Storia della Renault 4 di Pomigliano d'Arco

La prima joint venture di un costruttore italiano con uno straniero lega Alfa Romeo e Renault, con quest'ultima che produrrà su licenza in Italia la Dauphine e la R4

Storia della Renault 4 di Pomigliano d'Arco
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Per raccontare questa vicenda bisogna riavvolgere il nastro del tempo e tornare alla fine degli anni Cinquanta, quando l'Alfa Romeo faceva ancora parte dell'IRI, mentre Renault non si era ancora affacciata sul mercato nostrano, a causa degli imponenti dazi operati sulle importazioni da parte del Governo. Quindi, da una parte abbiamo un costruttore di prestigio come Alfa, avulso dalla produzione delle utilitarie ma interessato a carpire gli ultimi lampi del boom economico, dall'altra abbiamo un competitor straniero come Renault, che ha una voglia matta di penetrare nel mercato italiano, così attento alle macchine di piccola cilindrata. Nel 1959, quindi, nasce la prima joint venture della storia riguardante un grande soggetto dell'industria tricolore delle quattro ruote con un marchio estero: Alfa Romeo e Renault si stringono la mano e iniziano un percorso insieme con reciproca soddisfazione.

La Dauphine arriva al Portello

Il primo passo tocca al Biscione che ospita nello stabilimento del Portello, a Milano, una vettura di fascia medio-bassa che in Francia ha già esordito nel 1956: si chiama Dauphine. La piccola vettura transalpina ha uno schema classico e convenzionale, per la sua epoca, con motore e trazione collocate al posteriore, un po' come succedeva con le coeve Fiat 500 e 600. In quel mitico periodo storico l'Italia è una implacabile locomotiva che viaggia a velocità mai registrate, con la popolazione che inizia ad avere qualche spicciolo da parte e, cavalcando l'onda dell'entusiasmo, si affaccia all'acquisto dell'automobile, un mezzo che diventa simbolo di libertà e di successo personale. La Dauphine, presto affiancata dalla Ondine, si farà apprezzare dal pubblico italiano per i suoi 31 CV e per quell'aspetto insolito, tremendamente differente dal già delineato stile italiano. Le vetture prodotte nella fabbrica dell'Alfa Romeo si distinguono dall'originale per una targhetta sopra al parafango anteriore, dove viene incisa la scritta "Alfa Romeo-Dauphine".

Dauphine

La Renault 4 sbarca nelle fabbriche Alfa

La Régie ha un asso nella manica da giocare, perché Pierre Dreyfus presidente di Reanult ha da poco lanciato in orbita la sua "auto in jeans", un'utiltaria a tutto tondo. Nata seguendo un diktat preciso, la Renault 4 doveva essere economica, affidabile, comoda, resistente a qualunque tipo di clima e di strada, dalla manutenzione minima, adatta alle signore, e ottima tanto per il carico merci quanto per il tempo libero. Seguendo questa ardita ricetta, il piatto diventa irresistibile. La francesina tutto fare piace e convince, specialmente per quel portellone posteriore che è una vera manna dal cielo. La versatilità e la praticità toccano dei livelli impressionati, tanto che la Fiat è avvisata: per il mercato italiano adesso c'è anche lei.

La nuova Renault 4 arriva negli stabilmenti dell'Alfa Romeo nel 1962. Una porzione di macchine viene assemblata nel mitico sito del Portello, mentre un'altra trova rifugio a Pomigliano d'Arco, nelle ex fabbriche dell'aeronautica di proprietà del Biscione. Per agevolare la costruzione di questa utilitaria transalpina, viene costituita una società ad hoc: la Sviluppo Automobilistico Meridionale SpA, con sede a Napoli. Successivamente il complesso industriale partenopeo diverrà la casa dell'AlfaSud, il modello più venduto nella storia del costruttore di origine milanese.

Un successo stoppato sul più bello

Il successo non tarda ad arrivare, perché grazie all'alleanza con l'Alfa, Renault diventa la terza forza del mercato italiano del 1962. Questa ascesa improvvisa non piace a tutti, specialmente alla Fiat che trema di fronte all'avanzata di un modello rivoluzionario, in grado di mettere il bastone tra le ruote alla sua batteria di utilitarie. Dunque, in soccorso dell'industria italiana delle quattro ruote arriva lo Stato, che innesca una nuova serie di imposte pesanti sui veicoli che rientrano in una certa frangia di dimensioni. Ovviamente, la Renault 4 si colloca pienamente in questa cerchia di modelli e così la scure si abbatte sulla sua testa. Di fronte a questo nefasto e improvviso scenario, la Casa francese decide di rifiutare di assumersi gli oneri della maggiore tassazione e manda a rotoli la joint venture con Alfa Romeo.

Renault 4

Dunque, nel 1968 la SAM viene sciolta e dalle sue ceneri sorgerà successivamente la Renault Italia. Intanto, quelle piccole e coraggiose R4 prodotte sotto l'ala del Biscione restano delle deliziose chimere, qualche decina di migliaia di esemplari (circa 41.809 unità in due anni) quasi indistinguibili da quelli originali, se non per la forma dei gruppi ottici anteriori e posteriori, che avevano foggia e dimensioni simili a quelli della Fiat 500 Giardiniera.

Alla fine dei conti, per l'Alfa Romeo la joint venture con Renault è stata più proficua rispetto a quella dei primi anni Ottanta con Nissan e che porterà alla nascita dell'Arna, per tutti la più sfortunata tra le mitiche macchine di Arese. Decisamente un'altra storia.

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