Il colosso cinese Dongfeng sarebbe sempre più vicino a insediarsi con una fabbrica in Italia. Le missioni a Pechino, prima del ministro Adolfo Urso, che ha parlato personalmente con i vertici di Dongfeng, e poi del premier Giorgia Meloni, che ha incontrato, tra gli altri, il presidente Xi Jinping, comincerebbero a dare a loro frutti. Il tema, insieme al piano incentivi per i prossimi tre anni, sarà sicuramente al centro del «Tavolo Automotive», in programma oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy. In proposito, il ministro Urso precisa che «per impegni industriali di questo tipo non si decide né in un giorno né in un mese: è un processo produttivo che richiede i suoi tempi. Il ministero è in campo, come dimostrano le riunioni in agenda, anche in questa settimana di agosto». «Tavolo Automotive» di oggi a parte, un appuntamento importante sarà quello di metà settembre a Torino, per il Salone dell’auto organizzato da Andrea Levy. Nell’occasione, secondo indiscrezioni, sarebbe già stato fissato un incontro tra la dirigenza di Dongfeng e le istituzioni. Il gruppo, tra l’altro, esporrà alcuni suoi modelli soprattutto endotermici, visto il momento no dell’auto elettrica.
Sta di fatto che il colosso cinese, per insediarsi, sarebbe alla ricerca di un’area che un tempo ospitava linee produttive. Il polo industriale di Mirafiori, in proposito, visti i tanti capannoni dismessi e non più utilizzati da Stellantis, farebbe al caso giusto. Voci, in proposito, parlano di una disponibilità del gruppo Dongfeng a parlarne. Ma, allo stato attuale, sembrerebbe la classica mission impossible. Al di là delle ripetute dichiarazioni dell’ad di Stellantis, Carlos Tavares, contro il possibile sbarco in Italia di un concorrente da Pechino, a Mirafiori potrebbe arrivare la produzione di un modello elettrico di Leapmotor, il partner cinese di cui Stellantis detiene il 20% pagato 1,5 miliardi. Sempre gli emissari di Dongfeng avrebbero chiesto informazioni sull’ex sito Bugatti di Campogalliano, nel Modenese. Anche il concorrente Chery, che pure
ha avviato colloqui con il ministro Urso, mesi fa aveva inviato alcuni emissari a Termini Imerese, alle porte di Palermo, impianto che Fiat aveva chiuso alla fine del 2011. In quel caso, la bocciatura era derivata dalle lacune logistiche e infrastrutturali dell’area. Tornando a Dongfeng, questo colosso collabora da tempo con Dr Automobiles, la Casa automobilistica italiana fondata nel 2006 da Massimo Di Risio.
Insieme a Dongfeng, Di Risio lavora anche con Chery, Jac e Baic, dalle quali riceve veicoli che poi assembla a Macchia d’Isernia, in Molise. Proprio nei giorni scorsi, intanto, Di Risio - che ha pure incontrato il ministro Urso - ha ufficializzato il via a un nuovo grande polo, sempre a Macchia d’Isernia. Il piano è di realizzare (e non unicamente assemblare) auto. Si parla di una produzione iniziale intorno a 50mila unità grazie anche agli incentivi pubblici in base al Pnrr. A questo punto, diciamo noi, Dongfeng potrebbe anche valutare questa opzione visti i rapporti con l’imprenditore Di Risio. I paletti che Urso ha posto a chi intende investire nella Penisola riguardano soprattutto il coinvolgimento della componentistica italiana nelle nuove produzioni. Sul piatto, inoltre, ci sarebbe anche anche una partecipazione pubblica di minoranza.