Marchionne, cinque anni dopo. Cosa rimane di un visionario

Un racconto che è un viaggio. Parte da Torino e arriva fino a Detroit: seguendo le tracce di una rivoluzione

Marchionne, cinque anni dopo. Cosa rimane di un visionario
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Quello che resta quando tutto passa. Da quando il tempo scorre più veloce, la barba si tinge di bianco e qualcuno parte per un viaggio senza ritorno, la ricerca di quello che conta per davvero sta diventando una fissazione. Eravamo ragazzi all'alba di ieri, di ritorno da una discoteca di periferia, e stasera ci ritroviamo a fissare il telefono aspettando che lampeggi una notifica di nostra figlia che scopre la vita. Cosa resta, alla fine di tutto? Me lo chiedo ogni volta che i nostri occhi s'incrociano attraverso questa copertina morbida in bianco e nero, il suo sguardo intrigante e fiero, una costante sfida allo status quo. Cosa resta di quella rivoluzione d'inizio millennio che ha salvato Fiat, portato il figlio del carabiniere Concezio alla Casa Bianca, una Ferrari rossa sull'asfalto di Wall Street? Di quella ossessione di diventare il numero uno al mondo che ha portato un italo-canadese a sfidare i vertici di General Motors? Cosa resta di giornate di lavoro da diciotto ore senza mollare mai, di un manipolo di combattenti pronti a tutto per il proprio capo, di un isolamento crescente in un sistema riluttante al cambiamento, di euforia e frustrazione, di un jet privato usato come un vagone letto attraverso fusi orari e continenti?

Mi domando quali siano i risultati destinati a durare, una volta che la cronaca cede il passo alla storia, di un uomo così convinto dell'importanza del segno che doveva lasciare, da consumare il proprio fisico trascurando le avvisaglie che gli arrivavano, per finire troppo presto il suo viaggio nella terapia intensiva di un asettico ospedale svizzero. Cosa resta cinque anni dopo la scomparsa del manager rivoluzionario che ha riportato in vita il Lingotto e poi Chrysler e con essi una buona fetta dell'industria dell'auto italiana e a stelle e strisce , che ha trasformato Ferrari in un'icona che genera miliardi di profitti, che ha scardinato il sistema delle relazioni industriali italiane? Provo a darmi delle risposte in queste pagine, prologo a una nuova edizione della biografia in cui racconto la storia di Sergio Marchionne attraverso i miei occhi da cronista che, per un decennio, ha seguito in ogni parte del globo il manager italo-canadese per Bloomberg News, nel periodo in cui il numero uno di Fiat ha conquistato Chrysler, trasformato Ferrari in una società indipendente, tentato l'assalto a General Motors, con l'obiettivo di creare il maggior gruppo automobilistico al mondo, prima di scomparire nel nulla per settimane, fino alla notizia della sua scomparsa, il 25 luglio 2018.

Il ruvido SM è una figura che non lascia mai indifferente l'interlocutore, o lo si detesta o lo si ama alla follia. Non ci sono mezze misure. È il momento di cercare la sua legacy come la chiamerebbero i compagni del liceo di Toronto, che ricordano il loro amico dalle qualità fuori dal comune, rimasto per sempre legato al gruppetto di emigranti della Little Italy canadese , cosa ha lasciato nella famiglia più importante del capitalismo italiano, in John Elkann, che insieme a Sergio è cresciuto come uomo e come manager, passando dal ruolo di timido erede di una casata in declino a leader di un gruppo globale diversificato. Per avere risposte devo mettermi in marcia, tornare nei luoghi dove questa storia si è dipanata, andare a trovare i protagonisti a cui sarò legato per sempre da quell'unione speciale che solo chi ha combattuto assieme prova, un attaccamento da compagni di trincea, da reduci di un ciclone che ha cambiato le nostre vite. Marchionne ha influenzato il mio modo di guardare le cose, mi ha aiutato a cercare punti d'osservazione non convenzionali, a non accettare dogmi, a mettermi costantemente in discussione, a tentare di realizzare i sogni più grandi partendo dalle piccole scelte che ci troviamo a fare ogni giorno, a essere imprevedibile, ad aprirmi al diverso e al nuovo senza paura.

Quella di SM è stata una lunga battaglia vissuta sempre in prima linea, non solo un'avventura manageriale; ha lasciato sul campo le sue vittime: manager che non hanno retto i suoi ritmi, famiglie

sacrificate, scontri politici e giudiziari. Marchionne, una figura ingombrante, un nome che è stato sbrigativamente eliminato dal dibattito politico, economico e culturale del Paese, una parentesi rivoluzionaria chiusa e archiviata.

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