Cinque anni esatti dopo la sua scomparsa, l'eredità manageriale di Sergio Marchionne si è rivelata più preziosa e luccicante che mai. La notizia riguardante lo storico amministratore delegato della Fiat che giunse da Zurigo il 25 luglio 2018 fece in pochissimo tempo il giro di quel mondo che, durante la sua esistenza, gli aveva tributato tanti successi professionali e di immagine. Il suo fil rouge della spinta all'internalizzazione dell'industria automobilistica partì da molto lontano.
Da Chieti a Torino, passando per il Canada
Nato a Chieti il 17 giugno 1952, il figlio di un maresciallo dei carabinieri e di una giovane istriana emigrò con la famiglia in Canada, precisamente in Ontario. Qua Marchionne ottenne la laurea in filosofia presso l'Università di Toronto, seguita da una laurea in legge alla Osgoode Hall Law School of York University e quindi un Master in Business Administration presso la University of Windsor. Esercitò la professione di procuratore legale ed entrò nel 1983 in Deloitte Touche come avvocato commercialista ed esperto nell'area fiscale: fu il primo passo di una carriera che nel 2000 lo portò in Svizzera alla carica di ad del Lonza Group, molto attivo nel settore dei prodotti per le industrie farmaceutica e sanitaria.
Il successo ottenuto nel risanamento di Sgs - che fra i suoi clienti aveva proprio Fiat - lo mise sotto i riflettori: per il colosso elvetico nei servizi di ispezione, verifica e certificazione divenne amministratore delegato nel 2002. I risultati ottenuti qua lo portarono all'attenzione del Lingotto, in quel periodo alle prese con la crisi aggravata dalla morte di Gianni Agnelli. Il suo ingresso nel cda dal 2003, su designazione di Umberto Agnelli, precedette la nomina come ad del gruppo torinese il 1° giugno 2004. Al suo fianco, il presidente Luca Cordero di Montezemolo e il vicepresidente John Elkann.
La visione di una Fiat oltre in confini
Emerse fin da subito la sua impronta "decisionista", con una serie di cambi ai vertici del gruppo che, soprattutto con il durissimo braccio di ferro con General Motors, portò a sciogliere l'accordo raggiunto nel 2000 da Paolo Fresco, obbligando gli americani a versare 2 miliardi di dollari affinché da Torino non venisse esercitato l'obbligo di acquisto di Fiat Auto. Nel 2007 venne presentata a Torino la nuova Fiat 500, rivelatasi il simbolo di rinascita dell'azienda e del made in Italy nel mondo. Due anni più tardi, la svolta epocale: ecco, infatti, il primo annuncio di un accordo preliminare e non vincolante per l'acquisizione del 35% della Chrysler, allora sotto procedura fallimentare. Il quinquennio successivo vide la quota di Fiat in Chrysler salire sempre più fino alla completa fusione.
Così nel 2014 nacque il gruppo industriale FCA. L'operazione manageriale che portò la firma di Sergio Marchionne - a cui si deve la rinascita del marchio Jeep - è forse una delle più grandi a livello globale. Nell'ottobre dello stesso anno il manager assunse la carica di presidente Ferrari per poi venire nominato ad del Cavallino rampante nel giugno 2016. È lui che decise di scorporare completamente Ferrari da FCA e di quotare il titolo su Borsa Italiana. Il 1° giugno 2018 è il giorno dell'ultima decisione del manager italo-canadese, che a Balocco presentò il Piano industriale Fiat Chrysler 2018-2022 in cui annuncio l'azzeramento debito pubblico entro giugno e il consolidamento nel settore auto facendo volare le azioni. Venticinque giorni dopo fu invece il momento dell'ultima apparizione in pubblico: a Roma, presenziando alla consegna di una Jeep Wrangler all'Arma dei Carabinieri e pronunciando un discorso sui dazi degli Stati Uniti di Donald Trump.
La malattia di Sergio Marchionne
A fine luglio dello stesso anno – una volta rese note le sue gravi condizioni cliniche - Marchionne venne definitivamente sostituito nel ruolo di amministratore delegato di FCA da Michael Manley e di Ferrari da Louis Carey Camilleri. Morì all'età di 66 anni per un arresto cardiaco dovuto a un sarcoma (un tumore maligno) dopo tre giorni di coma irreversibile. Il progetto di Stellantis, nato del 2021 con la fusione di Groupe PSA (Citroen, Open e Peugeot), si è rivelata la più importante eredità di Sergio Marchionne, il quale stava già pensando seriamente a questa un'unione tra i due colossi dell'automotive. Un cosmopolita visionario che, nel nostro Paese, non è stato compreso da tutti.
A tal proposito, una volta disse: "Investiamo 20 miliardi di euro e prendiamo anche gli schiaffi. E invece stiamo cercando di trasformare una rete produttiva che oggi non può reggere, perché non è facile mantenere qui una fabbrica". Alla fine, aveva ragione lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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