"Collaboreremo con le autorità, in cui riponiamo piena fiducia, certi che emergerà la nostra assoluta buona fede", si legge nel comunicato diramato da Balocco dopo la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Alessandra Balocco, amministratore delegato dell'azienda dolciaria. Il caso del pandoro "Pink Christmas" ha travolto anche la società piemontese, da sempre uno dei cardini dell'industria alimentare Made in Italy con centinaia di dipendenti. Alessandra Balocco come Chiara Ferragni: la svolta è arrivata a seguito del rapporto fornito dalla Guardia di finanza dopo l'acquisizione e l'analisi dei carteggi tra le società coinvolte nella commercializzazione del "pandoro solidale".
L'operazione è stata svolta in modo fosco, con alcuni tratti che non sono stati esplicitati in modo chiaro come il versamento benefico effettuato mesi prima della vendita dei pandori da parte di Balocco e la completa estraneità di Ferragni in quel passaggio. L'influencer, infatti, di tasca sua non ha versato un euro, nell'ambito di quell'operazione, all'ospedale Regina Margherita di Torino in supporto ai bambini oncologici. Si è limitata a chiedere che nel contratto venisse inserito l'obbligo di versamento da parte di Balocco, intascando poi un milione di euro per pubblicizzare il pandoro col suo brand, venduto a un prezzo maggiorato (da circa 3 a circa 9 euro). "Balocco e Chiara Ferragni sostengono...", si legge nel cartiglio allegato al pandoro. Formula che indotto i consumatori a credere che le vendite dei prodotti fossero legate al versamento, insieme alla nota stampa in cui questo veniva esplicitamente comunicato.
"Siamo fortemente dispiaciuti che l'iniziativa sia stata fraintesa da molti", scrive ancora Balocco nel suo comunicato e anche in questo caso si notano similitudini con il comunicato di Ferragni, il primo diramato subito dopo la notizia della sanzione comminata dall'Antitrust a metà a dicembre. "Fraintendimento" che, però, la procura vale un'accusa di truffa aggravata da minorata difesa. Balocco difende il suo buon nome nella nota presentata alla stampa, fa valere quel "credito reputazionale" conquistato in quasi 100 anni dalla famiglia "abituata a 'far parlare' i propri prodotti; la sobrietà fa parte dello stile della famiglia, incline al lavoro ma riservata, poco esposta a livello mediatico".
Il caos mediatico che l'ha travolta ha "turbato" l'azienda, che rassicura (prima i dipendenti e poi i consumatori), che continuerà a impegnarsi "a creare prodotti di qualità da offrire ai consumatori in Italia e nel mondo, anche per tutelare chi è legato all'azienda, a partire dalle famiglie di chi
lavora con noi". E proseguirà, sostiene, anche nel suo impegno benefico, "come già facciamo da tempo, mettendo con ancor più forza i nostri valori al centro di tutti i nostri progetti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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