Oltre un'azienda italia su tre rischia la chiusura entro il 2023: la fotografia di Anpit

Finora le aziende hanno cercato di internalizzare l'aumento dei costi ma il rischio è quello di un'ecatombe entro la fine del prossimo anno

Oltre un'azienda italia su tre rischia la chiusura entro il 2023: la fotografia di Anpit

Non c'è tregua per l'economia italiana, messa in ginocchio dalla pandemia di Covid nel 2020 e ora azzoppata dalla crisi energetica. Quando sembrava che i motori produttivi del Paese stessero ripartendo dopo le chiusure dovute al coronavirus, la guerra in Ucraina ha dato nuovi problemi alle imprese italiane. Sono in particolare le Pmi a subire le conseguenze peggiori. Questa è la fotografia scattata da Anpit, Azienda Italia, l'Associazione datoriale per l’Industria e il Terziario, che in collaborazione con il proprio centro studi Articolo 46 ha analizzato l’emergenza energetica attraverso un’analisi di scenario e un’indagine sul costo dell’energia nel terziario.

L'indagine è stata effettuata tramite un questionario fatto compilare dalle aziende associate per rilevare quale sia stato il reale impatto della crisi energetica e del rincaro delle materie prime sui costi di produzione e, quindi, sul ciclo produttivo. L'indagine si è concentrata prevalentemente sui settori del commercio, del turismo e pubblici esercizi, sui servizi e sul terziario avanzato. Il risultato è stato piuttosto prevedibile, soprattutto in relazione a quelle che sono le attività maggiormente penalizzate dal rincaro delle bollette: commercio 100% (negozi, botteghe, grande distribuzione organizzata); turismo e pubblici esercizi 100% (strutture alberghiere, ristoranti e affini); servizi 92%, con il 100% per i
trasporti e logistica e minor impatto per le imprese che svolgono servizi presso terzi, come le pulizie; terziario avanzato 88%: questo è il segmento che ha subito un minore impatto, soprattutto per la presenza di imprese che svolgono
servizi presso terzi e fanno un uso diffuso del lavoro agile.

L'impegno delle aziende per contrastare il caro energetico è enorme e non sempre sostenibile a lungo periodo. Infatti, l'85% delle realtà intervistate da Anpit hanno dichiarato di aver internalizzato i sovracosti per non aumentare i prezzi e di aver preferito mantenere i livelli occupazionali. Questo ha comportato una inevitabile contrazione degli utili, che è stata preferita dalle aziende, almeno nel breve periodo. Infatti, questa è una situazione destinata a non essere sostenibile, come confermato dal 91% delle aziende intervistate, secondo le quali il perdurare di queste condizioni nel primo semestre del nuovo anno potrebbe produrre una contrazione del personale del 15% e un ulteriore aumento dei prezzi al dettaglio del 16%. E c'è un dato ancora più forte che rende l'idea di quanto sta accadendo: il 35% delle aziende intervistate dichiara che se non ci saranno cambiamenti rischia la chiusura entro la fine dell'anno.

"Accogliamo positivamente l’impegno del Governo di intervenire con 30 miliardi circa per fronteggiare l’emergenza energetica. Alle condizioni attuali sono risorse sufficienti per la fine del 2022 e il primo trimestre del 2023, ma - a condizioni generali invariate – già ad aprile serviranno ulteriori 35/30 miliardi di euro", ha dichiarato il presidente nazionale di Anpit, Federico Iadicicco. Il presidente ha sottolineato come, dal suo punto di vista, "una manovra a debito potrebbe risultare il male minore per scongiurare ipotetiche chiusure delle imprese italiane scenario che, riducendo il Pil ed il gettito fiscale, potrebbe avere conseguenze ben più nefaste sui conti pubblici".

In base a questa affermazione, Iadicicco ha messo in evidenza come sia stato lungimirante "da parte del Governo porsi il tema strategico dell’autonomia energetica nazionale e quindi riattivare le estrazioni di gas sul territorio italiano.

In aggiunta serve però un impegno europeo per fermare immediatamente il conflitto russo-ucraino, portare la Pace e la stabilità nelle relazioni internazionali, precondizioni per una crescita armonica dell’economia mondiale".

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