale. La Fiat 131 Abarth guadagna tre titoli consecutivi (1978-1980), diventando una delle macchine più vincenti di questa specialità. Dietro a queste soddisfazioni c'è la mano anche di Sergio. Intanto nel 1978, Colucci abbandona Mirafiori per incomprensioni con Aurelio Lampredi, e Limone viene promosso responsabile della progettazione e sperimentazione veicoli. Un cambio di pagina, che serve a scrivere dei capitoli di una bellezza epocale.
La Lancia fa tremare il mondo
Bisogna preparare in fretta e in furia una vettura che sia competitiva per il campionato del mondo rally. Stavolta tocca alla Lancia rientrare a cimentarsi nelle prove speciali in giro per il mondo, affrontando neve, ghiaccio, sabbia e fango. Limone sa che l'auto per la causa è praticamente già pronta infatti, partendo dalla base della Beta Montecarlo che ha vinto nel mondiale sportprototipi Gruppo 5, nasce la 037. L'auto è di una bellezza straordinaria, disegnata da Pininfarina, è una supercar prestata ai rally. Tolto l'abito da corsa potrebbe esbirsi tranquillamente in una sfilata d'eleganza a Montecarlo. Peccato che lei preferisca sfrecciare con il cronometro e vincere nel Principato. L'avventura parte nel 1980, passa dall'omologazione del 1981 e arriva al 1982 che è una sorta di preambolo della prima vera stagione, il 1983. La Lancia, rigorosamente a trazione posteriore, deve sbrigarsela con l'Audi Quattro che esibisce una performante trazione integrale. L'auto progettata da Limone, però, ha diverse armi a suo favore. A dispetto delle malelingue è robusta e leggera, adotta anteriormente e posteriormente dei telai in traliccio tubolare, mentre il suo motore si affida a un volumetrico che, a differenza del turbo, non soffre di ritardi nell'erogazione. Sull'asfalto è imperdibile e ha la forza di essere facile da sistemare all'assistenza, dove si guadagnano minuti preziosi. Grazie alle abilità di tutto il team Lancia-Abarth, il 1983 viene ricordato per un confronto epico con Audi, vinto dagli italiani in un remake di Davide contro Golia.
Il mondiale rally si evolve verso il Gruppo B, dove Lancia deve misurarsi contro l'Audi Sport Quattro, la Peugeot 205 T16, la Ford RS200. La sua arma segreta si chiama Delta S4. Limone è di nuovo al timone del team e crea una macchina folle, ma estremamente rapida e scattante. Ha la trazione integrale e abbina il volumetrico al turbo. L'italiana ha un'accelerazione spettacolare, da 0-100 km/h in appena 2,5 secondi. Praticamente si comporta come una Formula 1, con la differenza che i suoi piloti devono misurarsi con anguste strade di montagna. Purtroppo la FIA chiude anzitempo questa categoria, dopo l'incidente accorso in Corsica proprio all'equipaggio lancista formato da Henri Toivonen e Sergio Cresto, nel quale i due giovani perdono la vita. Quando si passa alle Gruppo A, la Lancia ha già in serbo la sua Delta Integrale, perfezionata da Limone e dai suoi uomini. La "Regina" vincerà sei titoli costruttori consecutivi tra il 1986 e il 1992. Nessuna come lei.
Limone ripete la magia con l'Alfa Romeo
Quando improvvisamente la Squadra Corse Lancia chiude i battenti nel 1991, Sergio Limone porta in blocco il suo team all'Alfa Corse, per ripetere la magia dei rally in pista. La nuova frontiera adesso si chiama turismo e, in particolar modo, DTM (Deutsche Tourenwagen Masters). La vetrina tedesca è la più prestigiosa per trainare le vendite di una berlina sportiva, perché ha una cassa di risonanza mondiale. Il motivo è che, rispetto alle altre competizioni, questa serie permette di applicare massicce modifiche alle vetture. Così, sotto alla carrozzeria dell'Alfa Romeo 155, viene trapiantata la meccanica della Lancia Delta Integrale, mentre il motore è il mitico V6 Busso prodotto ad Arese. L'italiana, in quello straordinario 1993, sbaraglia la concorrenza e annichilisce la Mercedes 190 AMG, vincendo sia la classifica piloti con Nicola Larini, sia quella costruttori. Limone e l'Alfa restano in questa categoria fino al 1996, vincendo 38 gare su 89 anche se l'unico titolo resta quello del debutto. Lo stesso ingegnere spiega perché non ci fu un bis: "Nel 1994 la vettura era ancora molto competitiva, tanto che si aggiudicò più gare di ogni altra rivale. Penso perdemmo il titolo probabilmente perché non si vollero dare ordini di scuderia. Analogo discorso nel 1996".
Nel 1997 il DTM venne sospeso per costi eccessivi, osteggiato dalla FIA che aveva paura di una popolarità che stava superando quella della F1. Quando il Biscione tornerà in pista nell'ETCC e nel WTCC con l'Alfa 156, nei primi anni 2000, l'ingegner Limone si conferma uno dei volti principali dietro allo sviluppo delle versioni da corsa delle berline milanesi.
Oggi, quelle scorribande sono un ricordo, ma ciò che resta è il contributo di un uomo geniale al servizio della macchina da guerra italiana, che ha fatto tremare il mondo intero nei rally e in pista. Il 75enne Limone può guardarsi indietro con orgoglio, ma siamo sicuri che un uomo come lui sia proiettato verso il futuro, relegando il passato a un dolce ricordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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